Corriere della Sera 13 marzo 2008, Raffaella Polato, 13 marzo 2008
«Prima in classe ma centrò la prof con il cancellino». Corriere della Sera 13 marzo 2008. MILANO – Brava, neanche dirlo: «Bravissima»
«Prima in classe ma centrò la prof con il cancellino». Corriere della Sera 13 marzo 2008. MILANO – Brava, neanche dirlo: «Bravissima». Secchiona, neanche pensarci: «Prima della classe sì, ma di quelle che lasciavano copiare». E che se capitava un po’ di goliardico casino non si tiravano indietro: niente roba da sette in condotta, per carità, «però ha presente le battaglie dei cancellini? Nel bel mezzo, un giorno, entra la prof. E lei la prende in pieno ». Sospensione immediata, per Emma Marcegaglia. La quale, raccontata dalla sua migliore amica, non assomiglia per niente a quell’immagine black&decker che «non so chi le abbia appiccicato, 12 anni fa, ma c’entra proprio zero. Non è dura, non è fredda, non è calcolatrice. In privato ancora meno che in pubblico. E semmai vale di più quella prima copertina di Madame Figaro: " Femme d’acier, femme de soie" ». Donna d’acciaio (anche per il business di famiglia), donna di seta. Non si può neppure dire che a Elisabetta Campana faccia velo l’amicizia. Sì, ovvio, di parte lo è: per Emma si butterebbe nel fuoco (e viceversa). E stenta a trovarle un difetto. Ma il volto privato del prossimo (anzi, prossima) presidente di Confindustria lei lo conosce come pochi altri: inseparabili da quando avevano 15 anni. E dunque: il liceo scientifico (pubblico) insieme a Mantova, al Belfiore, sezione C. Lo sport e il cibo salutista – «Frutta, verdura, yogurt » – e però, ogni tanto, «le escursioni nella Nutella». Le vacanze, i primi flirt. Le «tentazioni americane» e poi la scelta delle radici mantovane. I primi passi in Confindustria. Il matrimonio, la bimba. E adesso, il vertice di Viale dell’Astronomia. Prima donna leader degli imprenditori italiani, «ma non pensate che questo la cambi: ne è felice e onorata, ci crede e ci metterà la passione di sempre, però si alzerà due ore prima per non togliere tempo alla figlia. Gaia resta la priorità». E «Betty» non l’avrebbe detto, qualche anno fa. Lei che certo non fa vita da casalinga – è inviato di Fashion, spesso in giro per il mondo – quando vede l’agenda di «Emy» pensa che sia «da mal di testa: mai avrei creduto che sarebbe diventata una mamma pronta a nascondersi sotto i tavoli. Presente. E attenta a rispettare gli spazi della bambina». Forse non arrivava a immaginare un pupo sballottato da una tata all’altra, Betty. Però: «La maternità, e il matrimonio, l’hanno arricchita e addolcita ». Che poi, addolcita: «Quella durezza che gli altri, fuori, percepivano, in realtà non c’era, era di facciata ». Una corazza che serviva: «Aveva 30 anni quando diventò presidente dei Giovani». Dritta nella stanza dei bottoni. Presente gli Agnelli, i Romiti, i De Benedetti, i Tronchetti, i Merloni? «Loro potenti, lei prima donna, e poco più che una ragazza, in quel santuario...». Intimidita? «No. E in ogni caso il ghiaccio si è rotto subito. Emma non è saccente, arrogante, presuntuosa. Studia. Si prepara e si appassiona. Se non conosce un argomento, tace finché non l’ha imparato ». Il «santuario», capito al volo il soggetto, l’ha apprezzato: «Non credo ci sia mai stata condiscendenza». Questo è comunque il «poi», la storia che – complice anche Luca Cordero di Montezemolo – l’haportata ai vertici industriali. Il «prima» racconta di una ragazza erede di un impero dell’acciaio che, come il resto della famiglia, non ha mai giocato al «lei-non sa-chi-sono-io». Anzi: solo quando rapirono il padre, Steno, i più si accorsero di cosa significasse il nome Marcegaglia. «Ma per noi è sempre stata Emma e basta». Cose normali, insieme: «Pizzeria. Amici. Vacanze ad Albarella». Ossia l’isola che, quando lei aveva 23 anni, il padre comprò per poi dirle: «Questa ora la gestisci tu». Emma era appena tornata da un master negli Usa: «E New York l’aveva elettrizzata. Non era più sicura di voler restare a Mantova. Poi un sabato prendiamo due bici, a Gazoldo, e facciamo il giro dello stabilimento. Mentre lei era via era stato ampliato. Erano chilometri, a passarlo tutto. Alla fine si ferma: "Questo l’ha fatto mio papà, e sono statianche sacrifici. Secondo te potrei lasciar perdere tutto così"? ». Ovvio che no: la ragazza «dal carattere forte, forse quella che più, volendo, sapeva tener testa» a Steno, rimane. Sceglie Mantova e la «mantovanità». Quelle fabbriche sono il suo mondo. E si butta, intanto, sul turismo e su Albarella. «Un rito: le vacanze di Pasqua, anche le prossime, le facciamo lì da sempre. E lì, fidanzati o no, almeno qualche giorno anche d’estate». Niente di speciale, nulla da Vip: «Andavamo a correre e nuotare. E poi tutta la fatica la buttavamo in due cucchiai e un barattolo di Nutella». Roba noiosa? Ma sì, perché no. Però è uno di quei giorni «un po’ annoiati», estate ’95, che nasconde la svolta di vita. «Stavamo lì, in piscina. E passa uno, amico di amici. Lo guardiamo: "Però. Mica male"». Era Roberto Vancini. Un mese dopo lui e Emma sono fidanzati. Qualche anno ancora e si sposano (Betty testimone, ovvio). «Colpo di fulmine? Direi proprio di sì. E Roberto ha sempre amato Emma, non "la dottoressa Marcegaglia"». Questo è l’«oggi». Con quella parte di privato che, Betty ci scommette (ed Emma pure), neanche la caldissima poltrona confindustriale riuscirà a sconvolgere più di tanto. Baricentro, sempre Mantova. Riti, sempre assolutamente «ordinari». «A Milano ci vediamo in settimana, quando lei passa da qui. A Mantova, io torno nei weekend. E non immagini chissà che: sabato mattina alla libreria di via Verdi, con Gaia, pomeriggio di chiacchiere e shopping, bici sotto i portici, aperitivo al Close Wine Bar con Roberto e Marco, l’altro testimone di nozze, insieme alla moglie Laura, domenica mattina ancora Gaia e il parco...». Tutto molto, molto, fin troppo normale? «Non sa che lusso possa essere, la normalità». Raffaella Polato