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 2008  luglio 16 Mercoledì calendario

CITTA’DEL VATICANO


LA STAMPA 12 luglio 2008
La roccaforte è l’arcidiocesi retta dal cardinale Dionigi Tettamanzi, la più grande d’Europa, e il megafono è «Famiglia cristiana», l’ammiraglia dell’editoria cattolica (tre milioni di lettori) che da settimane prende di petto governo e Pdl. Dopo la sconfitta elettorale, parte da Milano la «reconquista» dei cattolici di sinistra.
«E’ un’operazione camaleontica, studiata a tavolino - attacca il ciellino Luigi Amicone, direttore del settimanale ”Tempi” -. Più i catto-progressisti perdono terreno nelle parrocchie, più sentono il bisogno di riorganizzarsi attorno all’arcivescovo e al giornale che tengono in vita un marchio decaduto. Nuovi sentieri, stessi marciatori, dunque. Sono i soliti pacifisti, dossettiani e terzomondisti usciti a pezzi dalle urne. I gattopardi come Bindi, Castagnetti e Franceschini si affidano ai Paolini, editori del Papa, e alla Chiesa ambrosiana per imbastire una manovra di vertice, priva di effetti concreti su quella base ecclesiale che si muove autonomamente - osserva Amicone-. Il cattolicesimo di sinistra alza la voce perché si sente mancare la terra sotto ai piedi: la gran parte della galassia bianca segue altre strade e vota altrove».
L’ala sinistra di quello che fu lo sterminato bacino della Dc «soffre il distacco dalla realtà per un’ansia di visibilità ed è senza popolo né idee», quindi, secondo Amicone, «reagisce in modo artificioso, astioso e verticistico allo spostamento dell’elettorato cattolico verso il centrodestra».
Nei giorni scorsi le bordate dalla Curia milanese e di «Famiglia cristiana» nelle infuocate polemiche sulle impronte ai bimbi rom e la moschea di viale Jennner hanno provocato persino la convocazione al Viminale dell’ambasciatore italiano in Vaticano. La Curia di Milano ha definito fascista il «giro di vite» sulla sicurezza e il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha deciso che d’ora in avanti non accetterà più alcuna offesa o insulto e risponderà per via istituzionale all’attacco di una parte minoritaria della chiesa cattolica, assicura la Padania. L’ultimo strappo è l’affondo del responsabile del dialogo interreligioso della Curia di Milano, monsignor Gianfranco Bottoni, che domenica ha bollato come un «provvedimento fascista e populista che limita la libertà religiosa» la chiusura della moschea di viale Jenner ipotizzata da Maroni.
E già Tettamanzi aveva sentito il bisogno di prendere le distanze dalla decisione del governo di impiegare temporaneamente l’esercito per garantire la sicurezza dei cittadini. Un’opposizione frontale all’esecutivo che non è certo passata inosservata nei Sacri Palazzi vaticani, dove più di qualcuno s’interroga sulla piega presa da quest’ultimo scorcio dell’episcopato di Tettamanzi e dall’influenza di alcuni suoi collaboratori. «Sono un ”teocon” e difendo il diritto dei vescovi di giudicare persone e leggi, ma non quello di insultare le autorità dello Stato - insorge il senatore a vita Francesco Cossiga-. E’ una vergogna che Tettamanzi insulti un ministro della Repubblica. Ho consigliato al premier di presentare una nota di protesta alla Segreteria di Stato chiedendone la rimozione e, in caso di rifiuto, di sospendere alla diocesi di Milano la quota statale dell’otto per mille».
Nell’area sinistra del cattolicesimo italiano, spiega il politologo don Gianni Baget Bozzo, è in corso una rivoluzione. «Il bastone del comando è passato dalla prodiana scuola di Bologna al movimentismo antipolitico dell’arcidiocesi di Milano e della casa editrice San Paolo - sottolinea Baget Bozzo-. Il pensatoio che ha ispirato la svolta è la comunità di Bose e l’ecumenismo estremo del priore Enzo Bianchi è il collante ideologico dei nuovi cattocomunisti. Grazie a Dio, però, alla Chiesa ambrosiana filoislamica e modernista si oppone la Genova moderata e degasperiana di Bertone e di Bagnasco che per dialogare preferisce Scajola ai noglobal anti-Occidente e agli imam fomentatori dell’odio verso i cristiani». A smussare i toni dello scontro è il cardinale di Curia Achille Silvestrini, «Famiglia cristiana dà voce agli umori delle parrocchie e alle istanze sottoposte dai suoi lettori - afferma l’ex ministro degli Esteri vaticano e fautore della «Ostpolitik» della Santa Sede -. A Milano il terreno di confronto tra Chiesa e istituzioni riguarda soprattutto problemi locali ed è fuorviante estenderne la portata».
Eppure sente puzza di bruciato anche l’ex Guardasigilli, Alfredo Biondi, allievo del cardinale conservatore Giuseppe Siri. «Tettamanzi è una ”porpora rossa”, nel senso ideologico del termine. Si muove sulla scia del suo predecessore Carlo Maria Martini attaccando un giorno il governo di centrodestra e l’altro, sia pur più velatamente, Benedetto XVI - sostiene Biondi-. Ma chi crede di essere compiendo tutte queste invasioni di campo? Si limiti a fare il pastore d’anime senza ribellarsi all’autorità dello Stato e al Papa. Purtroppo Martini ha fatto scuola e a Milano i preti cattobuonisti senza clargyman predicano come animatori di un villaggio Valtur. Intanto il modernismo uccide la Chiesa, che per sua natura deve essere dogmatica come ripeteva Siri, mio insegnante di religione alla scuola Doria di Genova. Nella gerarchia ecclesiastica, avremmo bisogno di più cardinali come lui, Bertone e Bagnasco, cioè coerenti con il Magistero e fedeli ai principi invece che alle mode».
Bersaglio costante dei fulmini di «Famiglia Cristiana», la componente cattolica dell’esecutivo (Rotondi e Giovanardi in primis) attribuiscono da settimane l’interventismo dei Paolini alla volontà di riorganizzare i cattolici di sinistra attorno alle bandiere guelfe dell’episcopato progressista. «Rimpiangono i tempi in cui al governo avevano i loro amici Prodi e Bindi e sognano un’improbabile rivincita», chiosa il cattolico Giovanardi.
GIACOMO GALEAZZI

