La Stampa 9 luglio 2008, Domenico Quirico, 9 luglio 2008
Il trionfo della Marisa suocera di Francia. La Stampa 9 luglio 2008 Nella geografia amorosa della famiglia, italiana e non, la suocera è sempre sopravvissuta in un luogo cupo, oneroso e difficile
Il trionfo della Marisa suocera di Francia. La Stampa 9 luglio 2008 Nella geografia amorosa della famiglia, italiana e non, la suocera è sempre sopravvissuta in un luogo cupo, oneroso e difficile. Ben stratificati pregiudizi, accreditati soprattutto dai celibi, la collocano in un’aria di perenni maldomati neghittosi e non proprio taciturni rancori. La si suppone impegnata a infiammare e tener desti nello sposo vagheggiamenti vedovili. Nella storia, poi! Dire che è ignorata è già fare gli avari. La storia è fatta di mamme: eroiche partecipanti suggeritrici corneliane piangenti in eroico servizio permanente effettivo. Le suocere non ci stanno proprio a comodo. Immaginate di trovar qualche traccia ad esempio della suocera, anzi per dir a proposito, delle suocere di Napoleone? Neanche nelle note a piè di pagina. E per venir a tempi più moderni chi era la suocera di de Gaulle o di Giscard d’Estaing? Hanno influito, codeste dame, hanno inquinato le presidenze con antipatie e umori incongeniali? Silenzio. Bene bene bene: ora nella Francia pigramente conservatrice si sta assistendo, era tempo, a un vero cambiamento, l’avvento, sarkosista e contemporaneamente italiano, della Suocera. Ovvero la Marisa. Quella che, parola sua, gli manda i messaggini con «i consigli politici nei momenti rilevanti». E lui le risponde. Perché la figlia appena arrivata all’Eliseo è già una presenza ricca di succhi di meditazione: non sarà per caso in edificazione rapida un «sistema Carla», ovvero un meticoloso clan di furbi di attaccati all’osso prepotentemente influente sulle scelte del presidente, ci si chiede? Con lieve correzione, di nazionalità, rispetto a quanto succedeva ai tempi di Cécilia. E ci si allarma perché qui da Caterina de’ Medici ai terribili Concini alla conturbante contessa, la Castiglione, gli italiani influenti sono sempre visti e malvisti come scatenati arrampicatori con in tasca Machiavelli, brava gente se mai ve ne fu ma da tener alla larga. La signora Marisa invece, la Prima Suocera, è simpatica, tranquillizza. Perché in fondo è molto molto francese. E non solo per gli avi che riportano a Saint-Etienne dove un tempo la République produceva le corazzate e oggi non produce più niente. La signora Bruni nelle erratiche e concitate strategie comunicative della presidenza, svolge il ruolo che nel teatro greco era affidato al messaggero, ruolo chiave. Lei annuncia, è l’addetta stampa della politica amorosa, il Giovanni Battista degli eventi lieti e sconvolgenti che accadono nelle sezioni più esclusive e impenetrabili del ventricolo presidenziale. I giornalisti non se li toglie più di dosso e lei non si arrabbia: «Il giorno del matrimonio ho ricevuto 63 chiamate. Ho risposto al primo, una frase, ha fatto il giro del mondo». Era infatti nella foto, storica, di Eurodisney, bozzolo ingenuamente romantico ma già ratificata (e proprio da lei) del prepotente trasporto amoroso. E non fu lei a svelare che, per rubar la parola a Sarkozy, la faccenda era sentimentalmente seria anzi serissima e si veleggiava verso inevitabili fiori d’arancio? E quando ancora le faccenduole di etichetta diplomatica non erano regolate, chi ha accompagnato l’augusto genero addirittura oltre il portone di bronzo papale? Lei, la suocera, a occupar la sedia della figlia sgarbatamente reietta. Le è sfuggito l’annuncio esplicito del matrimonio, per evidenti requisiti segreti, ma non il fornire contrappunto puntuale della vita di coppia; dalla scelta di continuare nello sgobbo canzonettistico («Carla è una lavoratrice, come la sorella») all’annuncio che non avrebbe abitato all’intristente Eliseo. Come tutte le mamme la signora Marisa ha sempre sognato per le due figlie un matrimonio squillante, fin da quando come ha raccontato la vecchia tata veneta, le portava al mare nella casa di Cap Nègre sulla Costa Azzurra sperando che legassero e si collegassero con la prole dei Grimaldi Caroline Stéphanie e soprattutto Alberto. lei che si occupa di Aurélien, il nipotino di sette anni, ora che «maman» fa la Presidente. Quest’inverno lo ha portato a sciare a Crans Montana e ha, animosamente, sull’Haut-Plateau pure calzato gli sci. Eppure Marisa Bruni Tedeschi non è la mamma all’italiana. Resta donna di musica, di artistiche fascinazioni, di aristocratiche abitudini sabaude, che secoli di imitazione volontaria e obbligata hanno appunto apparentato alla Francia «alla maniera di». Mescolandola alle spregiudicatezze e alla gioia di vivere che è il marchio del Paese. Il clima da giardino dei Finzi Contini che si porta dietro come una musica qui è motivo familiare. A francesizzarsi, infatti, fin dai tempi dell’«esilio» del 1972 ha fatto in fretta. E con Torino tiene legami ormai flebili, le amicizie ovviamente musicali, la villa-castello a Castagneto Po non a caso in vendita. Affascina questa ex bellissima pianista che intonava per far saltar fuori dal letto la figliola un po’ sonnacchiosa la baldanzosa Marcia turca di Mozart. Che a settant’anni si è messa a fare cinema, quattro film. E che tra le fate di età un po’ matura e le dame sdilinquite che hanno spasimato e ossessionato tra sospiri gridolini e eccitazione il grande pianista, è stata un amore di Arturo Benedetti Michelangeli. Lasciato si dice dopo un memorabile litigio in uno chalet svizzero. Difficile incantare quel gran virtuoso dall’aspetto lunare, marmoreo, dallo sguardo astratto e dal raro sorriso. Solo una così poteva esser suocera di Sarkozy e vivere felice. Domenico Quirico