Corriere della Sera 24 luglio 2008, Gaia Piccardi, 24 luglio 2008
Dagli Agnelli a un podio nel pentathlon «I miei Giochi senza raccomandazioni» Corriere della Sera 24 luglio 2008 Il bersaglio non fa sconti, 20 colpi per un punteggio massimo di 200 punti: se parti male, è già tutta salita
Dagli Agnelli a un podio nel pentathlon «I miei Giochi senza raccomandazioni» Corriere della Sera 24 luglio 2008 Il bersaglio non fa sconti, 20 colpi per un punteggio massimo di 200 punti: se parti male, è già tutta salita. Una stoccata contro ogni avversaria fa un totale di 35 assalti, e dietro la maschera il cognome non conta. Poi, nell’ordine delle cinque fatiche del pentathlon, disciplina olimpica dal 708 a.C. (ma aperto alle donne, nella sua versione moderna, solo a Sydney 2000), tocca a nuoto, equitazione e corsa, e portarsi in piscina (200 stile), in sella (12 ostacoli) e in pista (3000 metri) l’albero genealogico più ingombrante d’Italia ha più l’aria di una zavorra mentale che di un asso nella manica. «Non ci avevo pensato, ma forse è proprio così: ho scelto lo sport perché è l’unico mestiere in cui non mi possono dare della raccomandata. Nel pentathlon parlano i risultati, non le parentele». Sara Bertoli è un’aspirante campionessa olimpica (bronzo europeo a Riga 2007, dove ha conquistato il pass per Pechino) nata bene e cresciuta meglio, capelli lavati in casa e pochi capricci, una laurea in Scienze motorie allo Iusm («Che mi servirà poco perché io da grande voglio fare l’istruttrice di cavalli»), un fidanzato carino ma senza pedigree (l’ex pentathleta Enrico Dell’Amore), un’educazione così ben impartita da scavarle solo una ruga, sottile al centro della nobile fronte lasciata libera dai capelli biondi raccolti, quando il discorso inevitabilmente va a parare lì, sul fratello della mamma di sua madre, quel parente affascinante, colto e curioso che la faceva ridere durante i Natali trascorsi a Torino, «s’informava, scherzava, chiedeva a noi nipoti, parlava con competenza di tutto con quella sua voce inconfondibile e quell’aura così speciale, poi ci portava nella sua sala cinema e noi rimanevamo lì a bocca aperta, incantati davanti allo schermo gigante». Inimitabile, zio Gianni. Gianni Agnelli. Si racconta volentieri, Sara che si scusa subito per il ritardo («Mi hanno spostato l’allenamento e sulla Salaria c’era un casino... »), parla con trasporto della passione per i cavalli ereditata da nonna Maria Sole («Cavallara scatenata!»), sorella di Gianni e Umberto, che nella tenuta da 400 ettari di Torrimpietra alleva purosangue chiamandoli con i nomi delle opere liriche, Traviata, Oro del Reno e Electra, la preferita di Sara, «io e le mie sorelle, Evelina e Alice, abbiamo imparato con lei, ora fa la fattrice e ha appena partorito due puledrini: Herodiade e lo Staffiere del re». Naturalmente. Cavalcare le è venuto facile («I cavalli li frequento da quando ero bambina, ho imparato che a comandare è l’animale perché è più forte di te, però io non ho paura, ho molta esperienza, a Pechino ce li assegneranno per sorteggio e saprò cavare fuori il meglio anche da un ronzino»), tirare con la pistola è il suo tallone d’Achille («Sono molto altalenante: problemi di concentrazione e attenzione»), nella corsa e nella scherma se la cava, con il nuoto cominciò malissimo: «Avevo 3 anni, caddi in piscina e rischiai di annegare. Me lo ricordo come fosse ieri: era la sera della semifinale dell’Italia al Mundial ’82. Rimasi una settimana in rianimazione ». Quando uscì dall’ospedale, con l’impeto con cui difese Sara dall’esclusione da Atene 2004 («Dissero che fu la polemica a tagliarmi fuori, ma in realtà il c.t. dell’epoca si comportò male, illudendomi e non essendo mai chiaro»), mamma Argenta, figlia di Maria Sole Agnelli e del conte Campello («Il nome dell’auto Fiat degli anni 80 è un omaggio a lei»), prese in mano la situazione: «Mi iscrisse a un corso di nuoto». Nutrendo, senza ancora saperlo, l’anima da pentathleta dell’azzurra che pensa già a Londra 2012: «Equitazione però. Per il pentathlon, a 33 anni, sarò vecchiotta ». A Pechino la signorina Effe si batterà contro le atlete militari dell’Est e del Nord Europa, gli argenti di Carlo Massullo (Seul ’88) e gli ori di Daniele Masala (Los Angeles ’84), così inattesi e così lontani, avrebbero bisogno di una spolveratina, Sara ci crede («Anche se mi hanno detto che l’Olimpiade è una gara a sé, spero che non mi tremino le gambe »), poche sussurrano ai cavalli come lei e nessuna avrà, dentro e fuori il futuristico stadio da 37 mila posti («Di solito gareggiamo davanti a un migliaio di spettatori! »), una tifoseria così qualificata. In Cina andranno mamma e papà Gian Antonio, docente di Otorinolaringoiatria alla Sapienza, i cugini John e Lapo sono sportivi «ma al pentathlon preferiscono il calcio e la Juve, e nonna, la mia amata nonna Maria Sole resterà a casa, a lei sono legatissima, come prima nipote sono stata molto coccolata, si sveglierà presto per guardarmi alla tv e, poi, commenterà la gara come al solito. Va bene tirare, cavalcare e nuotare, mi dice sempre, ma quando ti vedo correre soffro per te: hai il viso così deformato dallo sforzo!». Accanto a lei, Miss Bertoli from Roma, Italy, cavalcherà l’intera famiglia. Sara e gli Agnelli. «A proposito, guido una Grande Punto e l’ho comprata con il 13% di sconto», l’agevolazione che spetta al suo grado di parentela con la Fiat. Luciano Moggi aveva il 23%. Raccomandata, a chi? Gaia Piccardi