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 2008  luglio 23 Mercoledì calendario

ELISABETTA PAGANI


Sulle spalle hanno venti, anche trent’anni di servizio. In busta paga sempre mille euro tonde, i più fortunati milledue. Uno stipendio all’osso, rosicchiato per oltre la metà dal mutuo o dall’affitto. E allora, per coprire le spese, i «nuovi poveri» accumulano straordinari e si inventano un doppio lavoro, mandando in frantumi la famiglia e rinunciando ai figli.
E’ questa la fotografia del poliziotto italiano che emerge dal Rapporto sulle condizioni socio-economiche delle forze dell’ordine elaborato dall’Ugl. Il sindacato ha intervistato un campione di 9 mila agenti sui 120 mila che lavorano nelle varie Questure. Risultato? L’82% non è soddisfatto dello stipendio, che - sottolinea l’Ugl - è inferiore del 50% a quello dei colleghi francesi. Poliziotti con le tasche vuote quindi: per il 61% di loro, infatti, il salario non arriva nemmeno a sfiorare i 1.200 euro. Il rapporto ha sondato stipendi e umore di 9 mila agenti tra polizia (5 mila), Corpo forestale (mille), polizia penitenziaria (2 mila) e Vigili del fuoco (mille). Dalle risposte un identikit preciso di chi presidia le città: per il 92% è originario Centro-Sud, ha circa 40 anni ed è scontento e preoccupato.
Solo pochi giorni fa tutti i sindacati di polizia, infuriati dai tagli al settore sicurezza, avevano sfilato davanti a Montecitorio: era la denuncia di un settore in crisi, senza soldi per fare il pieno alle auto di servizio o per pagare le divise. Ora, il rapporto dell’Ugl punta la lente di ingrandimento sul singolo poliziotto. Con 1.200 euro al mese, molti agenti sono costretti a ricorrere al credito a consumo. Nulla si compra più d’un colpo e ben l’81% ammette di avere parte dello stipendio impegnata per acquistare beni a rate. «Un disastro economico», attacca l’Ugl, confermato dal fatto che il 51% dei poliziotti è costretto ad avviare procedure per il consolidamento del debito.
La crisi si riflette anche nelle relazioni sociali e familiari, con un aumento dei divorzi: l’82% ammette infatti che il lavoro, con i suoi ritmi duri (fra notturni, festivi e straordinari) è la causa principale dei problemi di relazione. I poliziotti fanno anche pochi figli, o almeno, confida l’81%, meno di quelli che vorrebbero. Costano troppo. E poi da coprire ci sono anche le spese della casa: il 64% non è proprietario dell’abitazione in cui vive e il 93% ha acceso un mutuo, che, per il 91% degli intervistati, si sbrana la metà del reddito.
«In pericolo - sottolinea Renata Polverini, segretario dell’Ugl - c’è anche l’integrità morale degli agenti, a cui è vietato fare un secondo lavoro». Sottinteso: con 1200 euro non si vive, quindi ci si butta in una seconda occupazione. Chiaramente in nero visto che chi presta servizio in polizia non può fare altro. Nonostante tutto, il 68% si dice soddisfatto del proprio lavoro. L’indice di gradimento, però, scivola bruscamente verso il basso quando si parla di stipendio (l’82% è scontento e l’89% cambierebbe mansione per un salario migliore).
«Abbiamo creduto nel programma elettorale del governo - attacca Polverini - ma i provvedimenti intrapresi non sono quelli promessi. Manca la defiscalizzazione degli straordinari e lo Stato - chiude il segretario dell’Ugl - propone tagli al momento sbagliato».
Ieri in aula a Montecitorio anche il leader del Pd Walter Veltroni ha lanciato un appello al governo. Un appello «per un ripensamento immediato rispetto ai tagli che si accinge a fare sui fondi per la sicurezza. A marzo - puntualizza Veltroni - Berlusconi diceva che il centrodestra avrebbe ridato alle forze armate quei fondi che la sinistra aveva tolto per ragioni ideologiche. A luglio ha detto che non ci sarebbero stati tagli: invece ci sono e ammontano a miliardi di euro. Il Capo di Stato maggiore della Difesa alla Camera ha detto che le forze armate sono al limite e l’Ugl che il 61% degli agenti vive con 1.200 euro al mese. Siamo a un paradosso - conclude Veltroni -: si approva un decreto in materia di sicurezza ma nel frattempo si riducono le forze sul territorio in termini di agenti e commissariati».

