varie, 16 luglio 2008
scheda
GNUTTI Emilio. Nato a Brescia il 6 agosto 1947. Un’infanzia difficile: i genitori, sarti, si ammalano entrambi di tubercolosi quando lui è ancora ragazzo. I soldi in casa sono pochi, e il giovane Gnutti si arrangia con lavoretti per mantenere la famiglia e la sorella parrucchiera. Dopo il diploma di elettrotecnico inizia a lavorare: prima fa il venditore di fotocopiatici, poi l’operaio in una fabbrica di motori elettrici. Nel frattempo studia Economia e Commercio a Parma, anche se poi si laurea in Lettere e Filosofia. Nel 1969, poco più che ventenne, fonda, assieme a un amico e al datore di lavoro, la Gi-Em, resistenze elettriche. L’azienda ha successo e gli garantisce i primi soldi veri. Intanto si sposa (nel 71) e ha due figli (il primo nel 72, la seconda nel 73) • L’esordio nella finanza è del 79: assieme a Mauro Ardesi, erede di un’antica impresa edile del bresciano, fonda Fine-Eco Leasing, società che si occupa di locazione finanziaria, un mercato ancora giovane in Italia. Il progetto funziona, tanto che all’inizio degli anni Ottanta la Banca Popolare di Brescia, guidata da Bruno Sonzogni, prima entra nel capitale del gruppo, poi compra una quota di controllo. Con questa operazione Gnutti entra nel comitato esecutivo di Bipop: ci resterà fino al 1992, quando l’alleanza con Sonzogni si guasta per questioni di rivalità personale. La situazione si risolve con Bipop che compra tutta Fin-Eco Leasing. A Gnutti vanno 70 miliardi di lire, soldi che lui mette in un sistema di scatole cinesi creato nel frattempo: Fingruppo (fondata nel 1988) controlla Hopa (del 90) che controlla Fin-Eco holding. All’interno di queste holding convergono una settantina di medio-grandi imprenditori del bresciano, tra i quali i Lonati e i Lucchini, e grandi investitori italiani e internazionali: Comit, Banca agricola mantovana (passata poi a Monte dei Paschi), Antonveneta, Unipol, Chase Manhattan Bank • Hopa acquista nel 92 la Colmark, catena di supermercati che fatturava 240 miliardi, la porta a 1.200 miliardi di ricavi in quattro anni e poi la vende alla Rinascente, nel 96, per 500 miliardi • In quel periodo Gnutti conosce Roberto Colaninno, amministratore delegato di Olivetti (gruppo De Benedetti). I due diventano soci e amici. E decidono di scalare Olivetti. Iniziano a comprare azioni della compagnia nel 97, l’anno dopo danno vita alla Bell, finanziaria lussemburghese controllata al 56,6% da Hopa e Fingruppo, a loro volta partecipate dai due assieme ad Antonveneta, Finsthal, Unipol e Gazzoni Frascara, Banca di Roma, Monte dei Paschi, Comit, Mediobanca, Chase Manhattan Bank. Bell riesce ad acquisire una quota sufficiente a controllare Olivetti (l’8%) a inizio ”98. A fine anno ne ha rastrellato il 22% • Nel febbraio 1999 la coppia Gnutti-Colaninno lancia la scalata più grande della storia del capitalismo italiano, quella su Telecom. Riescono a mettere insieme 120 mila miliardi di lire, di cui 100 mila attraverso indebitamento con le banche (40 solo con Chase Manhattan) ed emissione di obbligazioni di Tecnost, piccola società scelta per condurre l’operazione. Per superare vincoli antitrust, Olivetti vende Omnitel e Infostrada. A giugno l’Opa va in porto. I ”capitani coraggiosi” (come li definisce Massimo D’Alema, allora presidente del Consiglio) rastrellano il 51% delle azioni di Telecom spendendo 61 mila miliardi di lire. Ma la nuova gestione di Telecom non ha successo. Era una società troppo complessa, come spiegherà anni dopo lo stesso Gnutti. Il 27 luglio 2001 Gnutti incontra Marco Tronchetti Provera, che si candida ad acquisire la quota di controllo di Bell. Il finanziere bresciano si prende una notte per dirgli di sì, e poi cede, nonostante il parere contrario di Colaninno. Gnutti incassa 18 mila miliardi, ottenendo una plusvalenza di 1.500 miliardi (4 anni dopo l’Agenzia delle entrate accuserà Bell di non avere pagato le tasse dovute per la cessione, diatriba risolta con una multa di 156 milioni di euro) • Pochi mesi dopo Gnutti rimette parte di quei soldi in Olimpia, la cassaforte di Tronchetti Provera, acquisendone un 18%. Intanto stringe un rapporto molto stretto con Gianpiero Fiorani, amministratore delegato della Popolare di Lodi (e intimo amico del governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio) e Giovanni Consorte, alla guida di Unipol. Nel 2002 ha problemi con la giustizia: condannato per insider trading in Telecom e Unipol, condannato per corruzione di uomini della Finanza alla Pineider. A inizio 2005 Gnutti, con Hopa, ha varie partecipazioni rilevanti in Bnl, Antonveneta, Mps (della quale dal 2003 è vicedirettore), Bpl, Unipol. l’estate delle scalate: Rcs, Antonveneta, Bnl. Gnutti è il tratto d’unione tra le due operazioni sulle banche: è con le ”rosse” Unipol e Mps per prendere Antonveneta, con la ”bianca” Bpi (la ex Popolare di Lodi di Fiorani) su Antonveneta. Le scalate falliranno a causa della realtà di ”concerto” illecito che emergerà dalle intercettazioni dei giudici. Al telefono con Fiorani, Gnutti parla di ostacolare la Consob e del progetto di sposare Hopa e Bpi. Per i pm è il ”complice rassicurante e fidato” di Fiorani, e con lui è indagato per aggiotaggio e associazione a delinquere. A dicembre del 2005, a causa delle accuse, Gnutti lascia i consigli di amministrazione di Unipol, Montepaschi, Asm Brescia, a gennaio quelli di Olimpia e Hopa. Lo stesso mese, al Tribunale di Brescia, contro di lui scatta un’indagine per falso in bilancio. l’inizio della fine. Hopa, abbandonata, è allo sbando: tenta una fusione con Palladio, ma l’operazione salta. A maggio 2008 il 3,6% di Telecom ancora in mano ad Hopa è sequestrato da Royal Bank of Scotland, che aveva avuto quel pacchetto da 1 miliardo di euro come garanzia di un credito. A giugno il Tribunale di Brescia chiede il fallimento di Fingruppo: la holding ha 410 milioni di euro di debiti con le banche, di cui 284 a vista. Salta anche l’ultimo, disperato, tentativo di fusione tra Hopa e Sopaf. A fine mese Gnutti, malato, decide di abbandonare la finanza e darsi alla sanità: lascia il 50% della holding Gp ai figli e sottoscrive il 30% di Medicalspa, una società che gestisce una struttura sanitaria per terapie estetiche e cura del corpo.