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 2008  novembre 14 Venerdì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 14 LUGLIO 2008

Sabina Guzzanti è nata a Roma il 25 luglio 1963, primogenita del giornalista Paolo Guzzanti (Avanti!, Repubblica, Stampa, Giornale, Panorama, oggi deputato del Popolo della Libertà) e della di lui prima moglie Germana. Ha due fratelli, attori come lei, Corrado (17 maggio 1965) e Caterina (5 giugno 1976), e due fratellastri che il padre ha fatto con la seconda moglie, l’americana Gill Falcigno (Liv Liberty e Lars Lincoln). ”Comica per necessità” («ho dovuto farlo, perché dopo l’Accademia d’Arte drammatica nessuno mi chiamava come attrice»), iniziò con Proffimamente... non stop di Enzo Trapani e L’araba fenice di Antonio Ricci, prima notorietà con La tv delle ragazze (1988), lancio definitivo con Avanzi (1991-1993), memorabili le imitazioni di Moana Pozzi, Rita Levi Montalcini, ecc. Poi Tunnel, seguito ideale di Avanzi, le grandiose imitazioni di D’Alema e Berlusconi nell’esilarante love story del Pippo Chennedy Show (1997), sporadiche apparizioni in L’ottavo nano (2001). «Dicono che sono cattiva, ma non è così. A volte sono più vera e migliore dei personaggi che faccio». [1]

Nel 2003 ci fu l’esperienza di Raiot, sei puntate di un’ora che avrebbero dovuto andare in onda dal 16 novembre di quell’anno (Raitre, 23.15). Il titolo alludeva ad un ottavo canale, ma è anche la pronuncia della parola inglese ”riot”, «che vuol dire sommossa, rivolta. E vuol dire che non saremo proprio pacifici, il programma sarà un invito a sollevarci». Novità del programma: «Ci sarà un mio monologo di venti minuti, che farò con la mia faccia - ed è la prima volta che lo faccio in tv - spezzato da sketches, alcuni brevissimi, con la partecipazione di vari personaggi». Erano previste sei puntate monotematiche su temi d’attualità come la globalizzazione, il Terzo Mondo. Per iniziare, l’informazione: «I testi non me li possono tagliare, possono chiudere il programma». Cosa che avvenne dopo la prima puntata, quando la Rai ”congelò” Raiot causa una richiesta danni da venti milioni di euro per la sua spiegazione della legge Gasparri (quella varata dal Berlusconi II per regolamentare il sistema radiotelevisivo). [1]

Fin dagli inizi la Guzzanti ha alternato il teatro alla tv, con recital di cui ha sempre scritto i testi. Così, chiuso il programma tv, andò in teatro con Reperto Raiot. Masolino D’Amico: «Lo sketch o atto unico iniziale è una visita guidata, condotta dalla Guzzanti in un assurdo costume fantavveniristico, in un Museo della Resistenza che i nostri discendenti hanno dedicato al fosco periodo che stiamo attraversando e del quale una fausta rivoluzione avrà distrutto quasi tutte le tracce: si è dimenticato persino il nome del dittatore di allora, del quale solo canzoncine satiriche sopravvissute fanno pensare che terminasse in -oni». [2] Nel 2005 ebbe grande successo al cinema con Viva Zapatero!: costato 200 mila euro ne incassò 2 milioni e fu venduto in tutto il mondo. Nel 2006, tornato Prodi al governo, fece sapere che non era interessata a tornare in Rai. [3]

«Non trovo proprio dignitoso lavorare o non lavorare a seconda del governo che c’è in quel momento...». Spiegò in un’intervista di Paolo Conti: « chiaro che io sono, diciamo così, più ”antipatica” al centrodestra che al centrosinistra. Ma questo sistema è professionalmente inaccettabile». In quei giorni stava raccogliendo le firme per una proposta di legge popolare per la riforma del sistema televisivo (prevedeva lo sganciamento della Rai dai partiti): «Quando i passanti mi riconoscono mentre raccolgo le firme mi dicono ”ma tanto adesso che problema c’è, l’Unione è al governo, tu tornerai a fare tv”. Proprio questo è per me assurdo. Cioè una logica servile, comunemente accettata, in base alla quale ”puoi” lavorare in Rai se c’è un politico che ti protegge, oppure se finalmente il governo di turno te lo permette». [3] Ad agosto 2007 sembrò però aver cambiato idea: «Non mi fanno lavorare. Ogni tanto mando un fax ai consiglieri d’amministrazione con delle idee di programmi: si potrebbe fare... Visto che la Rai mi aveva fatto causa per Raiot e l’ha persa in sede penale e civile, visto che il tribunale mi ha dato ragione e ho subito un torto». [4]

Nel 2007 è tornata al cinema con Le ragioni dell’aragosta, presentato alla Mostra di Venezia per le Giornate dell’autore. «Tecnicamente lo chiamano mocumentary. Un finto documentario». Per il film ha riunito molti membri del gruppo di Avanzi. «I protagonisti sono in Sardegna per uno spettacolo a favore dei pescatori in crisi per lo spopolamento del mare. Ma non è un film sulla pesca. Si parla della Fiat ma non è un film sulla Fiat». [4] 125 mila euro d’incasso la prima settimana, idem la seconda. Numeri decisamente modesti. Il Corriere della Sera: « partito male, ha continuato così così e non si è risollevato nemmeno grazie all’intervento di Santoro». [5] Intervistata da Andrea Scanzi per l’uscita del dvd (lo scorso 30 aprile) ha spiegato: «Il pubblico si sta imbarbarendo, non riesce più a capire le cose minimamente complesse». [6]

