Riccardo Romani , Corriere della Sera 19/7/2008, pagina 47, 19 luglio 2008
Corriere della Sera, sabato 19 luglio New York. Da chi ha fondato una rivista che si chiama Skeptic (lo scettico), sarà meglio non aspettarsi ventate di ottimismo
Corriere della Sera, sabato 19 luglio New York. Da chi ha fondato una rivista che si chiama Skeptic (lo scettico), sarà meglio non aspettarsi ventate di ottimismo. Michael Shermer scrittore e ricercatore scientifico, storico e ciclista appassionato, sa cosa si potrebbe fare (almeno provarci) per sconfiggere il doping. «Azzerare tutto. Anche le sanzioni. Ricominciare da capo, riabilitare i cattivi, adottare standard diversi e punire con efferatezza chi sgarra. Però…». C’è un però, anzi parecchi. Esiste una teoria, la cosiddetta teoria dei giochi, che sbarra la strada. una scienza che studia le decisioni individuali in situazioni di conflitto, cioè quando le scelte di alcuni hanno conseguenze su altri componenti della comunità. Nel modello su cui si basa la teoria, tutti sono a conoscenza delle regole del gioco e delle conseguenze che ciascuna mossa comporta. un modello applicabile al mondo dell’economia, della politica e, naturalmente, dello sport. Del ciclismo, in particolar modo, di cui Shermer è avido fan e praticante. Dunque, chi si dopa lo fa sapendo cosa rischia e niente può fermarlo. «Il doping è efficace, non facile da riscontrare. Conviene perché anche se nel corto raggio, ti porta a guadagni importanti. Insomma, rischiare vale la pena. Anche chi è pulito se vuole far strada, sarà bene che si adegui». Una visione piuttosto tragica. « inutile raccontarci favole. Ho visto Riccò scalare senza apparente fatica. Beh, io sulle montagne ci vado e so che non è possibile. Tutti lo sanno, tutti conoscono le regole del gioco, ma non esiste abbastanza forza o volontà per fare piazza pulita ». Qualche speranza? «Una rivoluzione culturale cui faccia seguito un’evoluzione. Sono d’accordo con l’immediata espulsione e squalifica della squadra del dopato, perché le colpe di uno ricadano sugli altri. Magari gli onesti si ribellano e fanno pulizia da dentro. Perché perdere lo stipendio brucia. Però, quanti sono gli onesti?». Gli altri sport come stanno messi? «Anche peggio. Guardavo nuotare Dara Torres che a 41 anni fa i tempi per i Giochi. Bisogna essere davvero ingenui per crederci». La sua opinione su Lance Armstrong? «Un grande atleta, senza dubbio. Ma sarei sconvolto se mi dicessero che ha vinto 7 Tour senza usare droghe. Negli anni 90 in salita prendeva 15’ dai migliori. Non esiste in natura un uomo adulto capace di un tale cambiamento senza aiuti. Chi ha vinto il Tour prima di lui, da Hinault a Lemond o Indurain, era un talento già a 16 anni». Ci regala un segno di ottimismo per un Tour pulito? «Se ripartiamo da zero adesso, siamo comunque a cinque anni di distanza dall’avere un Tour completamente pulito. Con un problema: chi lavora alle nuove generazioni di Epo è sempre un passo avanti. E allora temo, cinicamente, che saremo sempre a cinque anni di distanza dalla soluzione ». Riccardo Romani