Sandra Riccio La Stampa 4/7/08, 4 luglio 2008
Si fa sempre più dura la vita degli italiani che devono arrivare a fine mese per pagare la rata del mutuo
Si fa sempre più dura la vita degli italiani che devono arrivare a fine mese per pagare la rata del mutuo. A complicare la giungla del caro-mutui ci si è messa la Bce, che ieri ha alzato i tassi d’interesse dal 4 al 4,25%. Per chi ha sottoscritto un mutuo a tasso fisso - oppure lo ha rinegoziato passando dal variabile al fisso - è bene dirlo subito, non cambia nulla: continuerà a pagare ogni mese gli stessi soldi. Il problema è piuttosto per chi si ritrova un mutuo variabile, che invece, dovrà pagare una rata più salata, che viene calcolata sulla base dell’andamento del tasso interbancario denominato in euro, l’Euribor a tre mesi e che si muove in anticipo per riflettere le decisioni future dei banchieri. L’Euribor era già salito un mese fa quando il presidente della banca centrale, Jean-Claude Trichet, aveva chiaramente lasciato intendere che avrebbe alzato il costo del denaro nella riunione di inizio luglio. E quindi l’effetto della stretta monetaria di ieri è stato più limitato visto che in parte era già scontato dal mercato. Ma un effetto, comunque, non da poco c’è stato; proprio ieri l’Euribor a tre mesi è schizzato al 4,97% il valore più alto degli ultimi 10 anni. Tradotto in soldoni, la mossa di Trichet ha provocato un aumento di 6 euro (da 700 a 706 euro) sulla rata mensile di un prestito ventennale da 100mila euro acceso nel settembre 2005, vale a dire alla vigilia dell’ondata di aumenti del costo del denaro decisa da Francoforte. Il conto diventa ben più salato se si guarda ai tanti aumenti che si sono succeduti nel corso degli ultimi anni. L’Adusbef, una delle associazioni dei consumatori, ha stimato sulla base della media dell’Euribor un incremento di duemila euro in tre anni per circa tre milioni di famiglie italiane che hanno contratto un mutuo a tasso variabile da 100mila euro. Ma se per i mutui da 100 mila euro gli aumenti varieranno tra i 1.588 euro (per i decennali) ai 2 mila l’anno (per i trentennali), la stangata è ovviamente molto più dura per chi si è fatto prestare 200 mila. In questo caso si parla, infatti, di un aggravio minimo (per i decennali) di 3.177 euro l’anno, fino ad arrivare, per i trentennali, a un più 3.950 euro. Anche l’accordo tra governo e Abi sulla rinegoziazione dei mutui non è la panacea di tutti i mali, secondo la Cgil. Il sindacato ha calcolato che la rinegoziazione Abi-governo può costare ben oltre 7 mila euro in più a una famiglia che ha acceso un mutuo ventennale nel 2003 di 100 mila euro. Molti esperti consigliano alle famiglie che fanno fatica a pagare la rata di cercare soluzioni più vantaggiose sul mercato o di provare a rinegoziare le condizioni con la propria banca. «In generale - spiega Roberto Anedda, direttore marketing del sito MutuiOnline - nel primo semestre del 2008, la percentuale di rinegoziazioni erogate è salita del 23% dal 15% del 2007 e potrebbe salire fino al 30% entro fine anno. Per il futuro se i tassi resteranno stabili chi ha sottoscritto un mutuo variabile non avrà problemi, ma se il petrolio proseguirà la sua corsa, la Bce sarà costretta a intervenire per fermare l’inflazione. In questo brutto scenario una seppur magra, consolazione arriva dal conto corrente: ai livelli attuali i conti correnti remunerati pagheranno qualcosina in più ai risparmiatori. Per esempio Iw Bank (gruppo Ubi Banca) ha alzato oggi la remunerazione del suo Iw Power Deposito che passa dal 4% al 4,25%.