Il suo giudizio sul Prodi II non è stato tenero: «Le riforme prioritarie non sono state attuate, dalla Gasparri alla legge elettorale. Si può dire che il centrosinistra ha la maggioranza risicata, ma non mi pare che ci sia l’intenzione di cambiare le cose. Nello schieramento non sono d’accordo su niente, dalla scuola alla Rai che dovrebbe essere libera dai partiti. Il Consiglio d’amministrazione è praticamente tale e quale a prima, Fassino disse che non lo avrebbe cambiato». E poi: «A me preoccupa la posizione reazionaria di Mastella su giustizia e chiesa, o quella di Rutelli sui Pacs e sulla cultura. Destra e sinistra sono alibi. Delle questioni concrete, se non ci sono Grillo, Luttazzi, io, non se ne parla». Infine: «La gente quando pronuncio la parola politica inorridisce, mi supplica di non usare questa parola, c’è voglia di riappropriarsi del significato originale dello stare insieme e evolvere». [4]

Da subito, non ha mostrato una grande simpatia per Veltroni: « inutile sperare nel nuovo premier, è demagogico aspettare l’eroe».[4] Tornato al governo Berlusconi, ha trovato nuova verve: «Il satirico è come le cozze, sta meglio quando l’acqua è sporca, quindi Berlusconi va ”benissimo”, ma non ricordo un momento in cui alla satira italiana siano mancati argomenti. Anche con il centrosinistra ce n’erano in abbondanza». [6] Il 3 luglio il Corriere della Sera ha pubblicato una sua lettera al ritorno da un viaggio di un mese per un lavoro sulla satira nel mondo: «Una manifestazione è stata convocata l’8 luglio e bisogna andarci. Il leader plebiscitario Veltroni dice che si tratta dei soliti quattro gatti. Su Veltroni non c’è altro da aggiungere al commento di Altan: - Si manifesta in autunno. - A che ora? La ragione per cui non si arriva alla quarta settimana è che tutti i settori della nostra società, compresi tutti quelli che dovrebbero svolgere attività di controllo, sono corrotti. La ragione per cui stiamo male e staremo peggio è che siamo governati da ladri» ecc. [7]

Il ”No Cav day” dell’8 luglio a Piazza Navona (100 mila partecipanti per gli organizzatori, qualche migliaio per la Questura), si è chiuso con la Carfagna che ha dato mandato all’avvocato di «adire le vie legali nei confronti della figlia del parlamentare di Forza Italia Paolo Guzzanti». [8] Aldo Cazzullo: «Il discorso è impostato sulle presunte abitudini erotiche del presidente del Consiglio, in un profluvio di cocaina, viagra, fellatio in cui alla fine viene coinvolta la ministra Carfagna per il delirio della piazza. Quando poi la Guzzanti attacca il traditore Cofferati, Veltroni’ ”come Emilio Fede finge di dimenticare i nomi” – e infine il Papa – ”Ratzinger tra vent’anni sarà morto e finirà all’inferno, tormentato da diavoloni frocioni attivissimi e non passivissimi” ”, sotto il palco succede di tutto. Di Pietro in camiciotto bianco si sbraccia, fa segno al presentatore biondo, il malcapitato Mattia Stella, di far smettere la Guzzanti, lui ci prova ma lei resiste – ”ce l’hai con me?” ”No no per carità” – e prosegue: ”Pensare che io ho votato Veltroni! Quello che ora vuole dialogare!”». [9]

«Nulla del genere si era mai visto e ascoltato, a memoria di osservatore», ha scritto Filippo Ceccarelli su Repubblica. [10] La Guzzanti gli ha risposto con un’altra lettera al Corriere della Sera: «Questa cosa, Ceccarelli, si chiama libertà. Non hai mai visto una persona che chiama le cose col suo nome, anche quelle di cui tutti convengono sia assolutamente vietato parlare, come l’ingerenza inaccettabile del Vaticano nella vita politica del Paese e nelle vite private dei cittadini italiani. Caro Ceccarelli, hai fatto un’esperienza straordinaria. Col tempo apprezzerai la fortuna di esserti trovato lì l’8 luglio. Quello che hanno visto i presenti e gli utenti di internet è una piazza ricolma di gente, che è stata in piedi per tre ore ad ascoltare e ad applaudire entusiasta. Gli interventi più criticati dai media sono quelli che hanno avuto indiscutibilmente più successo. Nel mio intervento, al contrario di quello che tanti bugiardoni hanno scritto, gli applausi più forti sono stati sulle critiche alla politica del Vaticano e le frasi più forti fra quelle sono state applaudite ancora di più». [11]

Adesso la accusano di prendersi troppo sul serio. «Che vuol dire? Un autore satirico deve credere fermamente in quello che fa. Chi non lo fa, non ha personalità». [6] Scriveva nel 2004 Masolino D’Amico, dopo averla vista in teatro: «A parte l’impressionante energia - solo Benigni in Italia esercita un tale dominio su una folla adorante, partendo da dimensioni fisiche altrettanto ridotte - a parte l’intelligenza e la concretezza dei suoi testi, di Sabina impressiona la totale mancanza di volgarità. Per un comico, satirico o meno, tenere la scena per tanto tempo senza nemmeno una battutaccia, senza una strizzatina d’occhi, senza insomma adulare il pubblico, ma anzi, quasi sfidandolo a contestarlo, è quasi un unicum nell’allineamento odierno». [2] Adesso che l’accusano di dire «volgarità sulle donne» (Furio Colombo) [9] e l’attaccano dandole della moralista, risponde: «L’etica è il nemico principale di questo sistema». [4]