varie, 12 luglio 2008
CASTELLANO
CASTELLANO Lucia Napoli 20 febbraio 1964. Avvocato. Dal 2002 dirige la Casa di reclusione di Milano-Bollate per il recupero socio-lavorativo dei detenuti. «[...] Il progetto più innovativo e ambizioso nell’ignobile panorama delle nostre carceri [...] il carcere più moderno e bipartisan d’Italia, inaugurato nel 2000 dall’allora ministro della Giustizia, il ds Piero Fassino; reinaugurato nel 2002 dal suo successore, il leghista Roberto Castelli che, più volte, l’ha citato come modello assai ”lumbard”. Personalizzazione della pena, autoresponsabilizzazione del detenuto, nuovo concetto di ”sicurezza integrata” e, soprattutto, cultura del lavoro. Luigi Pagano, provveditore regionale degli Istituti di pena, ebbe l’intuizione di creare un circuito metropolitano di carceri da San Vittore (detenuti in attesa di giudizio) Opera, dove sono rinchiusi pericolosi boss come Riina e Bollate, carcere a ”custodia attenuata”, per detenuti con pene definitive (dai 4 ai 10 anni) che accettano di provare a costruirsi una via di legalità. Pusher e rapinatori (30% gli stranieri; marocchini, albanesi, romeni) [...] giovani-adulti arrivati dal carcere minorile Beccaria e un reparto di ”sex offenders” (stupratori, pedofili). Sarà un caso ma il pioneristico carcere è affidato a tutte donne, Lucia Castellano, la vice Cosima Buccoliero (in maternità è sostituita da Gabriella Lusi) e Alessandra Uscidda, laurea in legge alla Cattolica, comandante della polizia penitenziaria. ”Abbiamo agenti straordinari” [...] ogni giorno escono [...] detenuti ammessi al lavoro esterno e [...] entrano - in un flusso controcorrente - educatori, psicologi e decine di volontari (chi tiene la biblioteca, chi insegna italiano, chi fa teatro o corsi di poesia. Un ex presidente della Corte costituzionale, Valerio Onida, dirige lo Sportello giuridico) è l’immagine consolante di un’ Italia non buonista ma solidale. Il muro di cinta (lungo un chilometro) che circonda il carcere più grande d’Europa e fors’anche il più sicuro [...] non è sorvegliato; oltre i cancelli nei cortili tra i reparti è un rifiorire di gerani, piante e orti coltivati dai detenuti di ”Cascine Bollate”, la coop presieduta da Susanna Magistretti figlia del famoso architetto, Vico. [...]» (Chiara Beria di Argentine, ”La Stampa” 5/5/2008).