Il Sole 24 ore 12 marzo 2008, 12 marzo 2008
Gli immobili ceduti con lo «sconto» del 24%. Il Sole 24 ore 12 marzo 2008. La scalata di Wind non è il primo affare in cui l’Enel e Fulvio Conti hanno portato fortuna alla Deutsche Bank
Gli immobili ceduti con lo «sconto» del 24%. Il Sole 24 ore 12 marzo 2008. La scalata di Wind non è il primo affare in cui l’Enel e Fulvio Conti hanno portato fortuna alla Deutsche Bank. Ce ne fu uno alcuni anni prima, all’epoca in cui Conti era direttore finanziario (Cfo) e Franco Tatò amministratore delegato. Riguarda l’acquisto di 62 immobili che l’Enel controllava attraverso la sussidiaria Sei, operazione realizzata da Deutsche Bank tra luglio 2000 e maggio 2002, che assicurò alla banca un profitto di oltre 100 milioni di euro. Una persona che vi partecipò l’ha definito «un regalo dell’Enel». Motivo: l’Enel finì col cedere gli immobili al 24% di sconto sul valore di mercato. Per una questione di commissioni non riconosciute, l’intero incartamento è finito in un tribunale di Londra. Qui Il Sole 24 Ore ha trovato il testo della testimonianza di Paul Rivlin, uno dei negoziatori dell’affare, e del suo capo a Deutsche Bank, David Brush. Ne riproponiamo gli stralci che riguardano Conti. Avvocato: Il 18 luglio 2000, il signor Rivlin scrive al suo capo, David Brush: «Caro David, ho saputo che venerdì è stato firmato l’accordo con Enel/Sei... Neil e io saremmo grati se potessi dirci come pensate di dividere le commissioni...». Una settimana dopo, Brush scrive un’altra e-mail in cui propone di pagare una commissione anche ad Alberto Guazzi (che in quel momento lavorava in Italia per Deutsche)... «Alberto è stato di grande aiuto nel chiudere la joint venture con la Sei, la sussidiaria dell’Enel nel settore immobiliare... Abbiamo proposto che ad Alberto vada una commissione dell’1,5% (pari quindi a 1,5 milioni di euro, ndr)»... Giudice: Questo è un appunto sulla sua agenda datato 9 dicembre 1999. C’è un riferimento all’Enel. Rivlin: Sì. Giudice: L’appunto dice: «Tatò, Barozzi, Conti Cfo, ex Telecom Italia...». Rivlin: Fa riferimento a una telefonata che feci a Guazzi, il 9 dicembre... nella quale gli chiesi se conosceva l’Enel, o meglio quanto bene la conoscesse e chi conoscesse... Giudice: Fu così che Guazzi venne coinvolto per la prima volta nell’affare? Rivlin: Sì... scrissi nel mio appunto i nomi delle persone che menzionò come influenti all’Enel. Giudice: Guazzi conosceva Tatò e Barozzi? Rivlin: Non so quanto bene li conoscesse. Giudice: E Conti? Rivlin: Conti lo conosceva particolarmente bene. Giudice: Si trattava del Cfo... Rivlin: Sì, il Cfo. (...) Avvocato: Guazzi ebbe l’1,5% di commissione. Brusch: Sì. Avvocato: Come mai? Qual era stato il suo ruolo nell’affare? Brush: Il suo ruolo è consistito nel chiudere la transazione e interfacciarsi con il signor Conti, dato che questa era un’operazione finanziaria significativa per l’Enel. Non era solo la gente alla Sei che aveva il controllo della cosa o prendeva le decisioni. A decidere doveva essere anche il direttore finanziario della società-madre. Soprattutto quando si arrivò a discutere della differenza tra il valore di mercato degli immobili e il valore di libro che alla fine venne scelto. Insomma, ci furono svariate occasioni in cui fu importante avere accesso al Cfo dell’Enel e fargli capire il nostro punto di vista. In questo il signor Guazzi fu essenziale. Contattato dal Sole 24 Ore, Albero Guazzi non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione.