ItaliaOggi 13 marzo 2008, Emilio Gioventù, 13 marzo 2008
Eppure c’è chi tifa per Ciarrapico. ItaliaOggi 13 marzo 2008. Vittime del crack vogliono pignorargli lo stipendio da senatore Ha 92 anni e una volta al mese compone sempre lo stesso numero telefonico: pronto avvocato, ci sono novità? No, va bene
Eppure c’è chi tifa per Ciarrapico. ItaliaOggi 13 marzo 2008. Vittime del crack vogliono pignorargli lo stipendio da senatore Ha 92 anni e una volta al mese compone sempre lo stesso numero telefonico: pronto avvocato, ci sono novità? No, va bene. Più insistente Mario Molteni, una telefonata quasi tutti i giorni per sapere se ci sono notizie. Tecnicamente per lo stato sono parti civili nel processo del crack dell’Ambrosiano. Nella vita di tutti i giorni sono persone con vite ridotte sul lastrico per una vicenda che tra i suoi protagonisti ha un personaggio oggi sulla bocca di tutti: Giuseppe Ciarrapico. L’imprenditore romano con sentenza della Cassazione nell’aprile del 1998 fu condannato, assieme a gente del calibro di Licio Gelli, Francesco Pazienza e Umberto Ortolani (deceduto nel 2002), tra le altre cose, anche a risarcire e rimborsare in solido le parti civili. Ebbene, in questi dieci anni, il neo candidato del Pdl, difeso da Silvio Berlusconi ma non da Gianfranco Fini, non ha cacciato il becco di un quattrino. E a questo punto la nonnina, l’ex imprenditore e un’altra trentina di piccoli azionisti fanno il tifo per lui. Già, lo vogliono in senato «lo speriamo vivamente, così almeno potremo pignorargli il quinto dello stipendio da parlamentare», commenta amaro Gianfranco Lenzini, l’avvocato al quale le piccole vittime del crack hanno assegnato la missione impossibile: spillare soldi, dovuti, al Ciarra. «Non parliamo di grandissime cifre per uno che dice di editare 12 giornali», dice il legale. Nel 1992, anno della sentenza di primo grado del crack, il tribunale stabilì un rimborso pari a circa 6 miliardi di lire che per gli effetti di rivalutazione oggi sarebbero 10 miliardi. «Se ripartissimo la somma fra tutti coloro chiamati al risarcimento dal tribunale, da Ciarrapico ci accontenteremmo di 1 milione di euro». Bruscolini, per uno che Berlusconi ha definito, da pari a pari, un grandissimo editore. Eppure l’imprenditore romano sfugge al portafoglio. «Per la storia dei rimborsi siamo ancora in causa, l’ultimo atto in Corte d’appello a Milano dove Ciarrapico non si è presentato, aggrappandosi a errori di notifica e cambi di residenza», spiega l’avvocato Lorenzini abituato ma non arrendevole alle strategie difensive del neo alleato del leader del Popolo della libertà. Infatti, l’ultimo tentativo il legale delle parti civili l’ha fatto otto mesi fa. «Ho fatto una proposta di transazione per 500 mila euro. Ciarrapico non solo non ci ha dato un euro, ma neppure ha fatto una controproposta, anche di 250 mila euro, che avremmo preso in considerazione». Insomma, «siamo ancora in ballo, l’unica cosa che siamo riusciti a fare è stato il pignoramento di alcuni terreni posseduti da Ciarrapico nei pressi di Roma». Insomma, di risarcimenti e rimborsi da parte dell’imprenditore romano neppure l’ombra eppure «da uno che ha ambizioni pubbliche e politiche ci saremmo aspettati un gesto di generosità». «Generosità» che invece l’avvocato Lenzini e i piccoli azionisti hanno avuto da uno come Licio Gelli. «Nel confronto con gli altri condannati è quello che in fondo ha dato di più, più o meno il 5% della somma dovuta». Ciarrapico no, ma il tenace avvocato non ha alcuna intenzione di mollare e promette battaglia. Come quella volta in cui si trovarono faccia a faccia in tribunale durante la fase conclusiva del processo sul crack del Banco Ambrosiano. «Ricordo che quando feci la mia arringa conclusiva», dice Lenzini, «Ciarrapico aveva appena mollato il difensore storico Raffaele Della Valle (che difese anche Enzo Tortora, ndr) per farsi assistere da Mino Martinazzoli e da Piergiorgio Vittorini, del suo studio. Gli dissi che invece di spendere soldi, cambiando avvocati e facendosi difendere da un ex ministro di grazia e giustizia, avrebbe fatto meglio a risarcire le vittime del crack». Ovviamente Ciarrapico non colse il consiglio. E così la signora di 92 anni continuerà a fare la sua telefonata mensile all’avvocato Lenzini, e per chi non c’è più, adesso ci sono gli eredi. Tutti a tifare per Ciarrapico al senato. Emilio Gioventù