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 2008  luglio 18 Venerdì calendario

GANDUS Nicoletta Milano 11 maggio 1949. Magistrato. Presidente della decima sezione del tribunale di Milano

GANDUS Nicoletta Milano 11 maggio 1949. Magistrato. Presidente della decima sezione del tribunale di Milano. Silvio Berlusconi ne ha chiesto la ricusazione per il processo in cui è imputato di aver corrotto con 600 mila dollari il testimone David Mills, in cambio della menzogna o reticenza in due suoi processi nel 1997 e 1998 per corruzione e falso in bilancio • «[...] il pretore che propizia la conciliazione tra un’ortolana senza soldi e il suo denunciante, sulla base di una intesa che vincola l’una a risarcire l’altro con frutta gratis pari per due anni al fabbisogno giornaliero della vittima e di sua figlia; ed è la toga che s’interroga quando un tossicodipendente che non ha messo ai domiciliari ferisce a coltellate un agente. Una figura storica di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe; e però anche il giudice che assolve il big di Forza Italia e presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, dalla corruzione contestatagli nel processo per la discarica di Cerro Maggiore. la tricoteuse che cuce da sola gli abiti che veste e che esordisce a un convegno di Md rivendicando la sua passione per il fare la maglia; ma anche la femminista attiva nel ”collettivo donne in magistratura” e l’assidua della ”Libreria delle donne”. Incarna il volto della giustizia che assolve dalla resistenza a pubblico ufficiale due marocchini risultati invece vittime delle botte dei poliziotti; ed è lo stesso volto che scagiona il poliziotto che rischiava 3 anni perché calunniato dai due tunisini che dicevano d’essere stati da lui derubati di 17 milioni di lire in una perquisizione. Apre la strada quando addirittura già nel 1993 con alcuni colleghi del tribunale prepara e fa distribuire un manualetto per orientare gli imputati stranieri nelle regole dei processi (a cominciare dalla presenza almeno dell’interprete); e macina tanta strada quando con la sua famiglia allargata partecipa alle manifestazioni nazionali per la difesa della legge 194 e per la libertà femminile. la firmataria su il manifesto di ”Non in mio nome”, appello di condanna nel 2001 della politica israeliana nei confronti dei palestinesi; e invoca la libertà della prima donna curda eletta deputato nell’Assemblea nazionale turca. Si spende contro i termini della legge sulla procreazione medicalmente assistita votata ”non solo dal centrodestra” in un Parlamento ”composto per più del 90% da uomini”; e fa l’inviata di Md alla sessione della magistratura al Social Forum brasiliano di Porto Alegre nel 2002. Interpellata spesso da Radio Popolare sui temi generali della giustizia milanese, una volta a Radio2 confessa invece scherzando che, di notte, preferirebbe di gran lunga fare un giro di danza che stare a scrivere le motivazioni di una sentenza che sta per scadere. […]» (Luigi Ferrarella, ”Corriere della Sera” 18/6/2008) • «’Oggi ho preso 120 decisioni... Tutte sbagliate!”. Impossibile quando si entra nell’ufficio della dottoressa Nicoletta Gandus non notare il monito di Linus che campeggia proprio sopra la scrivania del giudice a ricordarle l’umana fallacità.[...] Tipa di poche parole [...] donna di polso e assai spiritosa [...] non si ricordano polemiche suscitate da sue clamorose sentenze, spesso considerate all’avanguardia. Semmai, plausi di ammirazione. Ma con moderazione. ”Sempre stata ai piani bassi, io...”. Dichiarazione di umiltà ma anche di pragmatismo lombardo unito a una naturale diffidenza per la ribalta. Prima pretore, poi giudice di tribunale come presidente della decima sezione, Gandus effettivamente non si è mai spostata dal pianterreno del Palazzaccio, lato San Barnaba, il suo regno. Eppure il carattere è battagliero: femminista storica, tra le anime più attive della corrente di Magistratura Democratica [...] è sempre stata considerata a palazzo di giustizia uno ”spirito libero”. Sicuramente un giudice che ha saputo mostrare ”indipendenza e imparzialità”, come le ha riconosciuto [...] il Csm nominandola all’unanimità [...] presidente di sezione del tribunale. vero: nel 2002 si recò a Porto Alegre in Brasile per partecipare al Forum mondiale dei giudici che rivendicavano l’indipendenza della magistratura nelle democrazie: ”Ovviamente - dichiarò lei - indipendenza solo in quanto garanzia dei diritti fondamentali, e non in senso corporativista”. Che magari per qualcuno sarà anche stato un gesto eversivo ma certo a lei non ha impedito, ad esempio, di assolvere nel 2005 il presidente della Lombardia Roberto Formigoni dall’accusa di corruzione, abuso d’ufficio e favoreggiamento per la vicenda della discarica di Cerro Maggiore che vedeva tra i protagonisti, giusto per fare un nome, Paolo Berlusconi (che invece patteggiò versando 50 miliardi di lire). Oppure di assolvere nel 1981 l’allora presidente della Regione Cesare Golfari dall’accusa di violazione della legge sull’aborto. O, ancor più recentemente di assolvere una radio privata del gruppo Riffeser per non aver pagato la Siae. Così come polemiche o giudizi affrettati, non le impedirono di sfilare, con il pm Ilda Boccassini e il giudice Oscar Magi, per le vie di Milano il 25 aprile del 