La Stampa 24 luglio 2008, Guido Ruotolo, 24 luglio 2008
E il clan Piromalli bussò da Dell’Utri. La Stampa 24 luglio 2008 C’è anche il senatore Marcello Dell’Utri nelle carte della procura di Reggio Calabria che hanno portato a una ventina di fermi, e che raccontano gli affari, gli omicidi, la guerra e le nuove alleanze delle più potenti ”ndrine della Piana di Gioia Tauro, le relazioni con la politica e le istituzioni
E il clan Piromalli bussò da Dell’Utri. La Stampa 24 luglio 2008 C’è anche il senatore Marcello Dell’Utri nelle carte della procura di Reggio Calabria che hanno portato a una ventina di fermi, e che raccontano gli affari, gli omicidi, la guerra e le nuove alleanze delle più potenti ”ndrine della Piana di Gioia Tauro, le relazioni con la politica e le istituzioni. Si parla di affari nelle telefonate tra gli uomini della ”ndrangheta e non solo. Del porto di Gioia Tauro, dove la cosca Piromalli, alleandosi con gli Alvaro, si «fa impresa» attraverso l’acquisizione della coperativa portuale «All Services», scippandola alla cosca Molè, storica alleata diventata nemica (i Piromalli uccidono un suo esponente, Rocco Molè). E degli affari Oltreoceano (dall’esportazione di agrumi alla vendita di vaccini di una casa farmaceutica americana in America Latina). Va subito detto che il senatore del Popolo delle libertà non è indagato, anche se tutti gli atti che lo riguardano sono stati trasmessi a Palermo, dove è in corso il processo d’appello che vede lo stesso Dell’Utri imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Convocato come persona informata sui fatti, il senatore non si è presentato per «impegni parlamentari» (la Procura lo riconvocherà). E va detto pure che anche i contatti ravvicinati avuti con l’ex Guardasigilli Mastella o l’allora vicesegretario dell’Udc, Mario Tassone, non hanno prodotto i risultati sperati dalle ”ndrine. il carcere duro, il 41 bis, l’oggetto principale delle relazioni cercate dai rappresentanti dell’ «onorata società» che offrono come contropartita l’appoggio elettorale. sui tentativi di cancellare o ammorbidire il 41 bis al boss «facciazza», Giuseppe Piromalli, che suo figlio, Antonio, e Aldo Miccichè si mobilitano facendo il giro delle sette chiese. Micciché confida all’«erede naturale» di «facciazza» di essersi rivolto «anche alla massoneria, per quanto riguarda eventualmente l’intervento di un giudice molto importante»: «L’altra strada che voglio percorrere, sia pure segretissima, è quella del Vaticano...». Nulla da fare, però, Giuseppe Piromalli rimane al 41 bis. E ovviamente è rimasta anche lettera morta la richiesta inoltrata a Marcello Dell’Utri di garantire l’immunità ad Antonio Piromalli, magari attraverso la nomina a «console onorario». Qualcosa di questa indagine era trapelata alla vigilia delle elezioni politiche anticipate di aprile - ma leggendo le carte si ha la conferma che gli indagati erano già stati informati delle indagini in corso da qualche talpa -, con i contatti tra Marcello Dell’Utri e Aldo Miccichè, ex dc impresentabile della Prima Repubblica riparato in Venezuela, (nel decreto di fermo si ricorda che «ha rilevanti trascorsi penali, tali da valergli un cumulo di pena di anni 25 di reclusione»). E l’allarme per possibili brogli elettorali nelle circoscrizioni all’Estero (America Latina). In quell’occasione, Dell’Utri disse di non conoscere «personalmente» Aldo Miccichè: «Qualche mese fa ebbi dei contatti telefonici con lui perché si occupava di fornitura di petrolio e io ho fatto da tramite con una società russa che ha sede anche in Italia». Sarà, ma dalle carte emerge ben altro: «Marcello Dell’Utri chiama (dicembre 2007, ndr) Aldo Miccichè e questi gli dice che non sa come deve fare per la mamma di Silvio (Berlusconi ndr), cioè fare qualcosa come comunità e come singolo. Poi Aldo gli dice che dall’Abruzzo, dove gli ha mandato una persona, il presidente del Senato gli ha fatto capire che ormai sono vicini alle nuove elezioni e che loro si devono preparare. Di seguito Aldo chiede a Marcello una email di Berlusconi perchè gli deve mandare le cose della gente di là perchè è una cosa molto importante per lui, riferito a Berlusconi. Aldo dice di volere questa email in quanto non può utilizzare la email personale di Berlusconi che lui ha». Micciché e Dell’Utri si soffermano sulle strategie elettorali: «Di seguito Aldo gli dice che per quanto riguarda la faccenda del petrolio gli ha mandato tutto via email. Poi Aldo si raccomanda di chiamare Armando Veneto (ex senatore, ndr) e di dirgli di essersi sentito con lui. Aldo poi gli dice di aver riferito a Veneto del fatto che il partito della Rosa Bianca ha rotto con l’Italia dei Valori e che vuole entrare con loro... Poi Aldo aggiunge che può garantire a lui, (cioè ad Armando Veneto?), un minimo di 40 mila voti nella provincia di Reggio Calabria e il senatore ribadisce " questo è importante". Aldo di seguito dice " quelli che gli possono dare la copertura completa, le cose nostre sono segrete, ricordatelo, sono le persone che tu hai ricevuto ( Lorenzo e Gioacchino Arcidiaco ndr), mi hai capito o no?...». Dell’Utri, dalla lettura delle carte, di sicuro ha avuto almeno due incontri con gli uomini della ”ndrangheta. Con Antonio Piromalli e con Giacchino Arcidiaco, a Milano, il 2 dicembre scorso. In quell’occasione, l’emissario chiese consiglio ad Aldo Miccichè: «In che termini mi devo proporre?». Risponde Miccichè: «La piana... la piana è cosa nostra facci capisciri... il porto di Gioia Tauro lo abbiamo fatto noi... Gli devi dire: ”ho avuto autorizzazione di dire che possiamo garantire Calabria e Sicilia”...». Guido Ruotolo