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 2008  luglio 16 Mercoledì calendario

SENESE James

SENESE James (Gaetano) Napoli 6 gennaio 1945. Sassofonista. «[...] Nato a Miano (Napoli) nel 1945, è un nero figlio della guerra [...] Un’ora sola ti vorrei è l’unico successo degli Showmen, il primo gruppo importante di Senese e Mario Musella, nel 1968. La ricetta del rhythm ”n’ blues italiano proviene dalla cucina Showmen, anche se in pochi se ne ricordano. Poi sono venuti i Napoli Centrale di Senese e Franco Del Prete, erano la vena giugulare del Napolitan Power quando a Napoli c’era l’arte, quando Andy Wharol si presentava alle feste nei locali di qui, con un cornicchio rosso che pendeva dalla montatura degli occhiali. Tanti gruppi e tanta musica, forse la meglio musica dello stivale o almeno l’unica che avesse risolto l’americanismo in avventura italiana. Ma di tutto il movimento, alle sfere del successo è pervenuto soltanto il Pino Daniele dei primi anni Ottanta. Dopo la pubblicazione del primo disco, Terra mia, Daniele si presentò a casa di Senese e gli chiese di entrare nei Napoli Centrale. Risposta: ”prendi questo basso e vediamo”. Dopo un anno di Napoli Centrale Daniele tornò alla carriera solista, con un suono rivoluzionato. Era il suono di Je so’ pazzo, di Yes I know my way di Quanno chiove. Il suono del Pino Daniele degli anni d’oro era quello di Napoli Centrale, si ascolti per conferma (e per dimenticare l’ultimo Pino Daniele, quello degli anni Novanta e degli Zero). Anche la World Music di Daniele Sepe è iniziata dall’ascolto di una tarantella del Gargano fatta da Senese. Hanno scritto ”James Senese ha iniziato quasi tutto e quasi tutto gli hanno rubato”. Ho l’impressione che James, come ruolo nella musica italiana, assomigli a Platòn Karatàjev in Guerra e Pace, il contadino che senza parere è l’architrave del libro. Si tolga Platòn e Guerra e pace crolla, si tolga ”a faccia, ”o suono, ”a vita” di James e la musica italiana diventa più noiosa, più provincia e meno paese, anche. [...] ”Io e Pino Daniele abbiamo instaurato un rapporto molto sentimentale. diventato anche ricco se vuoi. Pe’ colpa e James” [...] Gaetano Senese prende dal padre il nome, e in un certo senso anche il sax. figlio del soldato James Smith del North Carolina, che arriva a Napoli con la Quinta Armata, e che dopo diciotto mesi rientra in America senza più rispondere alle lettere. [...] ”Ho capito che mio padre, se non è venuto a prendermi si vede che non ha potuto. Hai capito? Mio padre mi ha lasciato dopo un anno e mezzo, non subito. Se non è venuto è perché era nell’impossibilità di venire. Hai capito?”. Quando James ha otto anni la madre Anna entra in casa con la copertina vuota di un 78 giri di John Coltrane. ”A Je’, guarda quest’uomo, è come tuo padre”. Allora James vuole suonare il sax. La madre firma una catasta di cambiali, glielo compra in via San Sebastiano, ancora oggi la strada dei negozi di musica, vicino al Monastero di Santa Chiara. James impara leggere le note da subito. Comincia coi primi gruppi, si passa da Anema e core al repertorio swing, a Otis Redding. Nei night partenopei si suonavano due scalette una dopo l’altra, napoletana e americana. Allo Shaker di Mergellina incontra Luigi Tenco, che cantava Ray Charles con tono e pronuncia da sembrare Ray Charles. James è sempre insieme a Mario Musella, un altro figlio della guerra mezzo napoletano e mezzo pellerossa, che diventerà il cantante degli Showmen (voce paragonata a quella di Demetrio Stratos, a ragione) e morirà a trentaquattro anni. ”Con gli Showmen abbiamo fatto un mezzo successo, Un’ora sola ti vorrei, Sanremo nel 1969, poi ci siamo sciolti”. [...] in tutte le biografie c’è scritto che è di Miano (non di Napoli), e si dilunga sul nonno Gaetano, alto un metro e cinquanta, stuccatore di chiesa. Il nostro mito è un nero di paese, anzi di strapaese. Il successo serio quello di Eros Ramazzotti, Andrea Bocelli, Gigi D’Alessio, finora non è arrivato. ”James è conosciuto ovunque, come se avesse venduto milioni di copie, ma non ha mai avuto l’aiuto di grandi produzioni, e soprattutto non ha mai venduto milioni di copie”, precisa il mito sempre in terza persona. Per i musicisti del giro napoletano James è una fonte perenne di affetto e sfottò. Si telefonano le novità su James, ed è leggenda il suo accanirsi su Franco Del Prete, batterista e cofondatore dei Napoli Centrale. In giro chiamano Del Prete ”polvere di James”. Stima tanta, successo poco, comunque. Forse perché, come sostiene Gino Paoli, i Napoli Centrale sono delle teste di cazzo. O perché la Napoli dello spettacolo è nota come tritacarne dei suoi migliori talenti sin dai tempi di Gennaro Pasquariello, il più grande della canzone napoletana, che morì nel dopoguerra con un misero sussidio Siae. O forse perché James con le canzoni non ci ha saputo fare abbastanza: ”La forma canzone ti limita moltissimo. Va bene per il cantautore che sona ”a chitarrina. Chello solo chello po’ fa’”. Poi c’è il fatto che James, tipo brusco, non favorisce le public relations. Si legge in Je’ sto ”cca, la biografia di Senese scritta da Carmine Aymone (Guida), che ai tempi degli Showman il padrone di un locale a Cortina D’Ampezzo non volesse pagare il gruppo. James si presentò con dieci litri di benzina e il tappo del bidone in mano. Si racconta che lo stesso Gino Paoli durante una session fosse rimasto troppo a spiegare a James dove e come entrare col sax. Risposta: ”aggio capito: aggi’a mette’ ”nu poc’ e poesia ”ncoppa a ”sta cacata”. Ma oltre alla vita c’è l’arte, che è tutto un velluto, anzi una cassapanca di damaschi colorati. Nell’ultimo cd dei Napoli Centrale che si chiama Paisà oltre al funk e al rap c’è un omaggio a Coltrane, una My favourite things fatta senza sassofono perché ”non si copia un gigante”. Ci sono i dischi storici, poi. [...] Il suono del sax di James lo riconosce anche mammà alla radio, è potente, quasi tirannico, con un attacco frizzante. Fa pensare a una zampogna. Lui conferma indirettamente, sempre in terza persona: ”Il suono di James non è americano”. In una playlist ideale ci starebbe anche Campagna (da ”Napoli Centrale”). Senese e Franco Del Prete andarono da Raffaele Cascone, il Dj di ”Per voi giovani”, con un provino. Si trattava di rumori strumentali con sopra una poesia, un testo più o meno così: ”Il bracciante della campagna si reca al sorgere del primo sol a cogliere il frutto del suo lavor”. Cascone suggerì a Senese di cantarla con una litania sua. Il risultato è una specie di flusso di coscienza ballabile, un prototipo rap, ottimo in discoteca. Poi Malasorte (da ”Ngazzete nire”), canzone apotropaica, il cui ascolto accompagnato dal canto mette al riparo da svariati ed eventuali guai.[...] Poi la versione di Senese di Malafemmena. Per ultimo, si potrebbe tentare un esperimento cattivo. Scaricare Chi tene ”o mare di Pino Daniele dall’album Pino Daniele, dove al sax c’è Senese. E poi Chi tene ”o mare di Pino Daniele dal cd Sciò di Pino Daniele, dove al sax c’è quel mammasantissima di Gato Barbieri. Barbieri ce la mette tutta: cultura enciclopedica, fantasia, rimpalli con altri musicisti, tutto il sentimento dei due mondi. Barbieri è una festa per le orecchie. Ma James è. ”’A voce, ”a faccia, ”a vita”. [...]» (Bruno Giurato, ”Il Foglio” 24/11/2007).