ItaliaOggi 23 luglio 2008, Franco Bechis, 23 luglio 2008
La vera bomba Tavaroli. ItaliaOggi 23 luglio 2008 Sta per esplodere la vera bomba innescata da Giuliano Tavaroli, l’ex responsabile sicurezza di Pirelli e Telecom Italia ai tempi di Marco Tronchetti Provera
La vera bomba Tavaroli. ItaliaOggi 23 luglio 2008 Sta per esplodere la vera bomba innescata da Giuliano Tavaroli, l’ex responsabile sicurezza di Pirelli e Telecom Italia ai tempi di Marco Tronchetti Provera. Proprio nelle stesse ore in cui la procura di Milano depositava l’avviso di chiusura delle indagini sulle intercettazioni illegali rendendo noto l’elenco integrale delle vittime, molte di loro, talvolta singolarmente, in altri casi organizzate, si sono rivolte ai migliori studi legali d’Italia per avviare cause di risarcimento danni milionarie nei confronti di Telecom e Pirelli, di cui è stata riconosciuta sulla base della legge 231 la responsabilità oggettiva per i reati commessi da Tavaroli & C. Una mossa che preoccupa non poco il gruppo oggi guidato da Franco Bernabè (...) Nel lungo elenco dei tabulati depositati dai magistrati di Milano ci sono infatti professionisti, manager, stilisti, politici, calciatori, arbitri, finanzieri, imprenditori, perfino i massimi vertici dell’Arma dei carabinieri dell’epoca. Per molti di loro si sono raccolte informazioni illegali in banche dati pubbliche (ad esempio quelle patrimoniali), e il diritto a ottenere un risarcimento da Telecom Italia sembra assai più flebile, perché la responsabilità sembra più direttamente legata a Tavaroli e alla complicità con altri funzionari dello Stato infedeli. Assai più fondato il diritto al risarcimento di chi si è visto realmente intercettare o raccogliere i tabulati del proprio traffico telefonico in entrata e in uscita, attraverso un utilizzo illegale delle strutture stesse di Telecom Italia da parte di una struttura interna guidata da uno die suoi massimi dirigenti. E’ questo aspetto dell’inchiesta milanese che oggi crea maggiore preoccupazione negli uffici legali di Telecom, dove non si nasconde che una eventuale class action potrebbe avere a tema la violazione stessa degli obblighi connaturati alla licenza telefonica. Alcune singole cause sono già avviate, e a seconda del loro numero Telecom proverà a spegnere la miccia provando trattative dirette prima di una eventuale costituzione di parte civile dei danneggiati al processo. Poi certo l’attuale management potrà rifarsi sulla proprietà precedente e sullo stesso Tavaroli, ma qui il percorso sembra assai in salita. E’ dunque quella dei risarcimenti la bomba che più preoccupa, anche se hanno creato un putiferio le dichiarazioni rilasciate dallo stesso Tavaroli in una serie di colloqui con Giuseppe D’Avanzo, vicedirettore di Repubblica, che negli ultimi due giorni le ha pubblicate. L’ex capo della security Telecom è sembrato un fiume in piena, pronto a travolgere un po’ tutti e a minacciare soprattutto i Ds, su cui punta diritto con presunte rivelazioni su tangenti pagate all’epoca della scalata di Roberto Colaninno. Sul punto naturalmente sono piovute smentite da tutti i diretti interessati, e preannuncio di cause penali e civili. Ma è un altro aspetto che sorprende nel quadro tracciato da Tavaroli, che di fatto sostiene di avere guidato per Marco Tronchetti Provera i rapporti istituzionali, costruendo una ragnatela di incontri e frequentazioni con quel che veniva da lui descritto come il potere reale che avrebbe potuto intralciare l’avventura imprenditoriale del suo presidente. Le facce di questo potere che Tronchetti avrebbe dovuto temere? Da Gianni Letta, a Luigi Bisignani, da Nicolò Pollari al politologo italo-americano Enzo De Chiara, da Giulio Tremonti al portavoce dell’Opus Dei, Pippo Corigliano. Senza mancare di rispetto ai personaggi citati, che qua e là qualche potere hanno avuto ed esercitato negli anni, più che l’ombra di una nuova P2 (la disegna Repubblica sulle parole di Tavaroli), sembra una barzelletta. Già è difficile credere che un Tronchetti Provera si sia poggiato come è accaduto su un ex sottoufficiale dei carabinieri assai chiaccherone e di cui era nota più di una fanfaronata e qualche mania di grandezza (la sua frase più ripetuta era ”io Tronchetti ce l’ho in pugno”), ma che il padrone di Pirelli e Telecom abbia cercato uno scudo di questo tipo per proteggersi dal vero potere dei De Chiara e dei Corigliano, suvvia... Saranno pure archiviati- come spiega Paolo Cirino Pomicino- i tempi degli Agnelli, dei Romiti e dei Cuccia, ma che davvero dovesse affidarsi impaurito come un pulcino allo scudiero Tavaroli il padrone di mezza Italia e azionista rilevante del maggiore gruppo editoriale, può crederlo solo chi ha interesse ad agitare un po’ le acque per nascondere davvero che si cela lì sotto... Franco Bechis