Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  marzo 06 Giovedì calendario

Milo Manara. Panorama 6 marzo 2008 A Milo Manara il miglior complimento lo ha fatto l’estate scorsa un parroco di Parabita, nel Salento: "Tu per me sei come Discovery channel: mi fai vedere posti dove non potrò mai andare"

Milo Manara. Panorama 6 marzo 2008 A Milo Manara il miglior complimento lo ha fatto l’estate scorsa un parroco di Parabita, nel Salento: "Tu per me sei come Discovery channel: mi fai vedere posti dove non potrò mai andare". Ma poiché le vie del Signore sono davvero infinite, arrivo a Sant’Ambrogio di Valpolicella mentre il più famoso disegnatore erotico italiano sta ultimando il ritratto di suor Vincenza Maria Poloni, fondatrice delle Sorelle della Misericordia, che Benedetto XVI proclamerà beata a settembre: la reverenda madre, di gradevole aspetto se non fosse per il naso aquilino conforme a un dipinto ottocentesco, stringe al petto, manco a dirlo, un uomo. Solo che stavolta pende da una croce. Animatore negli anni Novanta del periodico satirico Verona infedele, parodia blasfema del settimanale diocesano, Manara si stupisce del mio stupore. Ha pur sempre assicurato le sue mani sacrileghe con la Galbusera Cattolica (per 5 milioni di euro). "Ho anche realizzato il bassorilievo per la canonizzazione di San Gaspare Bertoni, fondatore degli Stimmatini, se è per quello. I papi facevano lavorare Michelangelo e Raffaello. Io m’accontento di monache e frati". Non è falsa modestia. proprio che per lui un committente vale l’altro. Ha lavorato per Adelina Tattilo, proprietaria di Playmen e prima moglie di Saro Balsamo, l’editore che si vantava d’aver "dato le tette all’Italia". Ha collaborato con Federico Fellini, Enzo Biagi, Vincenzo Cerami. Ha firmato La feu aux entrailles con Pedro Almodovar. Ha pubblicato la saga dei Borgia su testi di Alejandro Jodorowsky. Ha mandato in visibilio Robert Altman disegnandogli la locandina del film La fortuna di Cookie che un grande illustratore francese aveva clamorosamente cannato. Ha preparato lo story board per lo spot dello Chanel n° 5 girato da Luc Besson. Quarto di sei fratelli, nato nel 1945 a Luson (Bolzano) ma sempre vissuto nel Veronese, sposato da 38 anni con la stessa moglie, due figli, già nonno di quattro nipoti, Manara è rimasto il sessantottino che non ha mai tirato molotov. Svogliato studente alla facoltà di architettura a Venezia, al massimo contestava la Biennale col pittore Emilio Vedova al grido "No all’arte dei padroni!". Dei molti premi alla carriera, quello che considera più importante è un ritaglio ingiallito del Weekly mail, settimanale edito nel Sud Africa dell’apartheid, che nella rubrica "Banned books" del 27 marzo 1986 annoverava tra i libri proibiti, accanto a opere di Herbert Marcuse e Jean Genet, tre delle sue storie a fumetti. Il maestro della sensualità in inchiostro di china Pelikan Fount India ("ormai lo trovo solo a Parigi") è edito in 120 paesi e finora ha venduto 1,5 milioni di copie. La Venere di Milo. Un nome, un destino. Un diminutivo. All’anagrafe faccio Maurilio. Quando ha cominciato a disegnare donne nude? Quando ho cominciato ad apprezzarle, intorno ai 14 anni. I miei si sono accorti che avevo una buona mano e mi hanno mandato al liceo artistico. Una classe di 16 ragazze più la modella nuda. Io l’unico maschio. Molto coccolato. Concupito no? Lasci perdere. Oggi sono tutte sposate. Non seminiamo zizzania. Era di bell’aspetto? Dicevano che assomigliavo ad Alain Delon e a Terence