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 2008  luglio 10 Giovedì calendario

Con l’effetto Obama il boom dei neri vip. La Stampa 10 luglio 2008 Sono nero e bianco, come Barack»

Con l’effetto Obama il boom dei neri vip. La Stampa 10 luglio 2008 Sono nero e bianco, come Barack». Joseph non ha neanche trent’anni, è di Brooklyn e fa il commesso del negozio di Brooks Brothers sulla 44° Strada, dove affianca il sarto nella confezione dei vestiti su misura. Quando paragona il colore della sua pelle a quello del candidato democratico sorride perché sa che la reazione dell’avvocato di Park Avenue o del manager di Wall Street è destinata a essere positiva. D’altra parte questo in America è il momento dei «black and white», ovvero i neri integrati proprio come Obama, al punto di essere quasi bianchi per motivi di famiglia, educazione, carriera o semplicemente per carnagione. Stephen Carter li ha raccontati nel best seller «New England White» e ora nel nuovo thriller «Palace Council» il protagonista è ancora un afroamericano rampante al punto da sapersi destreggiare con abilità nelle oscure cospirazioni di Washington. Se le vendite vanno a gonfie vele e la critica tesse lodi a Carter è perché volti, immagini e storie degli afroamericani trendy stanno conquistando il grande pubblico. Guardare la Cnn al mattino, quando si fa colazione in famiglia prima di andare a scuola o lavoro, significa trovarsi di fronte ai volti di Tony Harris, Don Lemon, T. J. Holmes e Fredericka Whitfield. Sono conduttori giovani e brillanti ma nessuno nota che sono neri perché ciò che spicca sono le battute pronte e i sorrisi smaglianti. Se Ted Turner è stato il primo a inondare il video di conduttori afroamericani le rivali Nbc e Fox si preparano a raccogliere la sfida mentre nei talk show si affaccia sempre più spesso Cornel Ronald West, il docente di Princeton fino a pochi mesi fa considerato assai controverso per le sue critiche alla società americana che adesso viene chiamato a raccontare «Black in America in the Obama era»: lo fa spiegando che «restiamo in maggioranza democratici perché per noi i valori sociali contano più della fede religiosa». «Black in America» si intitola la trasmissione tv che debutta il 23 luglio con il proposito di raccontare «gli afroamericani che sfidano la tradizionale idea dell’essere nero» come Barbara Hillary, diventata a 75 anni la prima donna nera a raggiungere il Polo Nord, e Maurice Ashley, primo e unico afroamericano a vincere l’ambito titolo di «Grand Master» degli scacchi. Fra i politici che riflettono la nuova tendenza il più gettonato, a parte Barack, è il cinquantenne governatore del Massachusetts Deval Patrick. Non solo perché la sua elezione nel 2007 è stata la prova generale della campagna di Obama - il regista fu sempre il guru di Chicago, David Axelrod - ma per il fatto che se i democratici riprenderanno la Casa Bianca potrebbe essere lui a dover custodire i valori liberal dell’America «black and white» nelle vesti di giudice della Corte Suprema. Se a questo aggiungiamo che il musical «The Color Purple», ambientato nella Georgia del 1909, è protagonista di un tour nazionale col tutto esaurito mentre aumenta il numero dei bianchi che si trasferiscono a Harlem è facile comprendere perché i programmatori del serial «Army’s Wives» - su un gruppo di mogli di militari - hanno trasformato il ruolo dell’unica protagonista nera, Joan Burton: dalla insensibile soldatessa che preferisce la carriera alla famiglia a una mamma innamorata del marito. Il proliferare dei volti dei Carter, Harris, Ashley, Patrick e Burton fa apparire come archeologia la stagione in cui Oprah Winfrey, Spike Lee e Tiger Woods erano gli unici neri di cui l’America sembrava accorgersi. Se essere afroamericano è divenuto sinonimo di trendy lo si deve all’onda lunga della candidatura di Barack Obama, che dà risalto ad ogni simbolo e volto che rappresenta la somma di identità diverse. Ma tanto successo rischia di giocare brutti scherzi al candidato, portandolo a pericolosi eccessi di sicurezza. Come avvenuto con la decisione di far intervistare le figlie Malia e Sasha, 10 e 7 anni, dalla trasmissione «Access Hollywood» della Nbc, trasformatasi in un boomerang. Le due bambine hanno infatti parlato a ruota libera con la giornalista Maria Menounos, star del gossip in California, dicendo che «non prendiamo per mano i bambini maschi» e confessando di irritare i genitori «quando facciamo le lagne o litighiamo», con il risultato di precipitare al centro di una morbosa curiosità mediatica che ha fatto apparire i genitori assai spregiudicati per averle utilizzate in piena campagna elettorale. Da qui la marcia indietro di Barack e Michelle: «E’ stato un errore, non lo faremo più». Maurizio Molinari