La Stampa 23 luglio 2008, Maurizio Molinari, 23 luglio 2008
In arrivo il film che distrugge l’Obama-mania. La Stampa 23 luglio 2008 Barack Obama? Si considera una sorta di Messia e la popolarità è frutto di un’eccitazione collettiva dei media: il siluro della destra conservatrice contro il candidato democratico arriverà sul grande schermo il 1 settembre, con il lancio del documentario «Hype - The Obama Effect» (Eccitazione, l’effetto Obama) accompagnato da una valanga di sottoprodotti: dagli spot ai dvd
In arrivo il film che distrugge l’Obama-mania. La Stampa 23 luglio 2008 Barack Obama? Si considera una sorta di Messia e la popolarità è frutto di un’eccitazione collettiva dei media: il siluro della destra conservatrice contro il candidato democratico arriverà sul grande schermo il 1 settembre, con il lancio del documentario «Hype - The Obama Effect» (Eccitazione, l’effetto Obama) accompagnato da una valanga di sottoprodotti: dagli spot ai dvd. Si tratta di un’operazione milionaria confezionata da David Bossie, che deve la sua fama ad essere stato a capo dell’indagine sullo scandalo Whitewater che mise in seria difficoltà Bill e Hillary Clinton negli anni ”90. Bossie ha condiviso con Newt Gingrich, già presidente repubblicano della Camera dei Rappresentanti, la crociata per demolire i Clinton ed ora con l’organizzazione senza fini di lucro «Citizens United» (Cittadini uniti) si propone di fare lo stesso con Barack e Michelle Obama. Gli americani hanno saputo di «Hype» lunedì sera quando, alla fine del Bill O’Reilly Show sulla tv Fox, è stato mandato in onda il primo spot, segnale di inizio di una campagna pubblicitaria che solo nei primi giorni costerà 250 mila dollari. Lo spot mostra Barack ripreso mentre loda se stesso: «Siamo noi il cambiamento che noi cerchiamo». Subito dopo si alternano sul video un raffica di volti, afroamericani e bianchi, che lo demoliscono. Ken Blackwell, Segretario di Stato dell’Ohio, decisivo nel voto del 2004: «E’ solo quando si va in profondità che si vedono i comportamenti più inquietanti». Il commentatore della tv Msnbc Tucker Carlson: «La stampa è innamorata di Obama, è invaghita di lui come avviene per gli adolescenti». Dick Morris, stratega clintoniano della prima ora: «Obama rappresenta l’estrema sinistra del partito democratico, persegue un vasto aumento delle tasse». Il commentatore afroamericano Joe Watkins: «Persegue il potenziamento del governo ma ciò non aiuta la gente nè ha aiutato la mia congregazione». Alla fine torna ancora il volto di Obama che ripete, con enfasi: «Siamo noi coloro che stavamo aspettando». E’ solo un assaggio del documentario che si propone di «raccontare la verità» demolendo l’immagine pubblica di Obama, come riuscì ai veterani del Vietnam della «Swift Boat» nei confronti di John Kerry nel 2004. Il sito Internet della «Citizens United Productions» definisce così la minaccia che incombe sull’America: «Un movimento dilaga nella nazione, l’entusiasmo di giovani e donne avanza, Barack Obama chiede di credere, i suoi fan affermano che è un nuovo Martin Luther King e il John F. Kennedy della nostra generazione». Ovvero, l’Obamamania è un’intossicazione (altro termine per «Hype») collettiva che impedisce agli americani di vedere davvero chi è Barack: un politico spregiudicato, ultraliberal sui valori ma travestito da moderato, ambizioso al punto da dire tutto e il contrario di tutto pur di scalare il potere. E’ una tesi convergente con quella esposta sul Washington Post dal conservatore Charles Krauthammer in un articolo intitolato «L’Audacia della vanità» nel quale si legge: «La sua opera più memorabile è una biografia di se stesso». «Siamo al debutto del film anti-Obama», assicura Jonathan Martin sul sito «The Politico», facendo capire che è l’inizio della fase dura della campagna, mentre sui siti conservatori lo spot dilaga, accompagnato da indiscrezioni sul viaggio in Medio Oriente, come quella relativa a un portavoce che avrebbe definito Barack «presidente» lasciando di stucco più di un reporter. A Washington è già partito il tam tam sulle rivelazioni che «Hype» farà. E’ il sito ad annunciarle: «Andremo oltre l’adulazione dei media, racconteremo storie di cui nessuno parla». Fra queste vi sarebbero testimonianze dirette dei legami ambigui con il sottopotere di Chicago e l’intervista rilasciata da Obama a Nicholas Kristof del New York Times nel 2006 - mai apparsa integralmente - nella quale definì il canto del muezzin «la musica più soave mai ascoltata». Secondo altri invece «Hype» porterà gli americani dentro la scuola indonesiana dove il giovane Barack Hussein Obama sarebbe stato iscritto dai genitori «come musulmano» mentre il 15% degli alunni era cristiano, smentendo così la tesi di Barack di «non essere mai stato» un seguace di Maometto. Maurizio Molinari