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LA STAMPA 14 luglio 2008
La realtà della Chiesa
ambrosiana
Crediamo di conoscere bene la realtà milanese e siamo rimasti stupefatti dell’articolo di Giacomo Galeazzi del 12 luglio. Stupefatti e sconcertati che su un quotidiano come La Stampa, solitamente caratterizzato da un saggio equilibrio informativo, si possa delineare un quadro così parziale della situazione del cattolicesimo milanese, sferrando un attacco al cardinal Tettamanzi, coinvolgendo in una polemica da sagrestia il priore di Bose, presentando senza contraddittorio un biblista della levatura del card. Martini quale ispiratore di sacerdoti che «predicano come animatori di un villaggio Valtur», dando spazio a categorie storiografiche di comodo come quella di «scuola bolognese» polemicamente adottata dal cattolicesimo anticonciliare per designare l’Istituto di Scienze religiose fondato da Dossetti e Alberigo.
La Chiesa ambrosiana viene ridicolmente accusata di essere al servizio del progetto revanchista di una parte politica sconfitta (peraltro da essa mai sostenuta) e il suo cardinale invitato a non compiere «invasioni di campo» solo perché testimonia il Vangelo, come richiesto dalla sua missione. Visto poi che l’articolo non ha intenti informativi ma, con l’eccezione del card. Silvestrini, si limita a dare spazio a opinioni molto definite soprattutto politicamente, sarebbe interessante sapere in che misura esprime la posizione del giornale e quali interessi rappresenta.
PAOLO DE BENEDETTI
SILVIA GIACOMONI
GIANANDREA PICCIOLI

Era un articolo di cronaca, non aveva alcuna intenzione di attaccare il card. Tettamanzi e il priore di Bose. Sorprende che persone abituate alla lettura dei giornali ricerchino in esso altre finalità che non siano quella di informare.

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La Stampa 15 luglio 2008
Mi vergogno
di essere cattolica
Ho letto con interesse l’articolo di Galeazzi sulla Stampa del 12 luglio e la mia indignazione è stata grandissima. Da un po’ di tempo mi vergogno di essere italiana. Ora mi vergogno anche di essere cattolica, se essere cattolici significa pensarla come questi signori intervistati. Mi stupisce Cossiga, il quale, oltre a dimenticare che Tettamanzi è un cittadino italiano con il diritto di criticare il governo, dimentica che un vescovo non solo ha il diritto ma anche il dovere di dire se i comportamenti sono contrari alla parola di Cristo.
GRAZIELLA DUCHINI

