La Stampa 6 luglio 2008, Francesco La Licata, 6 luglio 2008
Sgarbi, mafia e dittatura d’artista. La Stampa 6 luglio 2008 Piazza Dittatura ricorda a tutti che Salemi fu, seppure per un sol giorno, capitale d’Italia
Sgarbi, mafia e dittatura d’artista. La Stampa 6 luglio 2008 Piazza Dittatura ricorda a tutti che Salemi fu, seppure per un sol giorno, capitale d’Italia. Qui Garibaldi, nel 1860, assunse appunto i poteri di dittatura. Qui - oggi - Oliviero Toscani, appena nominato sul campo assessore con delega ai Diritti umani, Comunicazione, Creatività ed Ambiente, definisce «dittatore» il neo sindaco ed amico Vittorio Sgarbi, che lo ha trascinato in questa avventura non facile in terra di Sicilia. Poi sfodera un bel sorriso ed aggiunge, appunto, da buon creativo: «Un dittatore benevolo». I due arrivano nella piazzetta preceduti e seguiti da una piccola folla: l’assembramento delle occasioni mondane. Perché, si sa, Vittorio Sgarbi - che nella campagna elettorale appena vinta veniva presentato al pubblico come «il vento del Nord che spazzerà il vecchio e farà rinascere Salemi» - è personaggio che richiama. Il corteo è in ritardo di più di un’ora, rispetto all’appuntamento per la cerimonia d’insediamento della nuova giunta, ma il sindaco non è uomo che si lasci condizionare dai formalismi e dalle convenzioni, eppoi tutto sembra possano perdonargli gli elettori che lo hanno premiato. E’ arrivato in ritardo anche alla festa per la vittoria elettorale, era passata l’una di notte e finì il suo discorso che erano le tre del mattino. Ma nessuno lasciò la piazza, come fosse la festa del Santo Patrono. Così il sindaco-artista non mancò di sottolineare come lui per Salemi sarebbe stato appunto una sorta di protettore. Con la stessa foga adesso, Vittorio Sgarbi, offre le idee già messe in cantiere per attuare la strategia pensata - insieme col suo gruppo - per imporre all’attenzione generale che «Salemi esiste». E allora, da grande affabulatore, coinvolge «Oliviero il produttore di idee», richiama l’attenzione sull’architetto romano Peter Glidewell, anch’egli assessore e stranamente titolare di alcune deleghe, per esempio Biblioteche e Siti Archeologici, fino a ieri indicate come oggetto di consulenza richiesta a Philippe Daverio che ieri, però, non era presente. E trova il modo per piazzare anche Graziano Ceccherini, il futurista che «arrossò» la Fontana di Trevi. Per lui è stato inventato l’«assessorato al nulla», perché tocca all’artista e alla sua genialità trovare modi e temi per riportare Salemi al centro dell’attenzione. Saranno l’arte, la storia, la natura, i mestieri e le tradizioni il volano per «far ripartire la macchina». Certo, niente di tutto ciò manca nel territorio: il centro storico è pieno di gioielli, dalla Chiesa Madre, al Collegio dei Gesuiti, alle chiese di Sant’Antonio e Sant’Agostino. Più in là c’è Segesta e Selinunte e Sciacca. E c’è Gibellina «distrutta dal terremoto e rinata dal nulla - dice Sgarbi - nel nome dell’arte». Come può rinascere Salemi? «Può rinascere sul tema delle religioni». Per questo, anche con la disponibilità avuta da Alain Elkann, il patrimonio archeologico della Val di Mazara potrebbe diventare rifugio per una conferenza mondiale delle religioni monoteiste. Ma, si chiede Sgarbi, se fai venire ministri da tutto il mondo, dove li ospiti? E’ ovvio che non si può non pensare a una «sistemazione» nel territorio di centri ricettivi che non finiscano per essere corpi estranei. In tal senso, Sgarbi pensa al modello dell’architetto Daniele Kihlgren, che tanta fortuna e qualità ha raggiunto in Abruzzo e a Matera. Ma, quando si atterra sul tema dei soldi, viene spontaneo pensare alle difficoltà che potrebbero abbattersi sulle ottime intenzioni dei neo amministratori. Salemi è terra di mafia e questo non può esser superato da nessun ottimismo. Lo stesso Sgarbi ha già avuto modo di verificare come la campagna elettorale sia stata segnata dalle polemiche sulla sua candidatura in qualche modo imposta da Pino Giammarinaro, ex andreottiano ed ex deputato regionale della dc coinvolto in più processi di mafia e corruzione, poi assolto e fino al 2004 ritenuto «socialmente pericoloso» dal tribunale che lo ha sottoposto alla sorveglianza speciale. Ecco, la battaglia politica per le regionali siciliane e poi per le amministrative a Salemi è stata interpretata come il tentativo di Giammarinaro di «riemergere», attraverso candidati più che presentabili, ma che rispondono direttamente a lui. Alla Regione è stato eletto il medico Pio Lo Giudice, che - alla sua prima prova elettorale - ha sfiorato i quindici mila voti, suscitando immediatamente la curiosità di poliziotti e magistrati. Vittorio Sgarbi non fa mistero di essere stato invitato a Salemi da Pino Giammarinaro: «Un politico processato ingiustamente, come hanno dimostrato le sentenze di assoluzione». Una difesa appassionata, quella di Sgarbi, che estende a tutti i siciliani «diffamati dall’antimafia giustizialista». Ma Giammarinaro - al di là delle faccende giudiziarie - viene descritto come uomo di polso. Lui stesso racconta la favola di «zu Caliddu» che fa eleggere coi suoi voti un «prestanome», tenendolo, poi, continuamente sotto pressione. Sgarbi ha lasciato la Moratti accusandola di «volere solo esecutori», non sembra tipo da ubbidire e basta. E frattanto dedica la rinascita di Salemi e Sciascia, Falcone e Borsellino, «sotto la garanzia del mio amico Peppino Ayala». Francesco La Licata