MASSIMO NUMA





Gianluca Salvatori, 40 anni, assistente capo del reparto mobile di Roma, «operativo 24 h 24», e delegato sindacale Sap di settore. Ultima missione, una giornata intera a Lampedusa, per il «trattamento» dei naufraghi. Andata e ritorno immediati. Busta paga: 1250 euro più straordinari e indennità. Più o meno, altri 200/250 euro. «Io sono divorziato, ho un bimbo piccolo e sono tornato a vivere con mia madre, anziana, e con una pensione da 300 euro mensili. E aiuto pure lei, ovviamente».
Allora? «Allora è un disastro. La spesa la faccio generalmente ai supermercati Gs. Ho la ”cartella promozioni” e lì vado a spulciare con pazienza le offerte più convenienti, sennò altro che quarta settimana. Qui non si supera neanche la prima». Gianluca usa l’ironia: «Dedicato a Padoa Schioppa che aveva definito i trentenni ”bamboccioni”: vorrei tanto essere adottato da lui, ospite in una delle sue magioni, con una ”paghetta” adeguata al suo reddito. Suggerisco a Brunetta di ragionare meglio sulla condizioni dei poliziotti italiani. Quella storia del giro di vite sulle visite mediche, i tempi, i tagli. Ci sarà una rivolta, vedrete. Si cerca di mettere in discussione la credibilità dei centri medici militari. Nessuno contesta il valore dei controlli. Ma un poliziotto di un qualsiasi reparto mobile, che rientra dopo un turno di ordine pubblico, dopo avere ricevuto una serie infinita di mazzate, e deve marcare visita, può essere equiparato, con tutto il rispetto, a un impiegato con il raffreddore e due lineette di febbre? Una ferita contratta in servizio non può comportare tagli nella busta paga o costringere gli agenti a farsi visitare in ospedale, assieme al ragazzetto che s’è sbucciato un ginocchio cadendo dalla bici. Dunque trattati, potenzialmente, come gente disonesta, da tenere d’occhio».
Torniamo a fare i conti. «Allora, diciamo 1600 euro, per essere ottimisti? Ti sei comprato un’auto, ed è il minimo per chi vive e lavora in una metropoli. Mica un’Audi o un Suv. Sto parlando di un’utilitaria media, da pagare in cinque anni. La rata oscilla tra i 200 e i 250 euro. Nel caso di un agente separato, anche gli alimenti per moglie e figli. Altri 200, 250. Poi c’è il mutuo o l’affitto da pagare. In periferia, perchè l’unico posto dove possiamo permetterci di sopravvivere sono i quartieri popolari o ultra popolari. Diciamo 400-500? La festa si chiude qui. Non è che le istituzioni siano molto comprensive. Quando i giudici decidono l’ammontare degli alimenti, non si fanno problemi. Ma noi non abbiamo i loro stipendi...Non resta che rassegnarsi. Lo Stato, per un bimbo, ci regala 44 euro al mese. No, non è uno scherzo. E’ tutto vero: 44 euro per farci che? Lo sanno quanto costa la retta di un bimbo in un asilo? Quanto costano i libri? Quanto costa una visita medica specialistica?». Insomma, un duro giudizio sui governi che si sono succeduti nel corso dei decenni, tutti afflitti dalla sindrome di Maria Antonietta, la moglie del Re Sole: «Non c’è pane? Mangiate brioches».
Gianluca lancia una provocazione: «Io devo ringraziare mia madre che mi ha insegnato ad essere onesto, e dunque faccio il poliziotto. Ma fare il bandito converrebbe davvero molto ma molto di più. Ci sentiamo derisi, sbeffeggiati da un governo che, da una parte, fa della sicurezza uno dei suoi cavalli di battaglia, in periodo di elezioni, e dall’altra, dopo, ci riduce alla fame. Non so quale sia lo stipendio del prof. Brunetta, ma ci provi lui a campare con questi soldi. Ci privano della nostra dignità...».
Scene di vita quotidiana: «In questi giorni provvediamo agli sgomberi degli abusivi delle case popolari. Poi scopriamo che questi signori, extracomunitari e spesso pregiudicati, vengono trasferiti in case nuove, oggettivamente belle. Che noi ce le sogniamo di notte. Nessuna alternativa, se non i soliti mutui-capestro. Sono di destra ma non sono razzista. Non è una questione di razza. E’ che ti fa rabbia, dentro, sbattere contro queste bizzarre ingiustizie. Chi si comporta secondo la legge, è punito; chi fa il contrario riceve un premio. Va bene, sarà demagogia. O solo la realtà, nuda e cruda».
Caserme-residence. «Sono tanti i colleghi che vivono in caserma per risparmiare. Per regolamento, non puoi tenere nè la tv, nè un frigo in camera. Per fortuna c’è un minimo di tolleranza, sennò sarebbero come prigioni». La questione casa è uno di quei temi che ti fanno arrabbiare sul serio: «Vorrei sapere perchè, tanto per fare un esempio, gli avieri possono contare sui villaggi costruiti con il contributo del loro ministero. Quelli fanno una guerra ogni cento anni e hanno questi privilegi, questi aiutini. E noi, che la guerra la facciamo tutti i giorni, niente. Ma è giusto?».
Chiude il portavoce nazionale del Sap, Massimo Montebove: «Con stipendi da 1200 euro netti al mese si fa la fame in una grande città come Torino o Roma. Abbiamo sempre contrastato la politica delle confederazioni che vuol riconoscere aumenti legati al tasso di inflazione. Ci vuole una norma che permetta ogni anno di riconoscere in Finanziaria risorse specifiche per poliziotti e carabinieri. Rischiano la vita ogni giorno, non è possibile che i poliziotti siano indebitati o facciano la fame. Dopo i 5 euro di incremento di Prodi, da Berlusconi ci aspettiamo qualcosa di concreto, in linea con le aspettative di tantissimi poliziotti, carabinieri e finanzieri. In caso contrario, mobilitazione ad oltranza. Non ci sono governi ”amici”, per noi».