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 2008  marzo 13 Giovedì calendario

Armi, luci e donne lo scià a Torino. La Stampa 13 marzo 2008. Il diario dell’incontro con Vittorio Emanuele II nel 1873 Giovedì 24 luglio 1873 Siamo finalmente usciti dal traforo del Moncenisio e siamo entrati nel Regno del Piemonte, di cui Torino è capitale

Armi, luci e donne lo scià a Torino. La Stampa 13 marzo 2008. Il diario dell’incontro con Vittorio Emanuele II nel 1873 Giovedì 24 luglio 1873 Siamo finalmente usciti dal traforo del Moncenisio e siamo entrati nel Regno del Piemonte, di cui Torino è capitale. La via ferrata attraversa un’ottantina di tunnel. In Italia il treno passa da luoghi straordinari e spaventosi, sul fianco delle montagne, lungo precipizi e abissi, vallate profonde, fiumi enormi e torrenti su cui sono stati costruiti dei ponti. Per la costruzione di questa via ferrata, che sfida la ragione, sono stati realizzati molti lavori. Queste strade e questi ponti sono costruiti in modo tale da resistere mille anni. Il corso d’acqua che scende da queste montagne verso l’Italia si chiama Po. un fiume enorme ma le sue acque sono nerastre, non si possono bere. Passa vicino a Torino e poi nei pressi di Venezia per gettarsi nell’Adriatico. Quando siamo arrivati alla stazione di Torino il sole era tramontato, stava facendo buio. Siamo scesi dalla carrozza e ci hanno accolti sua Maestà Vittorio Emanuele II re d’Italia, sua altezza il principe ereditario Umberto, il principe Amedeo, secondogenito del re, che è stato re di Spagna per due anni e poi ha abdicato, il premier Marco Minghetti, il ministro degli esteri Emilio Visconti Venosta, e pure il principe di Carignano, il nipote del sovrano a cui egli ha affidato la gestione del regno mentre era in guerra e il principe Umberto era assente. / Stava diventando notte. La città è decisamente ben illuminata. C’era molta gente alle finestre e nelle strade. Queste sono larghe, fiancheggiate da edifici imponenti di cinque o sei piani, e la strada attraverso cui siamo passati si chiama Via Roma. Siamo dapprima giunti in una piccola piazza chiamata San Carlo. Al centro si vede la statua equestre in bronzo di un antenato del re. Poi siamo arrivati alla piazza del palazzo: è ampia e al centro si erge la statua in marmo di un soldato con una bandiera, offerta in dono alla città di Torino dalla Lombardia dopo la sua liberazione dall’occupazione austriaca. / In questa città fa molto caldo. Il re era a caccia, in alto in montagna dove dorme in tenda. venuto apposta in città per il nostro arrivo ma non ci vuole mai stare. D’inverno come d’estate, è sempre a caccia. Mi ha detto che detestava la città e il palazzo, vorrebbe sempre cacciare in montagna. Il re ha una sessantina d’anni ma ha una corporatura robusta e non dimostra la sua età. Il principe ereditario ha trent’anni, il principe Amedeo ventotto. Il re ha anche due figlie: una è la moglie del re di Portogallo e si chiama Maria, l’altra è la sposa del principe Napoleone e si chiama principessa Clotilde. Da qualche giorno la consorte del Duca d’Aosta, Amedeo, è molto malata. Risiede nello stesso palazzo dove siamo noi, sotto i nostri appartamenti. Ha tre maschietti: uno è ancora in fase di allattamento, gli altri due hanno tre o quattro anni. Le governanti li portano a passeggio tutti i giorni nel giardino del palazzo. / Venerdì 25 luglio 1873 Siamo restati nei nostri appartamenti. Dopo pranzo il re è venuto e siamo andati, in sua compagnia, a visitare l’arsenale che si trova nel palazzo. Vi sono esposte tantissime armi antiche e recenti: sciabole con versi persiani incisi in oro, alcune armature ed elmi persiani. Si vedono anche dei cavalli morti, presentati come se fossero vivi e montati da cavalieri rivestiti da antiche armature europee, armi che erano appartenute agli antenati di questo re, e pure una spada portata da Napoleone I al momento del suo addio da