Attilio Bolzoni, la Repubblica 18/7/2008, pagina 20, 18 luglio 2008
Sono diventati i più «fannulloni» di tutti dalla solenne cerimonia dell´ammainabandiera, quando dieci mesi fa le truppe se ne sono andate e loro sono rimasti da soli in una grande caserma deserta
Sono diventati i più «fannulloni» di tutti dalla solenne cerimonia dell´ammainabandiera, quando dieci mesi fa le truppe se ne sono andate e loro sono rimasti da soli in una grande caserma deserta. Da quel giorno autisti e contabili non lavorano più. Sfogliano riviste, giocano a briscola, si appisolano all´ombra di bellissime palme. Sono sempre puntualissimi. Ogni mattina alle 7,30 entrano nei loro uffici per non fare mai niente. A Reggio Calabria arrivano lontani e ovattati gli echi della guerra ai nullafacenti della pubblica amministrazione dichiarata dal ministro Brunetta. In questa città è lo Stato con la sua faccia che - dall´ottobre del 2007 - mantiene una grande caserma vuota e paga regolarmente ventuno dipendenti fantasma. Sono sedici uomini e tre donne, tutti impiegati civili del ministero della Difesa. Più un colonnello e un maresciallo, comandati a presidiare il nulla. Un monumento dello spreco italico: è la caserma "Mezzocapo" di Reggio, un glorioso passato di medaglie d´oro e croci di guerra, un quadrilatero di mura spesse e di storia intitolata ai fratelli Carlo e Luigi, prima ufficiali e poi senatori del Regno. E´ proprio al centro della più grande città calabrese. Fino a un anno fa era il quartier generale del Comando militare della Calabria (trasferito a Catanzaro) e oggi «posto di lavoro» di quei diciannove civili e di quei due militari lasciati a Reggio a fare, loro malgrado, i "fannulloni". La caserma è sempre avvolta nel silenzio, un fortino abbandonato. E´ sempre la stessa scena ogni mattina dal giorno dell´ammainabandiera. Come ieri, 17 di luglio. Al numero civico 44 di via Guglielmo Pepe entrano uno dopo l´altro alle 7,30, tutti e ventuno. Salgono le scale della prima palazzina a sinistra dove una volta c´erano le stanze del generale e del suo stato maggiore, un attimo e si fiondano al bar che si affaccia su piazza Sant´Agostino. E poi? Poi comincia la lunghissima giornata dei "fannulloni" di Reggio Calabria. Racconta A.: «Mi piacerebbe fare qualcosa e invece mi rimbambisco davanti alla televisione, conosco ormai tutti i personaggi delle telenovele che trasmettono, fino all´ora dei tg». Racconta B.: «Con altri tre giochiamo a carte, ogni giorno aspettiamo così l´orario per andarcene». Racconta C.: «In certi momenti afferro una scopa e pulisco a terra per far passare il tempo». A, B e C e gli altri sedici dipendenti civili il lunedì e il mercoledì fanno il «turno lungo», fino alle 17. Il venerdì escono alle 12,30. Tutti gli edifici interni alla caserma sono chiusi, sigillati. C´è solo la palazzina del vecchio comando aperta. Qualche scrivania, qualche sedia. Un solo telefono che non squilla mai. Una telecamera con l´occhio puntato verso un cancello sempre chiuso. Ogni giorno così. Ogni giorno qualcuno a turno compila un elenco con tutti i loro nomi, le "presenze" che vengono spedite via fax a Catanzaro. Racconta D.: «E´ l´unica attività che ci chiedono di svolgere dal primo ottobre dell´anno scorso». Un paio di volte la settimana uno dei diciannove impiegati fantasma fa un salto all´ufficio postale per prelevare la corrispondenza. «In molti non sanno che qui non c´è più la caserma e così prendiamo le lettere che arrivano e le smistiamo a Catanzaro», racconta E. Lo stipendio è rimasto lo stesso per tutti, senza straordinario e senza indennità. Il lunedì e il mercoledì - i giorni con il "turno lungo" - i diciannove dipendenti civili hanno diritto al vecchio buono pasto. La caserma "Mezzocapo" resterà per il momento così com´è: abbandonata. Da mesi c´è una trattativa fra il ministero della Difesa e il ministero degli Interni, che vorrebbe entrarne in possesso per sistemare lì dentro alcuni suoi uffici. L´Immigrazione. E la Polizia scientifica, che a Reggio non ha dove piazzare sofisticate attrezzature e per gli esami più banali gli investigatori mandano provette e reperti ai laboratori di Roma. E l´ufficio Depenalizzazioni, che ha trovato ricovero in un palazzo dove la prefettura spende cifre da capogiro per l´affitto. Ma il ministero della Difesa sembra che al momento non voglia cederla a nessuno la "Mezzocapo". La lettera è di un mese fa, partita il 17 giugno dal gabinetto del ministro Ignazio La Russa e indirizzata al ministero degli Interni e al Demanio: «In esito all´istanza della prefettura di Reggio Calabria, volta all´acquisizione della caserma Mezzocapo per esigenze infrastrutturali, si rappresenta che, allo stato attuale, non è in atto alcun procedimento di dismissione della caserma stessa». La comunicazione prosegue lasciando però uno spiraglio. Il ministero della Difesa sarebbe disposto a liberarsi della gloriosa caserma e "donarla" alla prefettura di Reggio, a una condizione: «Tale ipotesi è strettamente connessa con la ricollocazione delle 19 unità di personale civile della caserma». In sostanza chiede all´Interno di pagare quei diciannove stipendi. In tempi di "tagli" come questi. Attilio Bolzoni