varie, 24 luglio 2008
STEFANELLI
STEFANELLI Adriano Tuglie (Lecce) 29 agosto 1948. Artigiano. Delle calzature • «Da bambino Adriano Stefanelli aveva un sogno: fare le scarpe al papa. Nel senso letterale del termine, cioè confezionare le calzature per il Santo Padre[...] può dire di aver coronato il suo sogno. lui, infatti, il calzolaio del Vaticano, incoronato perfino dal mensile americano Esquire, bibbia in fatto di tendenze nella moda e nella cultura [...] i pomeriggi trascorsi nella bottega di papà Antonio, quando, alla fine delle lezioni a scuola, fatti i compiti, il quattordicenne Adriano andava a seguire il lavoro del padre: ”Avrei preferito giocare a pallone, ma ero il primo di tre fratelli e toccava a me tramandare la tradizione di famiglia”. L’idea di riprendere quell’arte che il padre gli aveva insegnato arrivò nel 2001. ”Stavo seguendo la Via Crucis che papa Giovanni Paolo II recitava al Colosseo. La malattia l’aveva già colpito e sul suo volto si leggevano i segni della sofferenza”, racconta. ”Sua Santità ebbe un cedimento, si sentì male e io mi chiesi che cosa avrei potuto fare per alleviare in qualche modo la sua sofferenza. La risposta fu naturale: un paio di scarpe”. Già, ma quale numero? ”Per chi fa il mio mestiere, basta osservare e fare qualche calcolo: il pontefice doveva portare il 44”. Si mise all’opera e qualche mese più tardi ecco confezionato un paio di mocassini lisci, senza cuciture, del tipico colore rosso cardinalizio. A quel punto, però, bisognava farle arrivare in Vaticano. ”Mi aiutò la polizia di Novara, che inviò la mia richiesta a Roma. Dopo soli due giorni la segreteria vaticana rispose: Adriano Stefanelli avrebbe consegnato personalmente le sue scarpe il 29 settembre 2004. ”Wojtyla ricordava che in gioventù non aveva mai avuto scarpe ”belle’. Ripeteva sempre che era dovuto diventare papa prima di riuscire ad avere calzature nuove”. Dopo quel primo paio, da Novara arrivarono altri mocassini, ”in tutto tre paia, più un quarto simbolico che donai anche al patriarca della Chiesa ortodossa, Alessio II, per simboleggiare l’unione delle due chiese”. Sulle pareti del suo laboratorio, Adriano Stefanelli ha incorniciato le lettere di ringraziamento arrivate sia dal Vaticano sia dalla Chiesa ortodossa. E non solo: ”Qualche tempo dopo la morte di papa Wojtyla, fui contattato dal suo segretario Stanislao Dziwisz: mi chiese la disponibilità a realizzare anche le scarpe di Benedetto XVI”. Joseph Alois Ratzinger porta il numero 42 [...] dopo il pontefice, a ricevere i suoi preziosi doni sono stati [...] Lech Walesa, Luca Cordero di Montezemolo e Silvio Berlusconi. [...]» (Francesco Gironi, ”Gente” 13/12/2007).