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 2008  luglio 23 Mercoledì calendario

Il mondo è piccolo per i parassiti. TuttoScienze 23 luglio 2008 Tutto si globalizza, si stanno globalizzando anche i parassiti delle piante, e c’è il rischio concreto che si vada di male in peggio, fino a una crisi alimentare planetaria, se al cronico problema delle perdite causate ai raccolti dagli organismi infestanti si aggiunge la variabile impazzita del riscaldamento mondiale che apre la via a nuove «pesti»

Il mondo è piccolo per i parassiti. TuttoScienze 23 luglio 2008 Tutto si globalizza, si stanno globalizzando anche i parassiti delle piante, e c’è il rischio concreto che si vada di male in peggio, fino a una crisi alimentare planetaria, se al cronico problema delle perdite causate ai raccolti dagli organismi infestanti si aggiunge la variabile impazzita del riscaldamento mondiale che apre la via a nuove «pesti». Il rapporto più completo e autorevole sullo scotto che ogni anno la produzione agricola globale paga ai parassiti è a cura del team tedesco di un certo professor Oerke, di cui sta per essere pubblicato l’ultimo aggiornamento. Dai dati preliminari risulta che le perdite dovute ai parassiti, agli animali e alle piante infestanti ammontano al 15% dei raccolti nei Paesi sviluppati e al 25-30% in quelli in via di sviluppo; la differenza è legata soprattutto alla fase di conservazione degli alimenti, perché le celle refrigerate e le altre infrastrutture necessarie non sono disponibili ovunque nella stessa misura. Congresso internazionale Maria Lodovica Gullino, che presiede l’Associazione mondiale di patologia vegetale, e che dirigerà il congresso mondiale del settore a Torino dal 24 al 29 agosto, fa il punto in questi termini: «Negli ultimi 40 anni il miglioramento genetico del grano, del riso, delle patate, e così via, ha portato a disporre di varietà più produttive ma anche più vulnerabili ai parassiti. Di conseguenza, per avere le stesse rese di una volta bisogna irrorare di più con gli antiparassitari le piante coltivate». Un bel guaio per l’ambiente. La professoressa Gullino precisa che questa evoluzione riguarda i miglioramenti genetici ottenuti con le tradizionali tecniche di incrocio, non gli Ogm creati manipolando direttamente il Dna; ma riguardo a questi ultimi la Gullino non ha preclusioni ideologiche e anche se, per quanto la riguarda, dedica i suoi studi alla ricerca di metodi di lotta ai parassiti «più ecocompatibili, più sostenibili dall’ambiente, più soft», non nega che «gli Ogm che vengono programmati per essere inattaccabili dai parassiti più pericolosi sono interessanti». Giudizio laico. La Gullino vede il maggior pericolo in quelli che definisce «i parassiti emergenti», che si spostano con navi, aerei e veicoli su ruota nel nostro mondo dai confini sempre più penetrabili e anzi in certi casi - come avviene in gran parte dell’Europa - dalle frontiere praticamente scomparse, cosa che rende difficile, anche solo in teoria, imporre filtri e controlli (pochi Paesi come l’Australia e la Nuova Zelanda continuano a difendersi in maniera rigorosissima dalle invasioni, ma si tratta di eccezioni). In certi casi a superare i confini basta il vento: con il suo soffio, ad esempio, si espande ovunque la «ruggine del frumento». Ma sono soprattutto le persone e i mezzi di trasporto meccanici a incaricarsi di portare qua e là piante e semi infetti. Non è solo questione di casualità. Spiega la Gullino: «La produzione di sementi è sempre più concentrata in poche mani. E le imprese, per spendere meno, tendono a produrre i loro semi in Paesi dove i costi sono più bassi. Cioè in Kenya o in Tanzania o in India anziché in California o in Olanda. Ma i Paesi tropicali sono infestati da più parassiti, che poi possono essere esportati in tutto il mondo. Basta che sfugga ai controlli un seme contaminato su un milione ed ecco fatto il guaio». La scienziata fa un esempio: «Qualche anno fa se si andava in Liguria e si chiedeva il pesto in un ristorante, la risposta più probabile era ”non ne abbiamo, perché il basilico è stato colpito da una malattia peggiore dell’Aids che sta uccidendo tutte le piantine”. Era vero. La malattia era stata diffusa da semi provenienti dal Kenya. Per fortuna la peronospora responsabile del problema non è riuscita a insediarsi stabilmente e in due-tre anni l’abbiamo eliminata con una lotta capillare. Ma altri disastri del genere possono sempre succedere». Prodotti contaminati E c’è anche di peggio. La maggior parte dei parassiti rovina le piante, ma non danneggia la salute umana. Ci sono, invece, micotossine (prodotte da funghi) che fanno malissimo anche all’uomo e agli animali. Esistono aflatossine cancerogene; ci sono tossine che ledono il sistema nervoso e altre il fegato. Qualcuno sostiene che le micotossine siano così pericolose da rendere sconsigliabile l’agricoltura detta «biologica», perché il rischio generato dagli inquinanti chimici usati per eliminare i funghi sarebbe minore di quello legato ai funghi medesimi. Ma la Gullino non è di questo parere: «Non è mai stato dimostrato che i prodotti dell’agricoltura biologica siano più contaminati. Caso mai, segnalo che i succhi di frutta di poco prezzo possono essere contaminati da una micotossina detta patulina, cosa che non succede con i prodotti di marca». Dalla globalizzazione dei parassiti possiamo difenderci anche con strumenti semplici, come scegliere bene i prodotti al supermarket. LUIGI GRASSIA