Il Sole 24 Ore 7 luglio 2008, Francesca Milano, 7 luglio 2008
Altro che divorziati, separati a vita. Il Sole 24 Ore 7 luglio 2008 L’Italia che celebra 250mila matrimoni l’anno, nello stesso arco di tempo raccoglie i cocci di oltre 80mila precedenti cerimonie, i cui protagonisti decidono di compiere il "passo" dalla chiesa (o Comune) alle aule di giustizia
Altro che divorziati, separati a vita. Il Sole 24 Ore 7 luglio 2008 L’Italia che celebra 250mila matrimoni l’anno, nello stesso arco di tempo raccoglie i cocci di oltre 80mila precedenti cerimonie, i cui protagonisti decidono di compiere il "passo" dalla chiesa (o Comune) alle aule di giustizia. La coppia scoppia sempre più spesso, dunque. Ma solo a metà. E quattro nozze su dieci che fanno naufragio si arenano in via definitiva sulla spiaggia della separazione, senza arrivare mai al divorzio. Lo dice l’Istat, che delle 27.038 separazioni registrate nel 1995 ne conta solo 16mila giunte a sciogliere il vincolo nell’arco dei successivi dieci anni. Il ritorno di fiamma, però, non si ha quasi mai: non è per un ripensamento che si rinuncia alla definitiva qualifica di «ex». Dopo il salasso legato alla rottura iniziale, il bel gruzzolo di euro richiesto anche dall’iter di divorzio e la paura di risvegliare antichi rancori sconsigliano molti dal secondo round. E pure le lungaggini dei tempi di giustizia – quando si litiga una separazione dura in media 930 giorni – contribuiscono a creare una certa allergia verso giudici e avvocati. Ma la scelta può anche essere dettata dalle convinzioni religiose: «I cattolici osservanti rinunciano per fede al divorzio, oppure chiedono l’annullamento tramite la Rota Romana – spiega l’avvocato Annamaria Bernardini de Pace. – C’è poi chi non ha un interesse specifico perché non intende risposarsi – continua ”. Oppure, chi ha paura di richieste patrimoniali esorbitanti, nella falsa convinzione che il sistema in Italia funzioni come nei Paesi anglosassoni». Bisogna stare attenti alle conseguenze però. «La separazione, contrariamente a quanto credono in molti, non interrompe il vincolo coniugale tra marito e moglie, ma si limita a sospendere alcuni doveri come, per esempio, quelli di fedeltà e di coabitazione – avvisa l’avvocato ”: solo quando c’è l’addebito esclude il diritto alla successione del coniuge "colpevole"; altrimenti occorre arrivare al divorzio, quando gli ex tornano liberi di stato ed escono dall’asse ereditario l’uno dell’altro». Se è vero che cresce il partito dei "separati per sempre", però, è anche vero che chi sceglie di divorziare lo fa appena può: il 47,5% delle sentenze del 2005, infatti, riguarda coppie che si erano divise appena tre anni prima. Giusto il tempo necessario richiesto dalla legge. Francesca Milano