Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  giugno 30 Lunedì calendario

Rodano Marisa

• (Maria Lisa Cinciari) Roma 21 gennaio 1921. Politico. Per oltre quarant’anni esponente autorevole del movimento di emancipazione della donna e del Pci (fu presidente dell’UDI, parlamentare, vicepresidente della Camera dei Deputati, deputato europea dal 1979 al 1989), vedova di Franco Rodano (1920-1983), storico fondatore del Movimento comunisti cattolici e consigliere di Berlinguer (’padre” del compromesso storico), nel 2008 ha pubblicato l’autobiografia Del mutare dei tempi. Volume primo, L’età della inconsapevolezza, il tempo della speranza. 1921 – 1948, (Memori). Madre di Giulia. «La villa, a Porta Latina, era circondata da un gran giardino, chiusa da un alto muro di verde, protetta da un clima di reverente mistero. Si diceva che in quella villa Palmiro Togliatti, segretario del più forte Partito Comunista del mondo (dopo quello dell’Urss, naturalmente) incontrasse in gran segreto, esponenti di primo piano del mondo dell’economia e della finanza, e persino alcuni cardinali che arrivavano fin lì nelle loro berline scure direttamente dal Vaticano. La villa, proibita a qualsivoglia occhio indiscreto, apparteneva a una giovane donna, figlia di madre ebrea e di un ricchissimo imprenditore romano, che, poco più che adolescente, al Liceo Visconti era entrata in contatto con un gruppo di giovanissimi antifascisti, tra cui un ragazzo di modesta famiglia ma di straordinaria intelligenza e passione politica, che sposerà mentre Roma era occupata dai tedeschi. Insomma, la villa di cui parliamo, protetta da un alto muro e da un reverente mistero, era la villa nella quale vivevano Marisa e Franco Rodano con i loro figli. [...] un’infanzia e un’adolescenza dorata, tra un padre impegnato a Civitavecchia come costruttore e podestà, e una madre di sublime eleganza, governanti tedesche, lezioni di piano e di pittura impartite nel suo studio da quel grande maestro che fu Balla. [...] le gite a cavallo, le vacanze in Austria, (un lago vicino a Salisburgo e un salto a Vienna per una visita ai musei e una fetta di Sachertorte), o a Monterado, nelle campagne di proprietà della famiglia, dove sulla piazza del paese disoccupati e contadini poveri aspettavano che qualcuno li chiamasse a giornata. Era, naturalmente, una famiglia fascista, frequentata dai principali dirigenti del regime, da Roatta a Bottai, da Rossoni ad Alberto De Stefani che, da un viaggio in Cina riporterà alla mamma di Marisa, alcune bellissime giade. Tutto tranquillo, insomma, fin quando la ragazza non scoprirà (grazie alla attività di assistenza organizzata dalla S. Vincenzo) il degrado del Borghetto Prenestino, la miseria di quelle povere donne afflitte dalle ripetute gravidanze e dalla violenza dei mariti. Insomma, per Marisa come per tante ragazze ”bene” in quegli anni fu l’incontro con le ingiustizie sociali ad accendere la miccia dell´indignazione che avrebbe portato poi all’incontro con l’antifascismo militante e con i comunisti che, per dirla con le sue parole, ”erano gli unici antifascisti non parolai”. Per Marisa, a quel punto, le amicizie della famiglia diventano insopportabili, intollerabili le feste e i balli fino allora frequentati. Attorno alla stessa epoca, al Liceo Visconti, la giovane Marisa (che porta ancora, come allora usava, le trecce) conosce Franco, il più bravo della classe (che porta ancora, come usava allora, i pantaloni alla zuava). Comincia così una storia d’amore, che è anche la storia di una formazione politica singolare, quella dei Cattolici Comunisti. E del loro rapporto con i giovani antifascisti, loro coetanei o quasi ma di matrice e cultura comunista: Paolo Bufalini, Mario Alicata, Antonio Giolitti, Pietro Ingrao, Bruno Zevi. ”Nella vita di una donna pubblico e privato” scrive la Rodano ”costituiscono un continuum, una matassa aggrovigliata che è impossibile sciogliere, un tessuto delicato che è arduo disfare, quasi gli avvenimenti della vita quotidiana, i dettagli minori avessero la stessa rilevanza dei grandi eventi”. [...] l’arresto di Marisa nel maggio del ”43, la sua traduzione alle Mantellate, tra una folla di ”borsare nere” e prostitute, la sua convocazione in Questura, il 23 luglio e la sua rimessa in libertà. ”Ero senza un soldo e quasi frastornata a trovarmi in strada e libera di muovermi. Andai a piedi per Via dell’Impero e la Passeggiata Archeologica verso casa nel caldo crepuscolo che si attardava: provavo uno strano senso di spaesamento nella città quasi deserta. Giunta all’inizio di via Porta Latina, il cane riconobbe la mia presenza e cominciò ad abbaiare festosamente prima ancora che suonassi il campanello e mia madre mi venisse ad aprire. L’indomani, sabato, ebbi un colloquio con Franco in Questura alla presenza dei poliziotti. Franco mi disse che era stato deferito, assieme ad altri, al Tribunale Speciale. Ci salutammo con la convinzione di andare incontro ad una lunga separazione: correva voce che i detenuti sarebbero stati trasferiti al Nord». Il giorno dopo fu il 25 luglio. La caduta del fascismo. E il manifestarsi delle varie formazioni politiche, fino allora nell’illegalità. «Al momento della partenza di mia madre per la vacanze, fui ferma e decisa: da Roma, quell’anno non mi sarei mossa. Ci fu un gran litigio, ma mia madre si rassegnò. Rimasi dunque sola a Roma e padrona assoluta in casa”. Fu così che la villa di Porta Latina, isolata, circondata da un gran giardino, divenne, su richiesta di Giorgio Amendola, luogo privilegiato per le riunioni clandestine. E lì si svolse, nei primi giorni di agosto, la prima riunione della direzione provvisoria del Pci, con lo stesso Amendola, Pietro Secchia, Roasio Massola, Negarville. E da lì nasce il lungo rapporto di Franco Rodano con Palmiro Togliatti. E sarà lì che, appresi i risultati del 18 Aprile, la dura sconfitta del Fronte Democratico Popolare e la vittoria della Dc, Palmiro Togliatti confiderà al giovane Franco Rodano amareggiato e deluso: ”Sono i risultati migliori che potevamo ottenere. Va bene così”. Una dichiarazione che allora poté sembrare inverosimile, incomprensibile. Ma, probabilmente, Togliatti aveva ragione» (Miriam Mafai, ”la Repubblica” 18/6/2008).