Il Messaggero 6 luglio 2008, ROBERTO GERVASO, 6 luglio 2008
La coppia regge finché c’è il piacere di prendere il caffé insieme al risveglio. Il Messaggero 6 luglio 2008 Il divorzio è un regolamento di conti che non sono tornati
La coppia regge finché c’è il piacere di prendere il caffé insieme al risveglio. Il Messaggero 6 luglio 2008 Il divorzio è un regolamento di conti che non sono tornati. «L’uomo non separi ciò che Dio ha unito», ammoniva Matteo, che evidentemente non aveva letto Franklin P. Adams: «Sento parlare di divorzio e non capisco come due persone non riescano a vivere d’accordo. Vedo due persone e non capisco come si possano sopportare». Quanto a me, non divorzierò mai. Per non lasciare vedova mia moglie. Non vorrei essere nei panni dell’avvocato Rimini, principe dei divorzisti. Niente mi toglierebbe più il sonno che tentare di riconciliare una coppia che non ne può più di essere tale. Quante le separazioni ogni anno in Italia? Non amo le statistiche perché vanno interpretate. Preferisco star ai fatti, che parlano da soli. E cosa dicono? Che la famiglia è nei guai. Le separazioni e i divorzi aumentano, i matrimoni diminuiscono. Ma quante sono le separazioni? Secondo l’ultimo dato ISTAT a nostra disposizione, nel 2005 più di ottantamila. E sono in aumento. Ma bisogna distinguere fra quelle consensuali e quelle giudiziali. Quali le separazioni consensuali? Quelle dove l’amore, la voglia di star insieme sono finiti, ma è rimasto quanto basta (q.b., direbbe uno chef) per separarsi con un minimo di garbo e di rispetto, soprattutto per i figli. Compito dell’avvocato? Un compito difficile, che richiede un grande equilibrio. E le separazioni giudiziali? Sono quelle in cui l’accordo non si trova e la decisione di separarsi di almeno di uno dei coniugi è irreversibile. Fatalmente, allora, lo scontro avviene in tribunale. I motivi più comuni del litigio? I soldi o i figli. Più spesso, i soldi e i figli. Un tentativo di trovare un accordo lo fa anche il giudice? Sì. Lo stesso accade per il divorzio? Il divorzio, per la legge italiana, si può chiedere dopo tre anni dalla separazione. Spesso i motivi degli scontri si sono attenuati, soprattutto se ognuno dei coniugi si è, come si dice, rifatto una vita. Cosa succede nel tempo di meditazione dei tre anni, imposto dalla legge italiana (il più lungo che si conosca)? Capita che i coniugi si riconcilino. E questo fa cadere tutti i provvedimenti della separazione consensuale o giudiziale. Aumentano anche i divorzi? Sì. Nell’anno di riferimento 2005 furono circa 47.000, fra divorzi a istanza congiunta di entrambi i coniugi e divorzi contenziosi. Perché non tutte le separazioni si concludono con un divorzio? Perché, soprattutto gli uomini, hanno una compagna da anni e fingono con lei di volere il divorzio. Per poi ”convolare a giuste nozze”. Ma la realtà è diversa. Qual è? Non hanno alcuna voglia di divorziare dalla prima moglie. Perché? Perché, dopo il divorzio, non ci sono più scuse per dubbi e ripensamenti. In che percentuale separazioni e divorzi sono consensuali o a istanza congiunta? In generale, la lunghezza delle cause di separazione e di divorzio è vista come una spesa e un danno, un ostacolo a rifarsi una vita. Tre quarti delle separazioni sono, o diventano, consensuali. Per quale motivo? Per la lunghezza del processo e per il desiderio di evitare le onerose spese legali. E i divorzi? Idem. Perché l’uomo si separa o divorzia? Nella maggior parte dei casi perché vuole una nuova vita con una donna più giovane. E la donna? In genere, si separa perché non ne può più. più coraggiosa dell’uomo. Per un amore può gettare alle ortiche una vita invidiata da tutte le amiche. Ci si separa o si divorzia più al Nord, al Centro o al Sud? La posizione economica e l’indipendenza economica influenzano o determinano la crisi. In che senso? Nel senso che i problemi economici possono influenzare la serenità o la fanno perdere. Il denaro può dare all’uomo il senso dell’onnipotenza, la voglia di vivere altre tranche di vita. E la donna? La donna, che sente il fascino di un uomo ricco o di successo, libero o legato da un vincolo, finisce con il passare per una ”professionista”. La sua sola preoccupazione è conquistare quest’uomo. La fine di un matrimonio è uno choc psicologico ed esistenziale più per l’uomo o per la donna? Lo choc psicologico è per chi si sente abbandonato. E quello esistenziale? Per chi si guarda dentro, non cerca colpe o rivincite, ma sa leggere il proprio fallimento. Fino a che punto i figli sono una remora? Lo si dice spesso, ma non si deve dimenticare che dare ai figli, soprattutto se bambini, l’immagine di genitori che litigano, o che non hanno più niente da dirsi, è peggio che dare la certezza di due genitori che si separano, ma che rispettano e amano i propri figli. La mia amica Lella Costa mi raccontò di una coppia torinese che andò dall’avvocato per separarsi. Sa quanti anni avevano i