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La Stampa 16 luglio 2008
Ho letto l’accorata lettera di Graziella Duchini intitolata «Mi vergogno di essere cattolica». Poiché essa accenna a me, mi limito a fare alcune considerazioni. Ho sempre difeso dentro e fuori delle aule del Parlamento, con le parole e lo scritto, da liberale prima che da cattolico, il diritto del Papa, dei vescovi, dei presbiteri e anche dei laici di esprimere, sotto il profilo del diritto naturale e della morale, giudizi su fatti, avvenimenti e iniziative politiche ancorché rientranti nell’ambito delle istituzioni dello Stato. Considero il Cardinale Tettamanzi un bravo prete, un modesto teologo e un pastore un po’ avventato, non molto dotato di potestà di governo tanto da aver scelto, per la sua Curia, alcuni monsignori cretini e imprudenti. Ho sempre espresso un giudizio negativo nei confronti della legge sulla sicurezza e ho polemizzato così duramente col ministro dell’Interno, l’amico Maroni, da dovergli poi chiedere pubblicamente scusa. Ma io sono un cattolico e un laico e non credo che nell’ordine temporale né Tettamanzi, né tantomeno un suo pretonzolo di curia abbia il diritto di insultare un Ministro della Repubblica, specie dopo che in tempi non molto lontani la Chiesa d’Italia si è battuta con grande successo non certo per la libertà scolastica, ma per il contributo forzoso dell’8 per mille alla Conferenza Episcopale, tanto che quando si è parlato in altissima sede di materie non negoziabili mi è sembrato, talvolta, che per alcuni vescovi esse non fossero il rifiuto dell’aborto, l’eutanasia o il riconoscimento del matrimonio tra omosessuali, ma... l’8 per mille e l’esenzione dall’Ici degli edifici della Chiesa. Il recente episodio fa chiedere a me cattolico se forse non sia venuto il momento di superare il Concordato e di superare anche l’8 per mille, così il Cardinale Tettamanzi e suoi pretonzoli di Curia, non essendo foraggiati dallo Stato italiano, avranno, salvo la buona educazione, anche la non discutibile facoltà di insultare chi li ha pagati, tra cui il Ministro Maroni.
Con viva cordialità,
FRANCESCO COSSIGA

Accogliamo fra i nostri corrispondenti il Presidente Cossiga con molto piacere, più che per (o meglio: non solo per) il suo titolo, quanto per il vigore con cui esprime le sue opinioni, come fa oggi. Come forse il Presidente sa, dal momento che ci legge, in questo spazio il dibattito tra laici e cattolici, la discussione sui diritti della Chiesa e quelli dello Stato, sono una costante. Il suo punto di vista, quello di un uomo che si definisce difensore senza se e senza ma della distinzione fra le due Istituzioni, ma al contempo cattolico fervente, è per noi importante. Aspetto le molte, e posso anticipare indignate, contro-risposte di altri nostri lettori.
Lucia Annunziata

Si fa in fretta a costruire un falso se si guarda la realtà con occhiali distorti e distorcenti. ciò che è successo con l’articolo «Milano, la rivincita dei cattocomunisti» pubblicato su La Stampa del 12 luglio scorso. L’«analisi» di Giacomo Galeazzi («I cattocomunisti perdono terreno in parrocchia e si riorganizzano intorno all’arcivescovo di Milano») è talmente parziale e rozza da non meritare nemmeno una smentita (va bene, sì e no, per un giornale da gossip). Il trattamento che La Stampa ha riservato all’articolo, con tanto di «soldati», «ufficiali», «basi» e «generali», tende anch’esso a dare un’immagine di Chiesa da fase postbellica, alla «don Camillo e Peppone». E’ incredibile come La Stampa, che ha avuto ben altri fasti e tradizioni, non riesca a suggerire ai propri lettori una lettura della cronaca più accurata e intelligente, se non quella massimalista, e poverissima, caratterizzata dalla categoria del «cattocomunismo» (che non esiste, semmai sia esistita in passato). L’analisi a tesi precostituita (questa, sì, fatta a tavolino) del suo giornalista non fa onore al giornale. Credo sia inutile ricordare i diversi editoriali di critica anche alla sinistra del nostro Paese.
DON ANTONIO SCIORTINO, DIRETTORE DI «FAMIGLIA CRISTIANA»
Non cattocomunisti

