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 2008  luglio 23 Mercoledì calendario

Il cattivo è lo scienziato. TuttoScienze 23 luglio 2008 Scienziati brutti e cattivi, soprattutto pericolosi

Il cattivo è lo scienziato. TuttoScienze 23 luglio 2008 Scienziati brutti e cattivi, soprattutto pericolosi. Lo stereotipo dello scienziato pazzo è morto, ora la realtà fa a pezzi le banalizzazioni e si agita tra scenari all’antrace, personaggi all’Ayman al-Zawahari, organizzazioni all’al-Qaeda e distopie come quelle raccontate nel saggio «The Meaning of 21st Century» di James Martin. A raccontarla è uno che la sa lunga e assomiglia a Michael Caine: scherzando, all’appellativo di «distinguished civil servant» sir Richard Mottran contrappone quello di «extinguished», perché si è ritirato dalla presidenza del «Joint intelligence committee» del governo di Sua Maestà. Ma, come l’attore celebre per i ruoli da agente segreto, il suo sguardo da ex supervisore degli 007 e responsabile della sicurezza britannica rivela che gli attentati del 9 settembre 2001 hanno cambiato la storia anche per gli scienziati. Invitato a Barcellona allo Euroscience Open Forum - il meeting europeo che porta gli scienziati sul palco e li fa discutere con il resto del mondo, dai giovani ai politici - è tanto brillante quanto brusco: la scienza «aperta» ha i giorni contati o, più probabilmente, non esiste più. «Penso che si debba essere cauti sulle conoscenze che stiamo disseminando. Ci vogliono nuove regole che bilancino il senso di responsabilità individuale con le restrizioni degli Stati». Già oggi 400 laboratori britannici devono sottostare ai controlli del «Terrorist Act», mentre negli Usa la politica della ricerca ha subito un giro di vite ed è tramontata l’era dei visti facili agli studiosi stranieri e dei fondi a pioggia. Mottram ricorda una storiella macabra ed emblematica, nata nel ”95, dopo l’attacco della setta «Aum Shinrikyo» alla metropolitana di Tokyo: «Perché personaggi tanto sofisticati hanno aderito a un gruppo tanto folle? Ma perché avevano laboratori eccezionali!». C’è sempre un centro di ricerca, più o meno futuribile, dietro il terrorismo della fine del XX secolo e degli inizi del XXI. Il celebre numero 2 di al-Qaeda, al-Zawahari, proviene da una famiglia di cervelloni, tra cui 31 medici, chimici e farmacisti, e la «sezione» malese dell’organizzazione è finita di recente sui giornali per gli studi appassionati sulle armi biologiche (con l’antrace come protagonista). E intanto sono indelebili i sospetti della Cia sulla possibilità che un gruppo di scienziati pakistani presti le proprie competenze per la realizzazione di una bomba atomica «sporca», relativamente rozza ma tremendamente letale. «Dobbiamo accettare il fatto, per quanto sgradevole, che scienziati, medici e ingegneri giocano un ruolo di primo piano nel terrorismo mondiale, non solo islamico», spiega Mottram, aggiungendo che è la loro presenza strategica a dare credibilità alla «Dottrina dell’1%» attribuita al vicepresidente Usa Dick Cheney dal reporter investigativo Ron Suskind: «Se esiste l’1% di possibilità che i pakistani aiutino Osam bin Laden, allora dobbiamo considerarla come una minaccia reale, a cui essere in grado di reagire». Se ai tempi della Guerra Fredda - aggiunge Mottram - «conoscevamo la capacità offensiva del nemico, ma non le sue intenzioni, oggi la situazione è ribaltata: il mistero risiede nelle sue effettive capacità di colpire». Tutto sta, appunto, nel livello di conoscenze che il terrorismo biologico e nucleare è in grado di intercettare, sfruttando le debolezze delle società aperte dell’Occidente. Lo scenario estremo - profetizzato dal professore di Oxford James Martin - prevede la diffusione di un virus manipolato geneticamente, che, oltre a essere mortale, abbia tempi di infezione sufficientemente lunghi per contagiare milioni di individui prima di essere identificato. Ma un’altra sua «visione» è quella di una società in cui il 95% della popolazione sia sorvegliato da sensori ubiqui, legati a una rete di computer intelligenti. E’ una possibile risposta degli scienziati «buoni» ai blitz del terrorismo e (inutile sottolinearlo) altrettanto estrema. Il punto - conclude il terribile sir - è quanto riusciremo a salvare delle libertà civili, a cui siamo affezionati con imperdonabile distrazione. GABRIELE BECCARIA