Sergio Romano, Corriere della Sera 14/7/2008, 14 luglio 2008
Sembra che lei commenti con fastidio i recenti avvenimenti in materia di giustizia. In sintesi lei sostiene che abusi da parte della magistratura ci sono stati e che anche non condividendo in toto le scelte della maggioranza, il premier, democraticamente eletto, abbia diritto di governare senza impedimenti di sorta
Sembra che lei commenti con fastidio i recenti avvenimenti in materia di giustizia. In sintesi lei sostiene che abusi da parte della magistratura ci sono stati e che anche non condividendo in toto le scelte della maggioranza, il premier, democraticamente eletto, abbia diritto di governare senza impedimenti di sorta. Gli sviluppi recenti, però, sono rivelatori delle scelte che, pur di assicurare al premier il suo diritto a governare (ma forse non è atto di governo promuovere un «lodo Alfano»?) non denotano certo sapienza nell’affrontare i problemi della giustizia ma anzi determinazione cocciuta e infantile e peraltro contraddittoria. Non si «ammorbidisce una norma» (la cosiddetta «blocca processi») in pochi giorni se prima era stata ostentata e difesa come la panacea di tutti (molti) mali e solo perché per altra via si è portato a casa il risultato. Il disegno che sta dietro è chiaro a tutti. Politici adulti usano metodi neanche da ragazzini sotto lo sguardo indifferente e compiacente di molti e incredulo di pochi tra i quali non credo che lei voglia annoverarsi. O mi sbaglio? Roberto Mosconi roberto.mosconi@ bancamarche.it Caro Mosconi, L ei ha colto nel segno. Ma il fastidio di cui parla nella sua lettera non è noia. il sentimento che proviamo quando ci accorgiamo di essere alla prese con una matassa senza bandolo. Sulle responsabilità di Silvio Berlusconi non ho alcun dubbio. entrato in politica con un conflitto d’interessi che poteva essere risolto soltanto grazie alla vendita delle sue aziende: una prospettiva che l’interessato non ha preso in considerazione neppure per un momento. Non so se e quanto il potere abbia giovato alle sue attività imprenditoriali. Ma so che il conflitto irrisolto ha creato intorno a lui, non soltanto in Italia, un clima di legittimi sospetti che hanno immediatamente intaccato la credibilità dei suoi governi. Non posso fare a meno di constatare d’altro canto che la magistratura inquirente ha concentrato su di lui una potenza di fuoco senza precedenti e che ha sistematicamente respinto qualsiasi riforma del sistema giudiziario fondata sulla separazione della carriera dell’accusatore da quella del giudice. Non mi piace che il Paese sia governato da un uomo d’affari, ma non mi piace neppure un Paese in cui le procure consegnano mandati di comparizione al Premier mentre partecipa a una conferenza internazionale o chiudono gli occhi quando informazioni riservate escono dai loro uffici. Non basta. Mentre la magistratura si comportava come un potere corporativo, l’opposizione ex comunista, nota in passato per le sue tesi sul primato della politica, ha lasciato fare nella speranza che i procuratori le spianassero la strada. Non abbiamo soltanto un Premier che rifiuta di rinunciare ai suoi interessi e una magistratura che ha sproporzionate ambizioni istituzionali. Abbiamo anche un’opposizione che dimentica i suo principi pur di raggiungere un obiettivo politico e non esita così a indebitarsi con i magistrati. A questa offensiva Berlusconi ha reagito chiedendo al parlamento di approvare leggi che erano visibilmente destinate a risolvere i suoi problemi personali. Con due risultati negativi. In primo luogo ha confermato i sospetti di coloro che lo ritenevano inadatto a governare. In secondo luogo si è indebitato politicamente con gli alleati a cui chiedeva favori che non avrebbe dovuto chiedere. All’inizio di questa legislatura speravamo che la stagione delle leggi ad personam appartenesse al passato. Errore. Questa brutta storia non è ancora finita. Di fronte a una nuova ricaduta del conflitto d’interessi, l’opposizione è nuovamente tentata dalla possibilità di attaccare Berlusconi sul piano morale. comprensibile. Ma diciassette milioni di italiani, pochi mesi fa, hanno direttamente o indirettamente votato per un uomo di cui conoscevano perfettamente gli handicap giudiziari. Delle due l’una: o questi italiani sono amorali, complici, collusi, sospettabili di «favoreggiamento esterno », oppure sono sinceramente convinti che Berlusconi sia il minore dei mali e utile al Paese. A questo punto, caro Mosconi, le mie convinzioni personali sul Premier, sulle ragioni dei magistrati, sulla strategia dell’opposizione e sulla moralità dei miei connazionali diventano irrilevanti. Debbo chiedermi che cosa accadrebbe se Berlusconi venisse squalificato da una sentenza. Posso soltanto sperare che maggioranza e opposizione riescano ad accordarsi su riforme che rendano questo Paese un po’ più governabile e sciolgano i molti lacci da cui la sua economia è imprigionata.