Fontainebleau, e che aveva donato a un generale italiano che a quel tempo era al suo servizio. La sera c’è stato un banchetto con il re. La cena era ottima. I musicisti suonavano. Il re non mangiava e ne chiesi il motivo. Mi disse che aveva l’abitudine di cenare a mezzanotte e di coricarsi subito dopo. Per la stessa ragione, non ha cenato nemmeno il cugino del re. Mi ha detto che non aveva mai bevuto vino e amava soltanto l’acqua ghiacciata. Questo cugino del re ha una lunga barba bianca e la pelle rosa, credo abbia sessantacinque anni ed è molto robusto. / Sabato 26 luglio 1873 Quando ci siamo alzati faceva molto caldo. Dopo pranzo abbiamo fatto un giro degli appartamenti del palazzo. Poi siamo tornati a vedere il giardino e gli animali personali del re, custoditi nelle gabbie. Ho visto una scimmia dal carattere cattivo e feroce, rinchiusa a parte, a cui nessuno può avvicinarsi. I suoi denti assomigliano a quelli di una tigre, ha una testa grande con una barba gialla e il naso rosso, le gote striate di blu. Si chiama mandrillo e arriva dall’Africa. Siamo tornati a palazzo. Ma poiché bisognava risalire, faticosamente, lunghe scale, è stato installato un meccanismo sorprendente: è una sorta di piccola vettura con un sedile su cui mi sono seduto. Hanno fatto girare un dispositivo e siamo risaliti piano a piano, nel modo più riposante, fino ai nostri appartamenti. Dopo qualche momento, mi è stato annunciato che il re mi aspettava nel salone e siamo partiti insieme per fare il giro della città in carrozza. Era illuminata in modo splendido, c’era tantissima gente e donne molto belle. La moglie del sovrano, che era regina, è morta da un po’ di tempo. Da quel momento il re non ha più una consorte ufficiale ma, contrariamente agli usi locali, una concubina. Ora non è qui ma al mare, le ho mandato un gioiello in dono e lei mi ha fatto avere una sua foto. Il re mi ha confidato che lei lo accompagna in tutte le campagne e anche a caccia. E ha aggiunto che ha persino abbattuto due camosci. / Domenica 27 luglio 1873 Dobbiamo andare da Torino a Milano. Il tragitto in treno dura quattro ore. Quando mi sono alzato mi sono vestito ed è arrivato il re. Mi ha detto di avere abbattuto un camoscio che si trovava nella galleria, mi ha chiesto di andare a vedere se quella specie si trova in Persia. Ci sono andato e ho constatato che è la stessa specie che avevo visto nei parchi in Inghilterra. una sorta di cerva ma di piccole dimensioni. Siamo andati in stazione in compagnia del re e abbiamo preso posto nei vagoni austriaci, molto belli. Sul binario c’erano il re, tutti i dignitari e i nobili, in attesa della partenza del treno. Abbiamo scambiato i saluti e il treno è partito. Pubblichiamo in questa pagina, nella traduzione di Farian Sabahi, le pagine del diario che lo scià di Persia dedicò a Torino e a Vittorio Emanuele II durante la sua visita del 1873. Il diario viene presentato questa mattina all’Istituto italiano di Cultura di Parigi nell’ambito del convegno organizzato dal Prix Grinzane France e intitolato Cosmopolitismo di Cavour: la politica, la diplomazia, il territorio. Vi partecipano Luigi Guidobono Cavalchini, Nerio Nesi, Erminia Ortona, Angelo Michele Piemontese, Farian Sabahi, Lucio Villari e Valerio Zanone. Oggi pomeriggio si svolgerà un altro incontro dal titolo Il paesaggio di Cavour con Sergio Conti, Marco Devecchi, Paolo Pejrone, Claude Raffestin, Jacqueline Risset e Giovanni Valentini. Il convegno sarà concluso da Giuseppe Moscato, ambasciatore d’Italia all’Unesco. Intanto ieri sono stati presentati i finalisti del Grinzane France. Si tratta di quattro scrittori italiani tradotti in Francia. Sono Giuseppe Culicchia con Les pays des merveilles, Andrea De Carlo con Week-end à Tournevent, Erri De Luca con Au nom de la mère, Elisabetta Rasy con La science des adieux. Fra questi gli studenti francesi sceglieranno il supervincitore. NASER ED-DIN SHAH QAJAR