Gino Castaldo, la Repubblica 18/7/2008, pagina 36, 18 luglio 2008
Chi dice che le favole non esistono più? Con un´acrobatica giocata del caso che sa di profumi orientali, una trentacinquenne cenerentola della canzone italiana, Silvia Cortella, da qualche anno in giro per piazze minori con un recital-tributo dedicato a Mina, si è vista recapitare a casa il successo direttamente dalla lontana Cina
Chi dice che le favole non esistono più? Con un´acrobatica giocata del caso che sa di profumi orientali, una trentacinquenne cenerentola della canzone italiana, Silvia Cortella, da qualche anno in giro per piazze minori con un recital-tributo dedicato a Mina, si è vista recapitare a casa il successo direttamente dalla lontana Cina. Come per magia il bruco Cortella si è trasformata nella farfalla Emma Re (o Emmalè come ormai la conoscono laggiù). Ha cantato all´inaugurazione dell´anno olimpico (esattamente il 7 agosto dell´anno scorso) davanti a 90 mila spettatori, è stata invitata a più riprese, ha appena finito di incidere la sigla di un kolossal cino-hollywoodiano dedicato a Bruce Lee ed è pronta per cantare alla serata inaugurale delle Olimpiadi, il prossimo 7 agosto, a un anno esatto dall´inizio di questa incredibile fiaba. Ma perché proprio in Cina? Tutto inizia quando il papà di Silvia, uno strano papà che incoraggia la figlia contro ogni evidenza di insuccesso, si trova in Cina per lavoro. «Era in un importante ristorante di Pechino» racconta Silvia, «e ha chiesto di poter ascoltare il mio disco, che ovviamente si porta sempre dietro». Il caso, davvero bendisposto, ha voluto che al tavolo a fianco ci fosse Mr. Wong, direttore degli eventi speciali della televisione di Stato. «In realtà Mr. Wong è un musicista e per qualche strana ragione è rimasto colpito dalla mia voce. Chiede informazioni e viene indirizzato a mio padre». Con notevoli difficoltà linguistiche i due finiscono per intendersi e Mr. Wong promette a papà Cortella che avrebbe presto invitato la figlia a cantare in Cina. A siglare il patto, una semplice stretta di mano. Come in milioni di altri casi analoghi poteva finire lì. E invece qui arriva la parte più stupefacente della vicenda. Mr. Wong è un uomo di parola e puntualmente arriva l´invito, e non per un´occasione qualsiasi: Silvia è ufficialmente invitata all´inaugurazione dell´anno olimpico, unica cantante straniera tra performer cinesi e coreani. «All´inizio non capivo, non ci credevo, dissi a papà che neanche potevo, avevo due date, una a Genzano, una a Lariano, pensate un po´, che insomma era una storia assurda. Papà mi ha quasi obbligata e due giorni dopo mi sono trovata a fare le prove allo stadio, pettinata e vestita dallo staff cinese. A ripensarci mi viene da ridere, ero conciata in un modo assurdo, ma dopo aver cantato sono stata circondata da centinaia di cinesi che volevano l´autografo, e così a poco a poco ho realizzato che stava succedendo davvero». In poco tempo Silvia Cortella è diventata Emma Re. «Sì, ci voleva un nome diverso, Silvia Cortella era complicato, soprattutto per i cinesi, allora mi hanno proposto nomi stravaganti, tipo Luna Jones, dicevano ci vuole un nome internazionale, ma io volevo rimanere italiana così ho pensato a Emma perché è un nome che mi è sempre piaciuto e poi al fatto che sono piemontese, vengo da Torino e lì sono cresciuta prima di trasferirmi a Velletri, quindi i Savoia, ed è venuto fuori Re». Da lì non si è più fermata. Mr. Wong l´ha chiamata di nuovo per un´altra manifestazione legata ai giochi olimpici, poi le ha chiesto se aveva un pezzo in inglese per la sigla di un kolossal dedicato a Bruce Lee, una serie di trenta puntate che la Cina ha coprodotto con Hollywood e che verrà lanciata in coincidenza con le Olimpiadi. «Ho mandato due pezzi. Uno più melodico, come volevano loro, mi avevano anche canticchiato una melodia per telefono, tanto per farmi capire, e un altro più ritmato, con l´urlo di Bruce Lee campionato all´inizio. Ovviamente hanno preso il primo ma ho inciso anche l´altro e ora voglio promuoverlo in Italia, c´è qualche radio che ha già cominciato a passarlo». Nel frattempo sta per partire di nuovo. La Cina l´aspetta, e non è detto che non debba cantare alla serata inaugurale dei giochi. «I cinesi a volte è difficile capirli. Io sarò lì, sarò ospite di Casa Italia, e poi vedremo, loro lasciano le cose aperte fino a pochi giorni prima». Viene da chiedersi come potrebbe continuare una favola iniziata in un modo così insolito. ovvio che Silvia-Emma Re vorrebbe il successo in Italia: «Prima di questa avventura ero molto scoraggiata, volevo smettere, per quattro anni ho cantato in giro, ho avuto contatti con produttori e discografici, ma non si arrivava mai a qualcosa di concreto. Stavo per cercarmi un lavoro vero, visto che quando dico che faccio la cantante mi chiedono: sì, ma che lavoro fai? Ora è tutto diverso. Stiamo a vedere». Da buona cenerentola di provincia un sogno nel cassetto ce l´ha, molto più forte di qualsiasi chimera orientale. Quale? Ma è ovvio: andare a Sanremo, «anche perché il mio papà è all´antica. Può anche vedermi in uno stadio pieno di gente, ma se non mi vede a Sanremo è come se non avessi fatto nulla». Sarà disposto Bonolis a scrivere il lieto fine di questa favola? Gino Castaldo