Stamp. Cerami ci scherza: "Poi cos’è successo? Ti ha investito un treno?". Manara in arabo significa faro. Volesse dire la stessa cosa in italiano, sarebbe una responsabilità gravosa. In uno stato islamico le avrebbero già amputato le mani. Ci sono andato vicino. Nel 1980 ho girato per sei mesi fra Pakistan, Nepal e India in camper. Siccome ero sotto contratto con Playmen, dovevo spedire per corriere le tavole del Gioco, una delle mie storie a più alto tasso erotico, da cui poi fu tratto il film Déclic con Florence Guérin. Ogni volta avevo il terrore che i poliziotti pakistani aprissero il plico. Tornerebbe fra i musulmani? A fatica. I paesi islamici mi mettono a disagio. La totale esclusione delle donne porta al lassismo. Siccome in circolazione ci sono solo uomini, tutti orinano per strada. Sembra di stare in caserma. Come si definirebbe? Un guardone. Defilato rispetto agli avvenimenti. Mediamente pessimista. Da ragazzo che fumetti leggeva? "Jacula"? "Sukia"? Mai letto fumetti in vita mia. Mia madre era una maestra elementare all’antica, non me lo permetteva. A parte qualche storia di Franco Caprioli sul Vittorioso, il settimanale dell’Azione cattolica. Mia figlia adolescente, che non sa nulla della vita, ha commentato: "Vai da Manara? L’autore porno". Deluso, offeso o lusingato?  sicuro che non sappia nulla della vita? (Ride). Non ho orrore di questa parola, porno. Come dice Woody Allen, la pornografia è l’erotismo degli altri. La differenza fra erotismo e pornografia sta solo nella qualità, non nel buon gusto. Il desiderio di vedere messe in scena le proprie fantasie è connaturato all’uomo. Chi ne approfitta per vendere un chilo di carta stampata, fa pornografia. Ci sono momenti in cui una situazione è eccitante. Passato il momento, diventa volgare e uno si vergogna di ciò che ha fatto. Da dove nasce la vergogna? Dalle convenzioni sociali che tornano ad avere il sopravvento. Invece nel climax vanno a remengo. come ubriacarsi. La mattina dopo ti vergogni d’aver bevuto. Gira voce che alcuni personaggi molto facoltosi le chiedano di ritrarre le loro mogli nude. Confermo. Ma in genere non le fanno posare: mi mandano le foto. Ah, la pruderie! Solo una volta, a Parigi, m’è capitato di dipingere dal vivo la compagna di uno dei più illustri imprenditori di Francia, anzi del mondo. Lui avrebbe voluto che lei si facesse un piercing sul clitoride. Siccome la signora rifiutava, ha ovviato regalandoglielo disegnato da me. Come ha conosciuto sua moglie? Era allieva di una scuola d’arte dove insegnavo. La fedeltà coniugale è un valore? Non necessariamente. Dipende. Da che cosa dipende? Se il coniuge fosse mortalmente ferito da un’infedeltà... Sua moglie ne sarebbe mortalmente ferita? Più che altro temo che ferirebbe mortalmente me. Quante donne ha avuto nella vita? In carne e ossa, intendo. Non so proprio tenere i conti. Tante avventure di vario livello e spessore. Meno di 100, comunque. Il sesso serve a... Brutalmente, alla riproduzione. Su questa funzione fisica s’innesta il valore morale e spirituale. Il sesso serve per giustificare la stagione migliore della nostra vita. Tramontato il desiderio, comincia l’inverno. Oggi io mi trovo nella stessa situazione di Jack Nicholson: la salute va abbastanza bene, ma so che stanno giocando a bowling sulla mia corsia e vedo i birilli cadere intorno a me. Se ne va Eros e subentra Thanatos. Quando sua figlia era minorenne, la preoccupava il fatto che potesse avere rapporti sessuali? Mi preoccupava che potesse finire