2005 dedicato alla difesa della Costituzione. A un certo punto, come hanno ricordato nella loro ricusazione i legali del Cavaliere, finì perfino in un elenco di 60 magistrati scovati dai collegi di difesa ai tempi dei processi Previti e Berlusconi, titolari di azioni Mediaset: si voleva in questo modo che i processi fossero trasferiti a Brescia. Ovviamente non se ne fece nulla, perché quelle azioni (’credo non più di 100 euro”) erano collocate in fondi comuni di assicurazioni private di cui i magistrati in questione non conoscevano la composizione. Che il giudice Gandus offra pochi appigli alla polemica facile, si evince poi dall’andamento dello stesso processo Mills, durante il quale non si sono mai verificati particolari momenti di tensione con le difese. [...]» (Paolo Colonnello, ”La Stampa” 18/7/2008) • «[...] non è il tipo di giudice che la sera si chiude in casa, lontano dai clamori del mondo, ad ascoltare musica classica, con un gatto in braccio, sul divano del salotto. [...] non è nemmeno il tipo di giudice che guarda dall’alto il ribollire della società senza mai mettere piede in quel marasma. Nicoletta Gandus, piuttosto, nel ribollire della società ci si è immersa fin da quando, poco più che ventenne, poco oltre la metà degli anni Sessanta, si aggirava nei pressi della facoltà di Giurisprudenza, Università Statale di Milano, animata da sincera passione normativa e da altrettanto sincera riprovazione per gli eccessi trinariciuti di alcuni compagni (di cui pure aveva seguito i primi passi nella contestazione studentesca). Minuta e vivace, Nicoletta si aggirava con sguardo vispo in mezzo a un gruppo di amiche tutte alte e tutte belle – di una bellezza talmente memorabile che ancora oggi, quando dici ”Nicoletta Gandus”, i compagni di allora, evidentemente digiuni di politica e processi, esclamano all’istante: ”Ah, sì, Nicoletta, l’amica della meravigliosa Eva Schwarzwald”. Eva, la più bella tra le belle, e Nicoletta, la più intelligente tra le intelligenti, avevano entrambe radici in grandi famiglie di origine e cultura ebraica. Entrambe erano invitate alle feste degli ex studenti del liceo Berchet, condividendone gli afflati democratici ma non sempre i modi, considerati a volte insensatamente ribelli (e infatti Nicoletta, negli anni Settanta, non frequentò gli amici duri e puri di sua cugina Valeria Gandus, poi giornalista di Panorama). Eva e Nicoletta volevano impegnarsi per la giustizia, la pace e l’autodeterminazione delle donne in anni in cui tutti volevano occuparsi di giustizia, pace e autodeterminazione delle donne. Eva aveva gli occhi azzurri, Nicoletta la battuta pronta. Eva attirava decine di pretendenti, Nicoletta sapeva come incenerirli. Eva trovò impiego nelle istituzioni locali in campo cinematografico – fino a che, in seguito a un complicato sistema di spoyls system regionali, si determinò lo spostamento di Eva al settore agricolo. Nicoletta, invece, che sapeva fare bene tutto a parte sciare, intraprese la carriera in magistratura. Cominciò da un incarico di scarso prestigio e gran peso sociale: pretore penale, poltrona che non faceva certo presagire un futuro mediatico- borrelliano (e infatti Nicoletta non fu tra i giudici mediatico-borrelliani). Si occupava di piccoli reati, piccoli processi, guardie e ladri. Ed è vero che il suo cuore batteva già per i deboli e i diseredati – quelli per cui nel 2002 si recò a Porto Alegre, come rappresentante di Magistratura democratica – ma non per questo il giudice Gandus esitò, raccontano le cronache del Corriere della Sera, a scagionare un poliziotto calunniato da un tunisino. E chissà se il giudice Gandus, che si definisce garantista, si ispira davvero, come i più puri garantisti, al principio del ”meglio un colpevole fuori di un innocente dentro”. Fatto sta che il suo motto è ”il carcere come ultima ratio”, motto che d’altronde ha convissuto, sul piano dell’opinione, con l’avversione per le leggi sulla giustizia varate dal governo Berlusconi tra il 2001 e il 2006, quelle contro cui Nicoletta ha firmato l’appello del procuratore Armando Spataro (una delle prove di grave inimicizia, secondo i difensori del premier). Né mai ha dimenticato, il giudice Gandus, il principio della ”pratica di relazione” ovvero quel continuo confronto femminile a cui si ispirava il gruppo della Libreria delle Donne (che Nicoletta ha frequentato con regolarità, tanto da arrivare a disquisire, ai convegni di Md, su ”legge e differenza di genere” e sul perché ”le donne tendano a non assumere incarichi direttivi”). Ed è in nome della pratica di relazione femminile che Nicoletta, ai tempi del referendum per l’abrogazione della legge 40, ha apposto quattro croci sul ”sì” e ha scritto con altre giuriste una lettera aperta sul tema, invocando al contempo la salvaguardia della laicità dello stato – cosicché oggi la femminista storica Luisa Muraro, non volendo parlare della Nicoletta giudice ricusato, non può fare a meno di essere prodiga di lodi per Nicoletta ”donna intelligente, solida e preparata”. E se in teoria potrebbero bastare pochi punti fermi – Porto Alegre, Libreria delle Donne, legge 40 e Magistratura democratica – per disegnare il profilo di un nemico del Cav., la pratica tende a separare il giudice dall’opinione [...]» (Marianna Rizzini, ”Il Foglio” 19/6/2008).