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 2008  luglio 18 Venerdì calendario

«Ecco perché ho detto sì a Rothschild». Il Sole 24 ore 18 luglio 2008 Davvero Angelo Rovati, 62 anni, monzese d’origine ma bolognese d’adozione, questa non se l’aspettava: mai avrebbe pensato che una blasonata istituzione come Rothschild puntasse ad arruolare proprio lui

«Ecco perché ho detto sì a Rothschild». Il Sole 24 ore 18 luglio 2008 Davvero Angelo Rovati, 62 anni, monzese d’origine ma bolognese d’adozione, questa non se l’aspettava: mai avrebbe pensato che una blasonata istituzione come Rothschild puntasse ad arruolare proprio lui. Invece è successo, e da oggi è ufficiale : Senior Advisor in Rothschild Italia e membro dell’Advisory Council Europeo della banca d’affari. il terzo italiano, dopo Franco Bernabé (prima che tornasse in sella a Telecom) e Chicco Testa, che la banca arruola nella sua scuderia. Come le è arrivata l’offerta? Mi ha telefonato Alessandro Daffina, il capo della sede italiana, dicendo che aveva parlato di me a Parigi con David Rothschild, e che entrambi pensavano fossi l’uomo giusto per entrare nell’Advisory board europeo della banca Prima di accettare ha chiesto consiglio a Romano Prodi? Non solo a lui. E tutti mi hanno detto che dovevo dire di sì senza pensarci due volte. Storico amico e stretto collaboratore di Prodi, in buoni rapporti con Silvio Berlusconi nonché elettore dell’Udc alle ultime elezioni. Trasversalità o furbizia? Con Prodi ho un rapporto trentennale, sono amico di famiglia, portavo i suoi figli a pallacanestro. Berlusconi dove l’ha conosciuto? Al matrimonio del figlio di Franco Bonferroni, un ex senatore Dc mio amico. scattata una simpatia istintiva, tant’è che ci siamo subito messi a parlare… Di donne? No, di politica e poi di Telecom. Era il periodo del famoso o famigerato piano di scorporo della rete che avevo fatto avere a Tronchetti Provera. E dopo quell’incontro? Il Cavaliere ha sempre apprezzato il mio approccio costruttivo, pragmatico. Abbiamo parlato anche di nomine. Ma le nomine Prodi non le aveva rinviate? Quelle grandi sì. Ma le nomine in Fintecna, Fincantieri e altre società minori le abbiamo fatte sentendo anche le opinioni generali. Anche in Rai? Prodi non conosceva Antonello Perricone, che per me era il candidato idoneo alla direzione generale. Anche perché si pensava di dare a Cappon la presidenza delle Ferrovie. Lei è trasversale anche in finanza. Amico di Giovanni Bazoli ma anche in ottimi rapporti con Cesare Geronzi. Con Bazoli ci uniscono le comuni radici cattoliche. Con Geronzi all’inzio il rapporto era molto formale, poi si è sciolto, perché lui è un uomo di grande spessore e umanità. E soprattutto è uno sempre coerente con le cose che dice. Nel futuro di Prodi c’è solo la bicicletta? Neanche per sogno. In autunno Romano sceglierà tra alcuni incarichi di livello internazionale. Il problema era che Prodi era indigesto ai suoi alleati. Sì, solo che per affondare la persona hanno affondato il progetto. Il giorno dopo che aveva vinto le elezioni c’erano già i suoi alleati pronti a fargli lo sgambetto. Insomma, che ne è del prodismo?  finito con il venir meno dell’Ulivo. Ma oggi con piacere lo vedo rinascere nella conversione di Giulio Tremonti. Lui e Prodi sono simili nell’analisi dei fenomeni che stanno succedendo. Cosa intende? Il Tremonti di oggi è un politico di spessore che ragiona in termini sociali, quello di ieri ragionava solo in termini economici. Tremonti dice cose di sinistra? Se per sinistra si intendono cose che hanno rimesso al centro dell’attenzione l’uomo, l’impresa, la famiglia, allora sì. Ma chi ci tirerà fuori da questa tempesta? I governi, le banche centrali, gli dei o i fondi sovrani? Non lo so. Quello che mi sento di dire è che i fondi sovrani mi ricordano il tanto vituperato Iri. Parliamo di poteri forti. Geronzi e Bazoli sono i garanti dell’attuale ordine capitalista? Sono i due principali punti di riferimento Ma il sistema è ingessato... Lo devono traghettare verso nuovi e più definiti assetti. Lo ha fatto Draghi con le banche, togliendo a Bankitalia l’ultima parola in materia di aggregazioni, perché non dovrebbero farlo loro? Quali sono le emergenze? Alitalia, Telecom... ma forse visti i trascorsi è meglio che su Telecom mi astenga da ogni commento. Però se adesso volesse ripresentare il suo piano di scorporo della rete può usare carta intestata Rothschild senza che nessuno abbia a eccepire. In effetti, quasi quasi ci metto anche le slides e poi fatturo. Banca Intesa nel suo autoproclamarsi a banca del Paese non è troppo interventista? Ognuno sceglie la sua missione. Se Bazoli e Corrado Passera si sono dati una missione social-nazionale speriamo portino risultati positivi. Per la banca o per il paese? Per tutti e due, altrimenti non ci siamo. Uscito di scena Prodi, c’è chi parla di solitudine di Bazoli. Lei che lo conosce bene condivide? Proprio no. Bazoli lo dipingono sempre come un signore che fa parte di un potere organico, sia esso il centrosinistra o il prodismo. Invece lui è uno dei pochi che non è organico a nessuno, tranne ai suoi valori. Gli interessa ancora tanto il Corriere della Sera? Diciamo che ora per lui è causa di un certo logorio. Comprensibile, visto che da 25 anni porta questa croce. Lei che ha conosciuto quella malattia, e ne è uscito, si sente rinato a nuova vita? Ne sto uscendo. Sa, è come se dentro di me ci fosse qualcuno che costantemente mi vorrebbe far cambiare stile di vita. Ringrazio Dio, e i buoni farmaci che aiutano la mia forza di combattere. Detto questo, ogni mattina mi alzo con l’idea che ciò che sto per iniziare è un giorno guadagnato. Paolo Madron