Giornali Vari, 14 luglio 2008
Anno V - Duecentoventottesima settimanaDal 7 al 14 luglio 2008Usa In America è saltata in aria IndyMac (attivi per 32 miliardi), banca specializzata in mutui: da un paio di settimane era assediata dai clienti che, avvertiti delle difficoltà, volevano indietro i loro soldi
Anno V - Duecentoventottesima settimana
Dal 7 al 14 luglio 2008
Usa In America è saltata in aria IndyMac (attivi per 32 miliardi), banca specializzata in mutui: da un paio di settimane era assediata dai clienti che, avvertiti delle difficoltà, volevano indietro i loro soldi. Polverizzati in poche ore un miliardo e trecento milioni di dollari, l’istituto ha chiuso i battenti ed è passato sotto il controllo del Federal Deposit Insurance: il pubblico sarà rimborsato fino a un massimo di centomila dollari e perderà tutto il resto. Per dimensioni, è il terzo fallimento della storia americana, il più importante degli ultimi 24 anni, da quando cioè chiuse la Continental Illinois (1984).
Altri Sono sull’orlo della bancarotta anche Freddie Mac e Fanny Mae, due banche semipubbliche specializzate nel comprare mutui dalle altre banche (in modo da garantire liquidità al sistema) e nel rivenderli poi impacchettati in obbligazioni con la tripla A, vale a dire teoricamente sicurissime, e quindi a basso tasso di interesse. Il tasso di interesse basso ha come conseguenza che gli investitori in questo tipo di titoli comprano molto, in modo da avere margini consistenti almeno in termini assoluti. Quindi, se Freddie e Fanny tirano le cuoia il disastro rischia di essere epocale. Sono esposte infatti per 5.200 miliardi di dollari, una cifra superiore a quella di tutti i Buoni del Tesoro americani (4.500 miliardi di dollari). Un’apertura catastrofica dei due titoli a Wall Street la mattina dell’11 luglio (-50 per cento in pochi secondi, trasformato in un -40% a fine seduta) ha terremotato le Borse di tutto il mondo. In Europa sono andati in fumo 180 miliardi di capitalizzazione. Freddie e Fanny hanno perso dall’inizio dell’anno circa l’80 per cento del loro valore. Notizie pessime anche per Lehman Brothers, di cui si aspetta la crocifissione a ore, e per Merril Lynch, il cui nuovo buco di bilancio (6 miliardi) deve solo essere ufficializzato. Bernanke, il capo della Fed (il Mario Draghi americano, per intenderci) ha chiesto al Congresso i pieni poteri: la possibilità cioè di intervenire su chiunque e con qualunque mezzo per fermare la valanga.
Berlusconi Riassumiamo le faccende giudiziarie di Berlusconi. Imputato a Milano in un processo per corruzione dei giudici che potrebbe vederlo condannato a sei anni in primo grado, Berlusconi ha pensato di introdurre un emendamento nel decreto sicurezza che sospende per un anno tutti i processi in cui sono previste pene inferiori ai dieci anni. C’è stata una levata di scudi, giustificata soprattutto sul piano tecnico: la sospensione di un processo va notificata a tutte le parti, col sistema dei messi che ti portano un foglietto a casa. Trattandosi di circa 300 mila cause e di un mondo ancora antidiluviano dal punto di vista delle tecnologie, ne sarebbero stati paralizzati forse non solo i palazzi di giustizia, ma l’intero Paese. In ogni caso, la levata di scudi ha trovato il suo culmine in una manifestazione organizzata da quelli della rivista Micromega (i più antiberlusconiani tra gli antiberlusconiani) con l’appoggio entusiasta dell’Italia dei Valori, il partito di Di Pietro. Veltroni s’è guardato bene dal partecipare e il Pd s’è detto sostanzialmente d’accordo, a parte qualche prodiano inquieto come Parisi che s’è fatto vedere in piazza ma senza prendere la parola. Ha preso la parola, invece, Beppe Grillo, che ha tenuto il suo comizio per telefono e ha attaccato con un «Italianiii» che avrebbe voluto alludere alla retorica mussoliniana e ha preannunciato invece solo un imbarazzante flop politico. A Grillo è parso troppo semplice attaccare Berlusconi e se l’è presa con Napolitano: «Quando a Chiaiano c’erano le cariche della polizia lui era a Capri che festeggiava con due inquisiti, Bassolino e la moglie