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 2008  luglio 10 Giovedì calendario

Federica Squarise detta Chicca, 23 anni. Originaria di Camposampiero in provincia di Padova, capelli lunghi scuri e fisico esile, volto acqua e sapone, unici vezzi un brillantino al naso e tre stelline tatuate dietro l’orecchio, sguardo vivace, sempre sorridente, «dolce, ingenua, spiritosa, senza grilli per la testa», vita regolare e un lavoro da impiegata amministrativa, abitava in un villetta a San Giorgio delle Pertiche, novemila anime nell’Alta Padovana, col padre Ruggero, metalmeccanico in pensione da un anno dopo averne passati quaranta in fabbrica, con la madre Maria Grazia, casalinga, e coi tre fratelli: Roberta, 30 anni, una laurea in design chiusa nel cassetto per gestire un bar a Bassano del Grappa, Mattia, 21 anni, e Francesco, 20, entrambi operai

Federica Squarise detta Chicca, 23 anni. Originaria di Camposampiero in provincia di Padova, capelli lunghi scuri e fisico esile, volto acqua e sapone, unici vezzi un brillantino al naso e tre stelline tatuate dietro l’orecchio, sguardo vivace, sempre sorridente, «dolce, ingenua, spiritosa, senza grilli per la testa», vita regolare e un lavoro da impiegata amministrativa, abitava in un villetta a San Giorgio delle Pertiche, novemila anime nell’Alta Padovana, col padre Ruggero, metalmeccanico in pensione da un anno dopo averne passati quaranta in fabbrica, con la madre Maria Grazia, casalinga, e coi tre fratelli: Roberta, 30 anni, una laurea in design chiusa nel cassetto per gestire un bar a Bassano del Grappa, Mattia, 21 anni, e Francesco, 20, entrambi operai. Tempo fa con l’amica del cuore Stefania Perin progettò una vacanza di sette giorni in Costa Brava, così prenotò un volo low cost e una camera all’hotel Flamingo da 30 euro a notte, e sabato 28 giugno da Lloret de Mar vicino Barcellona, una specie di Rimini con i casermoni affacciati sulle onde e nuvole di ragazzi che si muovono a ritmo della musica e di un bicchiere, mandò alla mamma un messaggino, «siamo arrivate, tutto ok». La sera di martedì primo luglio le due amiche mangiarono qualcosa al ristorante, poi furono invitate a una festa all’aperto, ci rimasero un paio d’ore, all’una decisero di cominciare il giro dei locali, prima il Beach&friends, dove si beve e si ascolta musica, poi lo Yates, a poche centinaia di metri, dove si balla hard rock fino all’alba. A un certo punto Stefania se ne andò per i fatti suoi («Ci vediamo in albergo»), forse con un ragazzo, e Federica restò sola, in mezzo al gruppo di giovani conosciuti nei primi giorni di vacanza. Tra questi l’uruguayano Victor Diaz Silva detto "el gordo", "il ciccione", 28 anni, tipo strambo, grande e grosso, un metro e 85 d’altezza, tatuaggi e carnagione scusa, da tutti definito «simpatico», gran chiacchierone senza posto fisso che da cinque anni vivacchiava a Lloret de Mar ciondolando da una bevuta all’altra e arrangiandosi con lavoretti vari, una fidanzata barista di nome Claudia e un figlio di otto anni che nessuno ha visto mai nato da una precedente relazione. Questo Victor, verso le 6 di mattina, gonfio d’alcol e di coca, le propose di andare a fare un bagno «in una spiaggia meravigliosa che conosciamo solo noi di Lloret» ma quando furono vicini alla Volvo che guidava senza patente le saltò alle spalle, le mise una mano in faccia per penetrarla in tutta tranquillità impedendole di urlare, lei lo graffiò disperata ma a un certo punto, non potendo respirare, non si mosse più. Allora il Diaz Silva la infilò nel portabagli, lì la tenne per alcuni giorni, dipoi volendo fuggire il più lontano possibile andò a buttare il corpo nudo in un giardino che in paese chiamano Can Xardò, lo coprì alla meno peggio con rami e foglie secche, poi per rendersi irriconoscibile si rasò i capelli e pure le sopracciglia, e, una Bibbia in mano, si presentò da un amico di Tarragona, 200 chilometri a est di Barcellona, per chiedere aiuto:«Ho fatto una cazzata. Ho ucciso una donna, non volevo. Sono disperato. Mi devi dare una mano». Invece l’amico lo denunciò e quando fu arrestato, la Bibbia sempre in mano, fu accolto da una folla che urlava: «Hijoputa, cabròn, bastardo». Il corpo, trovato martedì 8 luglio all’ora di pranzo, sotto un sole battente, nudo, coperto da rami e foglie secche, in un giardino che in paese chiamano Can Xardò, dove si portano a passeggio i cani e si parcheggiano le auto, a due chilmetri dall’hotel Flamingo.