nelle grinfie di qualche str... e ne rimanesse segnata. Per il resto, se hanno l’età giusta... E qual è l’età giusta? Be’, c’è un limite ben preciso, quello del codice: 18 anni. Se il suo partner ne avesse approfittato prima, sarebbe stato legalmente punibile e io non avrei di sicuro approvato il loro comportamento. In Gran Bretagna, e presto altrove, sarà vietato parlare di maschio e femmina. L’identità di genere diventa un optional. Si mette male per lei. Oddio! (Ride). Ma io resto affascinatissimo dalle femmine e dal loro corpo. Vorrei che anche il capo del governo fosse donna. Se la vede lei una Golda Meir, una Margaret Thatcher o una Angela Merkel a Palazzo Chigi? Secoli, secoli e secoli, dovranno passare. Chi è la più gnocca in politica? Ostia! (Volge gli occhi all’insù. Riflette). Anna Finocchiaro. E fuori dalla politica? Amo l’intelligenza. Trovo molto seducenti Sabina Guzzanti e Maria Rosaria De Medici del Tg3. Perché la sue donnine hanno quasi tutte i boccoli? I riccioli sottolineano il movimento, riempiono la pagina, rendono graficamente. banale, lo so. Che differenza c’è, se c’è, fra le sue donnine e le veline? Bellissima domanda, che mi permette di rimarcare la differenza fra ragazze disegnate e ragazze vere. Le mie donnine non sgambettano per far aumentare l’audience e le tariffe degli spot. Anche le sue donnine si vendono, hanno un prezzo. Ma sono figure astratte. Io non faccio come i pubblicitari lenoni che usano i corpi nudi per piazzare i prodotti. L’erotismo va lasciato nel campo dell’alta moralità. Sergio Saviane mi diceva: "Noi latini crediamo che far l’amore sia una cosa divertente. Invece è drammatica. Un atto sacrale. Far battute sul sesso è ignobile". Sono d’accordissimo. Gli indiani lo sanno da secoli. Nel tantrismo l’eros è la via per il sacro. Sono contrario alla commercializzazione della sessualità. vero che i miei libri si pagano, ma se dipendesse da me m’accontenterei di uno stipendio fisso e li regalerei. Si guadagna bene a disegnare ragazze nude? Disegno anche per beneficenza. Ogni tanto le suore dell’asilo di Sant’Ambrogio mi chiedono qualcosa. un mestiere faticoso, bisogna prestare molta attenzione ai particolari. La donnina erotica deve avere uno sfondo impeccabile. Sta divagando. Non posso lamentarmi. Non sono ricco e non ho capitali in banca. Possiedo questa villa e una casetta a Santa Maria al Bagno, vicino a Gallipoli. Come conobbe Federico Fellini? Vincenzo Mollica del Tg1 aveva proposto a 15 illustratori un disegno per festeggiare i 65 anni del regista. Preparai una storiella di tre pagine. Ma non credevo che sarebbe finita nelle sue mani. Per me Fellini era un’entità astratta. Come la Madonna. Una mattina telefonò qui a casa. Io non c’ero. Ci restai malissimo, pensai d’aver perso l’occasione della mia vita. Invece l’indomani ritelefonò e m’invitò a Cinecittà, sul set di E la nave va. Di lì nacque la nostra collaborazione per Viaggio a Tulum e Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet. Diventammo amici. Allora giravo con una Maserati Biturbo due porte. Siccome Federico e la moglie Giulietta Masina faticavano a salirci, la vendetti e mi comprai una Mercedes. Che tipo era? Aveva un terzo occhio. La prima volta che venne di sera a casa mia vide nel buio la chiesa di San Giorgio Ingannapoltron illuminata di giallo, sulla collina là di fronte, con le lucine delle case intorno. "Guarda che costellazione!" esclamò. Aveva ragione, io non me n’ero mai accorto. Era un bambino che scopre il mondo. Parlava del presente come se lo stesse ricordando. Nei suoi film tutto doveva essere ricostruito in studio, compresi i mobili, rivisti con gli occhi dell’infanzia e quindi in misure spesso fuori scala.  