LiberoMercato 9 luglio 2008, Mario Unnia, 9 luglio 2008
La busta paga è all’altezza? LiberoMercato 9 luglio 2008 La notizia, indubbiamente curiosa, è questa: la statura di un individuo ne influenzerebbe la retribuzione
La busta paga è all’altezza? LiberoMercato 9 luglio 2008 La notizia, indubbiamente curiosa, è questa: la statura di un individuo ne influenzerebbe la retribuzione. E proprio nell’altezza in età adolescenziale, e in particolare nella statura a 16 anni, si nasconderebbero le basi di una brillante carriera lavorativa e di una soddisfacente remunerazione economica. Questo poiché un’altezza superiore alla media fin dagli anni della pubertà incrementerebbe l’autostima che il soggetto ha di sé e, conseguentemente, ciò favorirebbe la natura, la quantità e la qualità dei rapporti interpersonali intessuti nel periodo adolescenziale. A queste conclusioni è giunta una ricerca statunitense condotta, fra gli altri, dal professor Nicola Persico, docente di Economia alla New York University, e sullo stesso tema si è concentrata l’ultima indagine condotta da G.I.D.P./H.R.D.A., Associazione direttori risorse umane. Il questionario "L’altezza influenza gli stipendi?", composto da 23 domande mirate, è stato sottoposto a 80 direttori del personale di medio-grandi imprese, chiamati a dare un’opinione sulla base della propria esperienza di selezionatori e valutatori di persone. In particolare, l’analisi del campione intervistato rivela che i più alti di 1,75 metri percepiscono una Ral (retribuzione annua lorda) media di 102.320 euro, ovvero 13.530 euro in più di coloro che non raggiungono i 1,75 metri ("fermi" a 88.790 euro). Non solo: sembra che i più alti possano stare tranquilli fin dai tempi dei banchi di scuola, poiché chi già a 16 anni raggiungeva o superava il metro e 75 oggi guadagna in media addirittura 16.020 euro in più all’anno, rispetto ai colleghi meno alti. Messa così l’indagine rinvia a modelli vagamente lambrosiani, che possono lasciare perplessi; ciononostante, l’ipotesi che suggerisce un nesso tra l’altezza nel periodo adolescenziale e il successo professionale in età matura è incuriosente. Sembra di capire dalle risposte degli intervistati che una statura più elevata della media durante l’adolescenza abbia favorito i più alti nel proprio percorso professionale: si tratterebbe dunque di un fenomeno possibile, ma a probabilità incerta. A giudicare dall’indagine G.I.D.P., il professor Persico e i suoi colleghi sembrano invece essere caduti in errore per quanto riguarda la relazione individuata fra la partecipazione, nell’adolescenza, ad attività sociali di varia natura e le retribuzioni percepite in età adulta. Sport e circoli culturali non sembrano essere, secondo quanto rilevato da G.I.D.P., canali fondamentali per lo sviluppo di quelle competenze e quelle capacità che aiutano ciascuno di noi a muoversi più agevolmente sul posto di lavoro. Chi a 16 anni non vi ha preso parte, infatti, percepisce oggi 100 euro in più rispetto ai colleghi più "attivi". E allo stesso tempo, non sembra nemmeno che solo gli alti si dedichino ad attività ludiche, culturali o ricreative: i quadri e i direttori HR che confessano di essere stati adolescenti pigri, infatti, sono nel 50% dei casi più alti della media, e nel restante 50% non raggiungono il metro e 75 di altezza. Questa divergenza tra le conclusioni dei ricercatori americani e quelle degli italiani intervistati ci dice che gli italiani non prediligerebbero sempre l’attivismo sportivo e la partecipazione culturale come propedeutici al successo aziendale e ad alte retribuzioni: sembrerebbe anzi che una sana pigrizia meditativa e riflessiva non sia di ostacolo ad elevate Ral. Mario Unnia