Riccardo Barenghi, La Stampa 21/7/2008, 21 luglio 2008
RICCARDO BARENGHI
ROMA
Chi sarà il futuro segretario di Rifondazione comunista? Anzi, ci sarà un futuro segretario di Rifondazione? Mancano tre giorni al congresso di Chianciano e la situazione, paradossale ma reale, è questa. Il partito di Bertinotti (che a Chianciano parlerà) è dilaniato in due, tre, quattro pezzi e molti pezzettini. Conclusi tutti i congressi di circolo, i risultati dicono che la mozione numero due, quella che propone Nichi Vendola come segretario e una linea politica che proietta Rifondazione oltre se stessa (verso la Costituente della sinistra), ha vinto ma non ha vinto. Cioè è arrivata prima ma non ha superato il 50% dei delegati, fermandosi al 47,5. Il governatore della Puglia al momento non ha dunque abbastanza voti per farsi eleggere leader. Il suo rivale, l’ex ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, neanche: è arrivato secondo con il 40%. I due non si parlano, i dirigenti rivali si detestano più o meno cordialmente (di solito meno), nell’ultimo mese è stata una guerra continua, gli uomini di Vendola sono stati accusati di aver moltiplicato le iscrizioni, di conseguenza almeno mille voti sono stati annullati dalla commissione congressuale (controllata da Ferrero): e via alle minacce di ricorsi in tribunale o addirittura di disertare il congresso e abbandonare il partito, dando vita all’ennesima scissione. Alla fine però una sorta di tregua armata è stata raggiunta, quantomeno per arrivare alle assise che cominciano giovedì.
Ma ci si arriva senza sapere come se ne uscirà. Ferrero sostiene che Vendola non ha vinto e che dunque dovranno essere «i delegati a decidere quale sarà la linea politica del Partito, il leader viene di conseguenza». La sua idea è che «Rifondazione debba ricominciare da Rifondazione e dal suo insediamento sociale. E’ lì che dobbiamo lavorare, ricostruire la base che abbiamo perduto. E lo dobbiamo fare costruendo un’opposizione al governo Berlusconi e alla Confindustria: la salvezza della sinistra sta nel sociale». L’idea di Vendola invece è il processo costituente, che non significa una nuova Sinistra Arcobaleno ma un graduale superamento di Rifondazione. Che dovrebbe via via aprirsi ad altre forze (chiamiamole così) della sinistra, a cominciare da Sd di Mussi e Fava, a continuare con quel che resta dei Verdi e con coloro che nel Pdci si oppongono a Diliberto (ché invece il suo invito a unire i comunisti è stato respinto al mittente). Inoltre, al contrario del suo rivale che appare dichiaratamente disinteressato alla sfera della politica (semmai gli interessano Di Pietro e i Girotondi, infatti era in piazza Navona), Vendola ha intessuto rapporti con una parte del Pd, cioè D’Alema e i suoi. Che lo appoggiano pubblicamente.
Ma per vincere non basta D’Alema, ci vogliono i voti. E infatti in questi giorni tutti fanno di tutto per raggiungere quella maggioranza che nessuno ha (succedeva nella Dc). Ferrero ha riunito le mozioni contrarie alla Costituente (oltre alla sua, ce ne sono altre tre) proponendo un’alleanza contro Vendola. Ma la proposta è stata rifiutata.
Soprattutto da Claudio Grassi, che una volta era un delfino di Cossutta che però abbandonò nel ’98 per schierarsi con Bertinotti ma che poi è andato all’opposizione perché contrario alla linea "governista" di Fausto e che adesso è unito a Ferrero ma con qualche mal di pancia. Ed è proprio su Grassi che scommettono gli uomini di Vendola. Se lui, che ha in tasca il 20% dei delegati, decidesse di appoggiare Nichi, i giochi sarebbero fatti. E lui lo potrebbe fare per tre motivi. Il primo è che, come Vendola, Giordano e Migliore, anche lui è nato politicamente nel Pci: dunque parlano la stessa lingua politica, molto diversa da quella troppo "sociale" di Ferrero e Russo Spena che invece provengono da Dp. Il secondo è che per uno con la sua storia sarebbe difficile accettare l’ipotesi di chiudere il congresso senza un segretario e una linea. Una sanzione del fallimento. Ma quello decisivo è il terzo, cioè che Vendola cambi, o almeno ammorbidisca parecchio, la sua posizione. Ed è proprio questo il lavoro (o lavorio) in corso: oggi si riuniscono i dirigenti della sua mozione per mandare un messaggio «al compagno Claudio»: avanti con la Costituente di sinistra, ma senza correre. Il che significa prima di tutto che alle elezioni europee del 2009, test decisivo per sapere se Rifondazione esiste ancora nel Paese, gli elettori ritroveranno sulla scheda la falce e il martello.
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