coniugi? Quanti? Lui 94 anni; lei, 92. Cosa fece l’avvocato? Chiese garbatamente quale fosse il motivo di una decisione così tardiva. La risposta? Gliela diede il marito, a nome anche della moglie: ”Abbiamo voluto aspettare che morissero tutti i nostri figli”. Pensa di più ai figli il padre o la madre? Non ci sono regole. Molti padri frustrati si sentono semplici ufficiali pagatori e si lamentano di avere, con i propri figli, un rapporto mortificato. E la legge? Ha reso normale l’affidamento condiviso, cominciando a diffondere il sentimento della ”pari genitorialità”. Nella separazione e nel divorzio è più tutelato l’uomo o la donna? I padri separati si dolgono che la casa coniugale sia assegnata alla madre con cui vivono stabilmente i figli. E la nuova legge sull’affido condiviso? Dice che si deve tenere conto prioritariamente dell’interesse dei figli. Quindi? Nei grandi numeri, l’assegnazione della casa coniugale, anche se di proprietà del marito o di proprietà comune dei coniugi, è prevalentemente assegnata alla moglie. Sono molte le coppie che tornano insieme? Poche. Due miei clienti, entrambi grandi esperti di ricerche di mercato, sposatisi in chiesa con rito concordatario, chiesero, e ottennero, dal tribunale ecclesiastico, l’annullamento. Dopo di che? Si risposarono. Perché? Probabilmente perché si accorsero che, in fondo, erano fatti l’una per l’altra. Ma poi tornarono a divorziare. Perché? Forse si accorsero di essersi sbagliati. In Italia ci si sposa di più con il rito civile o con quello concordatario? Nel 2005 i matrimoni concordatari sono stati il 67,6 per cento. Dal 2005 sono aumentati o diminuiti? Sono aumentati quelli civili. Ma anche questi sono in crisi. Aumenteranno, quindi, le convivenze. Sì. Ma anche la scelta di stare da soli. Sono molti i matrimoni annullati dalla Sacra Rota? Innanzitutto, va chiarito che la pronunzia di nullità spetta ai Tribunali Ecclesiastici. E la Sacra Rota? l’ultimo grado del giudizio ecclesiastico. Quanti sono gli annullamenti? Secondo i dati della Rota Romana, nel 2002 le cause pendenti erano più di mille. La motivazione più frequente della nullità pronunziata dal Tribunale Ecclesiastico? Non conosco le statistiche. I motivi di nullità? Uno, ad esempio, è l’esclusione del bonum prolis. Cioè? La volontà di non avere figli. Un altro motivo? La riserva mentale di uno dei coniugi che considera il matrimonio sacramento non indissolubile. Esiste anche la nullità del matrimonio per incapacità ad assumere gli oneri coniugali da parte dell’uomo? Da parte dell’uomo, della donna o di entrambi. vero che i DICO sono anticostituzionali perché violano ”i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”? Dei DICO (Diritti e doveri delle coppie conviventi) e di altre formule di regolamentazione della convivenza di fatto si è parlato nella passata legislatura. Con quali risultati? Nessun progetto di legge è andato in porto. Di quali progetti si trattava? Di progetti ispirati ai Pacs francesi (pact civil de solidarité). Questa normativa ha un profilo anticostituzionale? A mio parere, no. I DICO non sono l’anticamera del matrimonio gay e dell’adozione per le coppie omosessuali? Nei progetti di legge italiani non si parlava né di matrimonio fra omosessuali né di adozione da parte della coppia omosessuale. giusto riconoscere pubblicamente le unioni gay? Alcuni Paesi consentono il matrimonio fra omosessuali. Ultimo, lo Stato della California. In Italia? Alcuni comuni hanno istituito un registro per le convivenze omosessuali. Lei che ne pensa? Bisogna dare ai conviventi (eterosessuali o omosessuali) la facoltà di prendere accordi in base alla legge. Direbbe con Herbert: «Il momento critico di un matrimonio è l’ora della prima colazione?» Non sapevo che l’avesse detto Herbert. Concorda? Umilmente ho sempre detto che la coppia regge finché c’è il piacere di prendere il caffé insieme al risveglio. Di là dal paradosso, qual è, secondo lei, il momento critico di una coppia? Quello della noia. Direbbe con Voltaire: «Il divorzio ha all’incirca la stessa età del matrimonio, ma questo ha qualche settimana di più»? Come si fa a non essere d’accordo con Voltaire? E con La Rochefoucauld : «Ci sono buoni matrimoni, ma non ce ne sono di deliziosi»? Non condivido. Ho dedicato il mio libro ”E a casa tutti bene?” a mia moglie: «A Liliana, che ha la bellezza e la saggezza delle vele». Cosa fa quando non scioglie coppie? Con il mio lavoro non mi sono mai annoiato e ho la passione per l’arte, che mi consente di avere un mestiere di scorta. Mi piacerebbe essere un grande antiquario, ma anche un rigattiere. Altre passioni? Quella musicale. Passione antica? Esplosa con la nomina a Presidente della Filarmonica della Scala. Fa sport? Ad Auckland ho fatto la regata in Coppa America, su ”Mascalzone Latino”, la barca di Vincenzo Onorato, contro Alinghi. Altri sport? Lo sci, a Saint Moritz, dove bevo lo sky-wasser, che tanto piaceva a Hemingway. ROBERTO GERVASO