ma laici impegnati
Nell’articolo «La rivincita dei cattocomunisti» La Stampa individua nel cardinal Tettamanzi il principale rappresentante di una chiesa che si porrebbe in aperto contrasto con il governo facendo esplicitamente politica per riscattare il centro sinistra dopo le sconfitte elettorali. Ci permettiamo di esprimere tutto il nostro sconcerto e imbarazzo per una lettura di questo genere.
E’ legittimo che i giornali e i giornalisti offrano le loro opinioni, ma è anche importante che la realtà, soprattutto quella ecclesiale, non venga riletta con il filtro di qualsivoglia schieramento politico che rischia di non rendere ragione a quello che quotidianamente viene vissuto. Non possiamo dimenticare che ciò che per molti di noi può essere solo argomento di discussione, per molte persone e gruppi di persone costituisce una dura lotta quotidiana, se non di sopravvivenza, sicuramente di affermazione della dignità umana. su questo fronte che, ci sembra, si esprimano (come da sempre hanno fatto e non solo dopo la sconfitta elettorale del centro sinistra) i vari esponenti ecclesiali citati dalla Stampa, dal cardinal Martini a Enzo Bianchi, al cardinal Tettamanzi.
Bollare col semplicistico appellativo di cattocomunisti coloro che tentano di dare quotidianamente una risposta alle sofferenze di chi ogni giorno sperimenta la fatica del vivere è ingiusto prima ancora che scorretto. Come Azione Cattolica siamo laici impegnati a condividere il cammino della nostra Diocesi che riconosciamo non votata ad alcun disegno politico, ma chiaramente animata dal desiderio di annunciare il Vangelo e calarlo dentro le situazioni concrete della vita, vicina alle preoccupazioni e ai problemi della gente. Scrivere che nelle parrocchie della diocesi di Milano si passa il tempo a tentare di organizzare un attivismo antigovernativo è scorretto e fuorviante e nulla ha a che fare con gli insegnamenti e le posizioni della Chiesa e men che meno con il Vangelo, termine ultimo di confronto per la coscienza di ogni cristiano.
LA PRESIDENZA DIOCESANA DELL’AZIONE CATTOLICA, MILANO

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La Stampa 17 luglio
L’articolo di Giacomo Galeazzi pubblicato sulla Stampa del 12 luglio, «Milano, la rivincita dei cattocomunisti», evoca scenari fantasiosi: suvvia, la campagna elettorale è finita, quella dei cattocomunisti è una favola a cui non credono più neanche i bambini, ma che compare solo nelle ossessioni di alcune fra le voci più partigiane del cattolicesimo conservatore, raccolte con zelo informativo e intrecciate ad arte per insinuare la falsa idea di un cattolicesimo ambrosiano roccaforte dei cattolici progressisti. Noi delle Associazioni cristiane lavoratori italiani milanesi, che nelle parrocchie ci siamo, non per lavorare pro o contro i governi, ma per la formazione popolare all’impegno sociale e per offrire servizi a cittadini e famiglie di basso reddito, troviamo scorretto coinvolgere la Curia ambrosiana in un fantomatico disegno per il rilancio dei cattolici democratici.
GIANNI BOTTALICO
PRESIDENTE DELLE ACLI MILANESI


Stimo molto la Stampa e credo che sia in perfetta buona fede quando mi iscrive tra gli attaccanti dei cosiddetti catto-progressisti. Sono certo però di non aver usato quei toni da gendarme di chissà quale ortodossia dei cattolici in politica, né men che meno mi sono permesso di tirare in ballo l’arcivescovo di Milano nelle beghe politiche di cui tratta l’articolo del collega Giacomo Galeazzi pubblicato sulla Stampa il 12 luglio.
LUIGI AMICONE


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La Stampa 18 luglio
Condivido l’analisi di Franco Garelli pubblicata mercoledì sulla Stampa a proposito delle polemiche sulla Chiesa milanese. La Chiesa non tema di andare controcorrente, di annunciare il Vangelo della solidarietà e della vicinanza agli ultimi, anche se questo può andare contro il sentimento comune, grossolanamente rilevato dai sondaggi. La presenza dei sacerdoti nelle parrocchie, nei centri d’accoglienza e negli ostelli della Caritas è fondamentale affinché la nostra società ritrovi lo spirito di solidarietà che fino a pochi anni fa era un elemento fondante del Paese.
ROBERTO DI GIOVAN PAOLO SENATORE PD SEGRETARIO COMMISSIONE AFFARI EUROPEI

L’occhiello di un articolo pubblicato sulla Stampa del 12 luglio («Milano, la rivincita dei cattocomunisti») attribuisce a Cl una frase virgolettata che non è del movimento, ma esclusivamente di chi l’ha pronunciata. Per quanto riguarda il riferimento all’arcivescovo di Milano, dall’educazione di Cl abbiamo imparato il rispetto e la stima per chi è stato costituito autorità nella Chiesa, vivendo l’obbedienza al Vescovo come valore per la nostra vita di fede.
D’altra parte, rispetto e stima sono sempre ricambiati dal cardinale Tettamanzi durante il tradizionale raduno in Duomo con tutto il movimento di Milano, com’è accaduto anche quest’anno per l’anniversario di don Giussani e del riconoscimento pontificio della nostra Fraternità.
ALBERTO SAVORANA
UFFICIO STAMPA CL