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 2008  marzo 13 Giovedì calendario

Adesso Berlusconi lo scarica. ItaliaOggi 13 marzo 2008. Passo indietro del Cavaliere: Ciarrapico è uno dei tanti Silvio Berlusconi e Giuseppe Ciarrapico in fondo si assomigliano

Adesso Berlusconi lo scarica. ItaliaOggi 13 marzo 2008. Passo indietro del Cavaliere: Ciarrapico è uno dei tanti Silvio Berlusconi e Giuseppe Ciarrapico in fondo si assomigliano. Due arzilli settantenni dalla tempra dura, dagli ideali intramontabili, sempre pronti a dire tutto ciò che passa per l’anticamera del cervello senza filtri, senza pensarci su due volte. Una specie di «strana coppia», alla Jack Lemmon e Walter Matthau per intenderci. Solo che in questo paese così suscettibile e permaloso ogni cosa che si dice finisce per diventare una polemica. Ecco perché un giorno si fa un passo in avanti per poi ritornare indietro poche ore dopo. Il Cavaliere martedì aveva detto che la presenza in lista di un editore come Ciarrapico sarebbe stata determinante per vincere le elezioni. Ieri, nella romana piazza del Popolo, in pratica l’ha già scaricato: « uno dei tanti. Un indipendente che non conterà niente nella politica del Ppe, un partito anticomunista, antifascista e antitotalitario».Insomma, secondo Berlusconi, Ciarrapico è solo uno dei mille candidati del Popolo delle libertà. Del resto il Cavaliere è fatto così: prendere o lasciare. Ti dà il titolo, poi ti fa la smentita. Un animo giocherellone, come quando davanti a tutti finge di sentirsi imbarazzato ogni volta che ascolta la canzone «Meno male che Silvio c’è», ma se poi non la suonano è capace di legarsela al dito. Intanto il manifesto campeggia sul camper. Anche Ciarrapico è un po’ così. Il lunedì è fascista, il martedì salva La Repubblica di Scalfari, Caracciolo e De Benedetti dalle mani di Berlusconi, il mercoledì fa stampare i manifesti con Fini che fa il saluto romano, il giovedì appoggia Bettini, il venerdì si candida con il Pdl e il sabato dice di essere un fascista. Il sabato fascista, appunto. E la domenica? Cosa farà la domenica? Questo è da chiedersi: quale sarà il suo compito in caso di elezione? Se non conta niente perché allora è stato messo in lista? Tra l’altro le sue vicissitudini giudiziarie non lo fanno un candidato cristallino. Probabilmente un obiettivo è ben chiaro: togliere un po’ di voti nel Lazio alla Destra di Storace, Santanché e Buontempo. E se la matematica non è un’opinione, chissà che l’uscita del «sono fascista» non sia servita proprio a tale scopo. Storace di sicuro sarà saltato dalla sedia. Dopo la candidatura di Alemanno al Campidoglio è il secondo colpo gobbo che riceve dai suoi ex alleati. A pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina. Andreotti docet. Intanto ieri è stata la giornata dei buoni propositi. Berlusconi ha cercato di ricucire l’enensimo strappo con Fini, rinnovandogli stima e amicizia. Ciarrapico non è stato da meno quando ha smentito di aver dato dello sguattero al leader di An. Resta il fatto che seppure adesso si cerchi di spegnere le polemiche montate sul caso Ciarrapico, all’interno del Pdl non sono pochi coloro che farebbero a meno di una candidatura così ingombrante. Una candidatura che li ha spiazzati. Senza peli sulla lingua lo continuano ad affermare i leghisti: Calderoli non fa che ripetere che la scelta dell’editore ciociaro alla fine può risultare un boomerang per le elezioni. «Nella Lega certe cose non si fanno». Anche all’interno di Alleanza nazionale il rospo, seppure digerito, ogni tanto torna su e scatena i maldipancia. Gasparri, La Russa, Matteoli continuano a dire che la candidatura è spuntata dal cilindro all’ultimo momento tra molte perplessità. Alessandra Mussolini è intervenuta sulla questione dando una botta al cerchio e un’altra alla botte: «Io non sono antifascista e sono orgogliosa del nome che porto». Come dire non sono antifascista ma neppure fascista. Per Fini invece il caso è chiuso. La parola fine è stata scritta dopo la smentita all’intervista data da Ciarrapico. Semmai il leader di An ha puntato l’indice sulle correnti: «Sarebbe gravissimo se all’interno del Pdl prevalesse la logica delle correnti. Guai se si continuasse ad agire in base alle vecchie casacche di appartenenza». Un chiaro avvertimento a Berlusconi. Marco Castoro