varie, 6 luglio 2008
BREGA MASSONE Pier Paolo
BREGA MASSONE Pier Paolo Stradella (Pavia) 18 luglio 1964. Chirurgo. Ex primario del reparto di cardiochirurgia della clinica Santa Rita di Milano. Arrestato il 9 giugno 2008 con l’accusa di omicidio aggravato dalla crudeltà, nell’ottobre 2010 condannato a 15 anni e mezzo di carcere • «[...] l’ordinanza del giudice Micaela Curami [...] lo dipinge più che come un dottore come un procacciatore d’affari. Un business man col camice bianco alla caccia di soldi per il proprio reparto, pronto ad usare il bisturi anche quando non ce n’era bisogno, pur di incrementare i rimborsi da chiedere al sistema sanitario nazionale [...]» (Walter Galbiati, Emilio Randacio, “la Repubblica” 11/6/2008) • «[...] è figlio d’arte. La passione per il bisturi l’ha ereditata dal padre adottivo, uno stimato chirurgo dell’Oltrepò Pavese, molto noto a Stradella e a Broni dove aveva pazienti che gli erano affezionati. Morto il padre, Pier Paolo Brega Massone è diventato il loro punto di riferimento. Se serviva un ricovero, di qualsiasi tipo, il chirurgo era sempre pronto a trovare un letto a Milano. Alla Santa Rita, naturalmente. E sono proprio loro, i pazienti dell’Oltrepò pavese, a difenderlo a spada tratta. “Ci deve essere un errore - dicono in molti - per noi è un bravo medico, la verità verrà a galla”. Pier Paolo Brega Massone, laureato a Pavia, dove ha fatto la specialità in chirurgia al Policlinico San Matteo, si è costruito una carriera tutta basata su una robusta mole di lavoro. All’Istituto dei tumori di Milano, dove ha lavorato tra il 2000 e il 2003, con contratti da borsista e da collaboratore, e dunque da precario, i colleghi del reparto di chirurgia toracica, parlano di lui come il medico armato di “turbo-bisturi”. “Era sempre in sala operatoria, operava tantissimo - racconta uno di loro - lui era un teorico della chirurgia aggressiva”. Per questo s’era fatto molti nemici in reparto. “Non lo salutavano mai - ricorda un altro medico - diciamo la verità, era arrogante e millantava meriti che non aveva. Insomma, si dava arie da gran chirurgo ma era ben lontano dall’essere un luminare”. Ma a difenderlo, scende in campo il suo ex primario, Ignazio Cataldo. “Queste sono solo cattiverie - spiega - era un buon chirurgo e, non a caso, ha potuto lavorare in ospedale come l’Istituto dei tumori. Spesso, quando operavo era al mio fianco e si è sempre comportato correttamente. Certo, il suo carattere forte non l’ha aiutato a farsi ben volere”. E per dimostrare quanto apprezzasse il suo ex allievo, il dottor Cataldo ammette di avergli affidato due suoi pazienti. “Ero andato in pensione - dice - e i miei due malati avevano bisogno di un intervento così mi sono rivolto a lui e le cose sono andate bene”. Ma l´allievo “tanto bravo” non è stato premiato dall’Istituto dei Tumori. Dopo tre anni non gli è stato confermato l’incarico e lui che non era più giovanissimo (aveva già 38 anni), ha scelto di andare a lavorare in una casa di cura privata. Il motivo? Semplice. Nel privato non servono concorsi o gare per arrivare alla poltrona di primario. Le carte vincenti sono altre e si conquistano con la fiducia della proprietà. E così è stato per lui, medico stakanovista, disposto a portare pazienti da operare anche da Pavia e dintorni, mantenendo florido il business della Santa Rita. [...]» (Laura Asnaghi, “la Repubblica” 11/6/2008).