La Repubblica 9 luglio 2008, LAURA TROJA, 9 luglio 2008
boom dei prestiti per le imprese. La Repubblica 9 luglio 2008 L´impresa costa. Costano i macchinari, costano gli spazi, costa la mano d´opera
boom dei prestiti per le imprese. La Repubblica 9 luglio 2008 L´impresa costa. Costano i macchinari, costano gli spazi, costa la mano d´opera. Costano i trasporti, con il petrolio a quasi 150 dollari al barile, e costa il denaro - la Bce una settimana fa ha alzato i tassi di interesse di un altro quarto di punto, al 4,25 per cento - mentre i consumi degli italiani continuano a diminuire. E allora, non resta che scegliere: chiudere o indebitarsi. Meglio la seconda. Lo dicono i numeri della Banca d´Italia: di circa 1.500 miliardi finanziati nel 2007 dagli istituti di credito, oltre 778 miliardi di euro sono stati chiesti in prestito da imprese, piccole o grandi che siano. praticamente il 51% del Pil, fanno notare i ricercatori del Centro Studi Sintesi di Venezia (che hanno elaborato i dati per lo studio Obiettivo credito): «Il rischio di insolvenza si fa più elevato», spiegano, perché «i maggiori tassi di interesse renderanno maggiormente oneroso il costo del debito pregresso e l´accesso a nuovo credito». Per non parlare del «calo generalizzato dei consumi delle famiglie e l´aumento delle materie prime»: tutti fenomeni che per le aziende significano contrazione dei profitti, se va bene, o vere e proprie perdite. Non è un caso quindi che dal 2000 al 2007 tra le imprese sia cresciuto il ricorso al credito finanziario, e di tanto: quasi il 50 per cento (in termini reali al netto dell´inflazione. Se non si tiene conto del passaggio lira-euro e del cambiamento del potere d´acquisto l´aumento arriva a oltre il 70 per cento in termini nominali). Del 10,6 per cento solo nel 2007. Le richieste chiaramente variano di regione in regione, così come variano gli obiettivi. La geografia, innanzitutto: le banche hanno erogato il grosso dei finanziamenti a imprese del Nord (218 miliardi e mezzo di euro in Lombardia, circa 75 miliardi in Veneto, 77 in Emilia Romagna), meno al Centro (qualche dato: Lazio 79 miliardi, Marche 17, Umbria 8) e al Sud (Campania 26 miliardi, Sicilia 17, Puglia 15). Al netto dell´inflazione, nel confronto 2000-2007, il ricorso al prestito in banca è aumentato soprattutto in Trentino Alto Adige (+108% circa), Campania (95%), Marche (+94%), Veneto (+89%). Nel dettaglio delle province, supera di gran lunga i numeri nazionali quella di Milano: qui nel 2007 ogni impresa in media ha ottenuto prestiti per 414 mila euro. Segue Roma, con 306 mila euro per azienda, mentre si collocano tra i 200 e i 300 mila euro le imprese nelle province di Brescia, Parma, Bergamo, Vicenza, Bologna, Mantova, Modena e Treviso. Al fondo della classifica, tra i 30 e i 40 mila euro, Nuoro, Brindisi, Reggio Calabria, Oristano, Vibo Valentia, Agrigento, Benevento. Per 80 province su 103 l´indebitamento medio è aumentato in media del 72 per cento dal 2000 al 2007. Eccezione sono Siracusa e Torino, dove il ricorso al credito è addirittura diminuito (dell´1,4 e del 15%). Altro capitolo, le singole realtà locali classificate dal Centro Studi Sintesi: sul mercato del credito per le aziende c´è un dato, quello di Rimini, che spicca: nel 2007 il ricorso ai prestiti è salito del 158 per cento (in termini nominali), ci sono poi le imprese di Grosseto (+124,8%), Siena (+121,3%), Pescara (+119,5%) e Ragusa (118,2%). E poi ci sono obiettivi. Una volta ottenuto il prestito, i soldi sono destinati a 4 "canali": edilizia (oltre il 46% degli impieghi totali concessi), macchinari e mezzi di trasporto (17%), acquisto di immobili (24%), investimenti finanziari (12%): questi soprattutto nelle regioni settentrionali (a Trieste quasi la metà del denaro è impiegato in strumenti speculativi), mentre dopo le costruzioni al Centro c´è più propensione a reinvestire in immobili, al Sud in macchinari. Servirà? LAURA TROJA