di Mastella». La piazza ha applaudito, ma gli organizzatori hanno cominciato a sudar freddo. Napolitano non c’entrava niente, gli attacchi al Quirinale non servivano, non erano previsti e sarebbero stati di sicuro controproducenti. Ma il bello doveva ancora venire. salita sul palco Sabina Guzzanti e s’è scagliata contro la Carfagna e contro il papa. Contro la Carfagna (rivolgendosi a Berlusconi): «Tu non puoi mettere alle Pari Opportunità una che sta lì perché ti ha succhiato l’uccello! Non la puoi mettere da nessuna parte ma in particolare non la puoi mettere alle Pari Opportunità perché è uno sfregio!». Contro il Papa: «Tra vent’anni il Papa sarà all’inferno tormentato da due diavoli frocioni attivissimi e non passivissimi!». Mentre la piazza (quattromila persone) ribolliva d’entusiasmo, gli organizzatori sono invece rimasti senza parole: la manifestazione rischiava di costare carissima agli estremisti dell’antiberlusconismo (e alla Guzzanti, subito querelata dalla Carfagna) e, benché Di Pietro l’abbia poi difesa nei giorni successivi arrivando ad invocare ”mille piazze”, il divorzio da Veltroni e dal Pd ha l’aria d’essere a questo punto definitivo. Berlusconi intanto ha potuto far passare alla Camera un disegno di legge - detto lodo Alfano - che tiene immuni da qualunque iniziativa giudiziaria le prime quattro cariche dello Stato. L’emendamento al decreto sicurezza è stato a questo punto depotenziato, mentre dalla sinistra s’è ricominciato a parlare della necessità del dialogo, di fare le riforme, eccetera eccetera.
Sanità La Guardia di Finanza ha messo in carcere Ottaviano Del Turco, che fu già vicesegretario (in quota socialisti) della Cgil, e che adesso fa il presidente della Regione (è di Collelongo in provincia dell’Aquila). L’accusa è di aver sottratto denaro alla Sanità pubblica per cinque milioni e ottocentomila euro, insieme ad altre 35 persone, la maggior parte delle quali sono finite dentro o ai domiciliari. Tra queste, personaggi di spicco della politica abruzzese: l’assessore alla Sanità Bernardo Mazzotta, il segretario generale della presidenza Lamberto Quarta, l’assessore Antonio Boschetti, l’ex assessore Vito Domenici (l’inchiesta va avanti da due anni) e l’ex presidente della finanziaria regionale Giancarlo Masciarelli, che, secondo l’accusa, sarebbe la mente che ha scovato il sistema per trasformare le cartolarizzazioni dei crediti delle Asl in mazzette da girare ai politici. Scriviamo in base alle primissime notizie e ricordiamo che tutti sono innocenti fino a prova contraria.
Funari Sabato 12 luglio è morto Gianfranco Funari, 76 anni, una figlia con cui non andava d’accordo, quattro mogli (se non ho perso il conto), fumatore accanito fino all’ultimo istante, al punto che ha chiesto di essere sepolto con le sigarette e il telecomando. Nel 2005 gli avevano messo cinque bypass, poi avevano scoperto che andava riaperto di nuovo e lui s’era rifiutato. Alla fine aveva una sola Bentley e abitava all’Hotel Nazionale di Roma, proprio di fronte a Montecitorio. Ma gli ultimi cinque mesi li ha passati al San Raffaele di Milano, dove se n’è andato intorno alle nove di mattina, un’ora ottima per dare il tempo agli adorati giornali di scrivere tutto quello che c’era da scrivere. Figlio di un tipografo e di una maestra che non aveva insegnato per non aver aderito al fascismo, Funari aveva fatto il venditore di acque minerali, il croupier e l’attore di cabaret. All’inizio degli anni Ottanta, con Aboccaaperta, l’esplosione con la tv-trash, dove si mettevano una contro l’altra le opinioni più diverse. Televisione di parolacce e di provocazioni corporali, televisione dialettale e greve, pure televisione, alla fine, di informazione assoluta: se il politico non si spiegava, Gianfranco lo pigliava per il bavero della giacca e lo stordiva di «aho!». A un certo punto lo buttarono fuori dal sistema, sia questi che quelli. Un tentativo di recupero da parte di Raiuno, l’anno scorso, ebbe un esito penoso, e non per colpa sua. Fino all’ultimo, ha continuato a malinconicamente sghignazzare e, a richiesta, a sfilarsi la dentiera.