vero che "Il viaggio di G. Mastorna" non voleva girarlo perché il veggente Rol gli aveva predetto: "Se lo fai, muori"? Sì, e lui, superstizioso com’era, traccheggiò per 30 anni. La parte fu offerta a Marcello Mastroianni, Donald Sutherland, Paul Newman, Ugo Tognazzi, Paolo Villaggio. Il produttore Dino De Laurentiis aveva già fatto ricostruire a Dinocittà il duomo di Colonia. Non se ne fece mai nulla. Alla fine Federico decise di affidare a me la sceneggiatura di questo viaggio nell’aldilà che aveva scritto nel 1965 con Dino Buzzati. E l’anno dopo l’uscita del fumetto passò a miglior vita. Lo ha fatto morire lei. In un certo senso si può dire così. Hugo Pratt non voleva neppure che lo nominassi, Mastorna. Che cosa sogna di notte? Un incubo ricorrente è proprio quello d’aver ammazzato qualcuno. Al risveglio scopro con sollievo che era solo un brutto sogno. Ma per qualche istante mi resta il dubbio d’aver ucciso davvero. C’è un limite alla trasgressione? La pedofilia. Ma va considerata un delitto contro la persona, non contro la morale. Non censurerei mai un’opera scritta o disegnata sulla pedofilia, che non coinvolge bambini veri. E la zoofilia? Mi preoccuperei più per l’animale, difficilmente consenziente. Che effetto le fa sapere che Nanni Moretti passerà alla storia, invece che per i girotondi, per la scena in cui sodomizza Isabella Ferrari in "Caos calmo"? Alleluia. Le hanno mai chiesto di candidarsi alle elezioni? Volevano che m’iscrivessi ai Radicali. Quand’è nato il Partito democratico, mi ha telefonato Walter Veltroni. Gli ho detto che poteva usare il mio nome. Per chi vota? L’ultima volta per Antonio Di Pietro. Non posso crederci. Se ci ripenso, pare incredibile pure a me. Tornerò ai Verdi. Ha delle muse? Sì. Quasi sempre sono muse stradali. Il modo in cui oggi le donne si vestono per uscire di casa non si vede neppure nei défilé. Non si fanno mancare niente, quanto a seduzione. Mai stato contestato dalle femministe? No, al contrario. Una volta mi hanno invitato a un dibattito a Siena, c’era anche Paolo Conte. Io ero molto guardingo. Finché una di loro non s’è alzata in piedi: "Anche a noi piace l’erotismo. Vai avanti così". Mi si è aperta un’autostrada. Ho parlato come se fossi fra uomini. Non le hanno rimproverato di mercificarle, di ridurre i loro corpi a macchine di piacere? Le mie donnine sono soggetti, non soggette. Molte ragazze mi dicono, chiedendo la dedica: "Mi sento come uno dei suoi disegni". Che cosa pensa del corpo? Lo considero tutt’uno con l’anima. Non faccio distinzioni. Il piacere è una faccenda spirituale. Sbaglio o ha parlato di anima?  così che si usa dire. Non crede che questa società sia segnata dall’idolatria del corpo? Dalla bellezza dell’asino. ossessionata dal presente: non vuole invecchiare, non vuole imbruttire. Tutti smaniano per diventare ricchi e famosi. E la via per arrivarci qual è? Il premio Nobel per la medicina? Macché, il Grande fratello. Il corpo, non la mente. Esiste qualcosa di sacro, per lei? Mi ritrovo totalmente asservito al senso del sacro quando ho di fronte le Dolomiti. O gli oceani. Sono appena stato in Argentina su un cargo della Grimaldi, perché detesto viaggiare in aereo. E lì, in mezzo all’Atlantico... Certi cieli notturni immensi, inviolabili. La nostra vanità neppure li sfiora. Stefano Lorenzetto