La Stampa 13 marzo 2008, FARIAN SABAHI, 13 marzo 2008
In via Roma con preferite ed eunuchi. La Stampa 13 marzo 2008. Il 6 febbraio 1858 il Regno di Sardegna ratifica con lo scià di Persia un trattato di amicizia e commercio
In via Roma con preferite ed eunuchi. La Stampa 13 marzo 2008. Il 6 febbraio 1858 il Regno di Sardegna ratifica con lo scià di Persia un trattato di amicizia e commercio. I rapporti tra i due Paesi nell’Ottocento sono il tema del convegno «Cavour e la Persia: un modello italiano di politica internazionale» organizzato oggi a Parigi dal Premio Grinzane a cui partecipano Luigi Guidobono Cavalchini, Nerio Nesi, Erminia Cortona, Angelo Michele Piemontese, Lucio Villari e Valerio Zanone. In seguito a quel trattato, nel 1873 Vittorio Emanuele II, re di Sardegna e d’Italia, riceverà a Torino il sovrano persiano della dinastia cagiara Naser ed-Din (1848-1896) in occasione del suo tour dell’Europa. Il viaggio dura cinque mesi e lo scià è accompagnato da una settantina di dignitari. Ma non dalle donne dell’harem anche se inizialmente porta con sé la sua preferita, Anis od-Dowle, con alcune accompagnatrici e gli eunuchi di scorta. Scendendo dal treno a Mosca, queste donne velate suscitano però una tale curiosità che, per evitare incidenti, il sovrano decide di rimandarle a Teheran e non le citerà nel suo diario. Porterà loro in dono le gonnelline in seta ispirate ai tutù delle danzatrici che aveva ammirato nei teatri europei, con cui saranno fotografate passando così alla storia. Partito da Teheran sabato 19 aprile 1873, il sovrano della dinastia cagiara si avventura in Russia, in Germania, in Belgio, in Inghilterra, in Francia e in Svizzera. A Torino arriva attraverso il traforo del Moncenisio che, non esistendo un termine appropriato in persiano, definisce un «buco nella montagna buio e spaventoso» spiegando come i migliori ingegneri d’Europa vi abbiano lavorato per vent’anni al prezzo di enormi spese e come prima il viaggio dalla Francia all’Italia si effettuasse attraverso sentieri di montagna, in carrozza oppure a cavallo o a dorso di mulo. Come di consueto per l’epoca, il quarantaduenne Naser ed-Din scrive un diario di viaggio (Safar nameh-e Naser ed-Din Shah be Farang) in cui racconta di essere arrivato a Torino il 24 luglio 1873 e tre giorni dopo, domenica 27, di essere partito per Milano in treno, un tragitto che a quel tempo si copriva in tre ore sostando brevemente a Santhia e a Novara. Nelle pagine dedicate alla capitale sabauda Naser ed-Din Shah descrive la città e si confronta con Vittorio Emanuele II, evidenziando due punti in comune: entrambi amano la caccia e a malincuore soggiornano nella capitale, ma il sovrano persiano, di origini nomadi e abituato a dormire in tenda, non può ignorare come i palazzi piemontesi siano ben più solidi e maestosi di quelli a cui egli è abituato. E sottolinea come le vie di Torino siano illuminate di notte, a differenza di quanto accade a Teheran. In secondo luogo, la moglie preferita da Naser ed-Din è Anis od-Dowle (1842-1896), una donna di origini contadine con cui ha contratto un matrimonio temporaneo (sighee) ma a cui è talmente legato da volerla sempre con sé e da non averla ripudiata anche se non gli ha dato figli. A Torino, lo scià scopre che Vittorio Emanuele II non ha accanto una vera regina: dopo la morte della moglie nel 1855, ha una concubina con cui ha una relazione fin dal 1847. Si tratta di Rosa Vercellana, figlia di un musicista, da cui Vittorio Emanuele II ha due figli registrati come «nati da madre e padre sconosciuti». Il re le conferisce il titolo di Contessa Mirafiori, la sposerà nel 1869 e dieci anni dopo la donna riconoscerà i propri figli: il maschio prenderà il titolo di Conte di Mirafiori e la ragazza sposerà il marchese Spinola. FARIAN SABAHI