Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  luglio 11 Venerdì calendario

Silvio-Faust. La Stampa 11 luglio 2008 Il panama in testa nella prima pagina dei quotidiani italiani il 22 giugno

Silvio-Faust. La Stampa 11 luglio 2008 Il panama in testa nella prima pagina dei quotidiani italiani il 22 giugno. Fatto di cronaca, moda, o curiosità mondana? Messaggio politico: mediante il copricapo Silvio Berlusconi detta l’agenda politica. Era già successo con un altro copricapo, nel 2004, la bandana, con cui mascherare il trapianto di capelli. Se sin qui gli atteggiamenti e i comportamenti di Silvio Berlusconi sono stati materia di commenti giornalistici, oggi divengono oggetto di riflessione dei filosofi per capire le trasformazioni della politica. Giuliana Parotto, autrice di un libro, Sacra officina. La simbolica religiosa di Silvio Berlusconi (Franco Angeli), e Federico Boni con Il superleader (Meltemi), dedicato alla fenomenologia mediatica del leader del Pdl, partono da episodi come il lifting del viso, le liposuzioni del corpo, i trapianti del cuoio capelluto, le diete, lo joggin, il sorriso, per descrivere il cambiamento che hanno subito i corpi dei leader politici e dei messaggi che essi emanano. Finora, scrive Parotto, eravamo abituati ai corpi-culto delle dive e degli attori, il corpo di Berlusconi estende sin dentro la politica le rappresentazioni dello star-system prescindendo dalle forme tradizionali di consenso fondate sul rapporto tra eletti ed elettori e sui programmi elettorali. Il leader con il panama in testa è il corpo-collettore dell’immaginazione, dei desideri, delle proiezioni dei seguaci, e non più il rappresentante della comunità politica nel suo complesso. Secondo Parotto e Boni nell’antichità era il corpo a spiegare e mostrare il funzionamento della società, oggi accade invece il contrario: è la società a mostrare il funzionamento del corpo. Nell’età della «tirannia dell’intimità» (Sennett) il corpo non viene più percepito come un dato immediato, un fatto naturale. L’antropologa Mary Douglas ha sottolineato come l’atteggiamento degli individui verso il proprio corpo, e la stessa esperienza emotiva, discenda direttamente dall’esperienza sociale e culturale. Si parla di mindful body, il corpo come un capitale su cui investire: un «corpo mentale», i cui significati sono fissati da progetti individuali, o collettivi. Berlusconi incarna perfettamente questa trasformazione, anzi la rappresenta mediante il suo corpo-icona. Régis Debray ha riassunto in una formula questo cambiamento operato da Berlusconi, e anche da Sarkozy: «Lo Stato non sono io, siete voi. Io sono voi, voi siete me». Come è potuto accadere? Boni e Parotto sono concordi nell’attribuire il cambiamento ai mass media, in particolare alla televisione, all’occhio indiscreto della telecamera che ha reso superflua la divisione spaziale tra la scena - esposta allo sguardo collettivo - e il retroscena - ciò che non si vede: l’intimità -, a favore di uno spazio, detto «terzo», in cui ciò che era celato viene esibito, anzi è, come nei talk show, il contenuto stesso della scena. La televisione, scrive Débray, non crede nell’invisibile e ci impedisce di vedere doppio. Giuliana Parotto cerca di scavare ancora più a fondo, anche perché nel caso di Berlusconi ciò che è in gioco non è solo un corpo singolo, bensì il corpo del politico come rappresentazione vivente del corpo sociale dell’intera nazione. Ripercorre le teorie di Ernst H. Kantarowicz. In un libro decisivo, I due corpi del re (Einaudi), questi mostra come nel medioevo il corpo dei sovrani era dotato di duplice natura: da un lato, il corpo fisico, mortale; dall’altro, il corpo mistico, la regalità, immortale. La frase pronunciata in morte del Re - «Il Re è morto, viva il Re!» - ha questo significato: muore il corpo fisico, mentre il suo corpo immortale, la regalità, si trasmette al nuovo Re. Tanto più la natura della comunità politica è fissata in modo astratto, e vale anche per i regimi repubblicani, tanto minore appare l’importanza del corpo naturale del re o del presidente. Ora avviene il contrario: l’attenzione si concentra sul corpo di Berlusconi, con un paradosso: si tratta di un corpo mediale, virtuale, che tuttavia mette in mostra la natura carnale del corpo stesso.  un’illusione. Il corpo del politico è esposto all’occhio indiscreto dei media, spiato nei suoi recessi più riposti - spesso è un corpo dolce e fragile -, tuttavia del corpo reale il corpo mediatico ha solo l’apparenza, poiché tende all’immortalità ed è infinitamente riprodotto e riproducibile (Parotto). Lo dimostra non solo la natura virtuale del corpo del politico - l’immagine televisiva come substrato -, ma anche il continuo ricorso alla chirurgia plastica: occhi, rughe, al collo, capelli. Se Berlusconi non si fosse sottoposto a queste tecniche estetiche, vedremmo sui teleschermi il viso appesantito, pieno di rughe, e munito di doppio mento, di un settantenne logorato da un tipo di vita decisamente stressante. Berlusconi è il Faust postmoderno che attinge alla nuova fontana della giovinezza: vuole diventare eterno, come continuamente certifica il suo medico curante. In questo modo il suo corpo manipolato e manipolabile appare ogni giorno in quel «teatro dell’immortalità» (Bauman) che è oggi la politica dominata dai mass media. La perpetuità non è più dello Stato o del Corpo mistico del Re, bensì di un individuo, Silvio Berlusconi, che applica tutte le strategie per rendersi immortale anche dal punto di vista fisico. E quello che vediamo non è più il leader del Pdl, bensì il suo sembiante, un mutante in transizione verso un’epoca successiva, che non esita a utilizzare le malattie, le debolezze fisiche, come mezzo di comunicazione e conferma di sé. Un simile corpo non rappresenta più la collettività; è invece l’icona, in cui ogni singolo membro della comunità può identificarsi in modo personale e privato. Si tratta di un corpo che sfida la fine della stessa rappresentanza politica, istituto giuridico che diventa nell’epoca del consenso televisivo assolutamente inutile: tutto comincia e finisce nel corpo del leader. Se c’è qualcosa a cui Berlusconi somiglia è a un artista della body art, a Orlan, ad esempio, la donna che con operazioni chirurgiche modifica continuamente i tratti del proprio viso: un corpo post-organico, o inorganico, «in cui l’identità psicofisica è dissolta e riconfigurata altrove, forse soltanto nella realtà virtuale della comunicazione» (Parotto). Si capisce dunque perché confrontarsi con il corpo di Silvio Berlusconi sia così difficile per i suoi concorrenti politici, e per tutti coloro che coltivano una visione tradizionale della politica. MARCO BELPOLITI