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 2008  marzo 13 Giovedì calendario

Il papiro è autentico. Il Messaggero 13 marzo 2008.  UNA delle maggiori scoperte degli ultimi decenni (la più antica carta geografica, e il più lungo testo di Artemidoro al mondo), pagata quasi tre milioni di euro dalla Compagnia di San Paolo di Torino, e una querelle scientifica tra le più imponenti da tanto tempo in qua: Salvatore Settis (e un nutrito gruppo di studiosi internazionali) versus Luciano Canfora; direttore della Normale di Pisa, contro il docente di Bari che dirige la rivista Quaderni di storia

Il papiro è autentico. Il Messaggero 13 marzo 2008.  UNA delle maggiori scoperte degli ultimi decenni (la più antica carta geografica, e il più lungo testo di Artemidoro al mondo), pagata quasi tre milioni di euro dalla Compagnia di San Paolo di Torino, e una querelle scientifica tra le più imponenti da tanto tempo in qua: Salvatore Settis (e un nutrito gruppo di studiosi internazionali) versus Luciano Canfora; direttore della Normale di Pisa, contro il docente di Bari che dirige la rivista Quaderni di storia. Anche con ferocia, li contrappone il Papiro di Artemidoro, 250 per 32 centimetri: per Settis, è la scoperta; per Canfora un falso, forse del greco Simonidis, vissuto nel 1800. Ora, il Papiro è esposto a Berlino, accanto a buone opere di riferimento; e sempre a Berlino, ne è stata presentata l’edizione critica: due volumoni di 4 chili, 680 pagine più le foto, 480 euro. Canfora è assente: «Non invitato», fa sapere. Settis e chi ha lavorato con lui ritengono di aver messo la parola fine alla diatriba. «Canfora non mai studiato il Papiro; non si può giudicare un papiro dalle foto» (Claudio Gallazzi, il primo a vederlo); «un falso del 1800? E’ impossibile: nel testo, una città è chiamata con un nome trovato la prima volta su tre monete nel 1986», e «certe cifre sono scritte in un modo conosciuto 30 anni dopo la morte di Simonidis» (Settis); «le analisi chimico-fisiche, in tre laboratori, diversi e anche con il carbonio 14, datano al I secolo dopo Cristo papiro e inchiostri» (Pier Andrea Mandò, Istituto di Fisica Nucleare). Albio Cassio, uno dei massimi grecisti, e Franco Montanari, autore anche d’un vocabolario, dicono che negli idiomi, e nella grafia, tutto torna: è compatibile; e (Gallizzi) «volute, apici e trattini, spostano una grafia anche di 200 anni; poi, un falsario non inventa una grafia, ma la copia: una sola è simile a questa, sul papiro detto ”di Cleopatra”, pubblicato nel 2000 e ora in mostra». Insomma, non autentico, ma autenticissimo. E tira un bel sospiro Dario Disegni, che dirige la Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo. Incredibile è la storia del reperto: nel 1971 si vende la collezione di un Pascià, in Egitto; c’è anche un papier maché: accozzaglia di carte servite forse per avvolgere una mummia. Lo compera Serop Simonian, armeno di Amburgo; lo fa smontare; trova questo Papiro e altri 25 frammenti, ora all’Università di Milano; questo, Anni 80, lo fa studiare all’Università di Treviri e lì lo vede Gallazzi. Si ritrova un lungo frammento in cui è descritta la Spagna; poi, quel libro, chissà come mai, non si fa più, interrotto; così, sul retro, qualcuno disegna un repertorio di animali, anche mitologici; e sul davanti, ma ancora dopo, altri un campionario di volti, piedi e mani, a uso, probabilmente, dei suoi allievi. Nella descrizione di una parte della Spagna, c’è anche una carta geografica: ma incompleta, solo abbozzata, e tuttora misteriosa. Viene riconosciuto un passo d’Artemidoro, di cui assai poco ci resta. «Ma il 95 per cento degli scritti greco antichi sono persi; restano 7 tragedie di Eschilo su 75; fino agli Anni 60, nulla delle 100 commedie di Menandro; un papiro noto nel 2001, ha portato da 80 a 600 i versi di Posiddipo» (Settis e Albio Cassio). I volti disegnati accanto ai versi di Artemidoro (ma, allora, avere un papiro con spazi vuoti valeva un tesoro) sembrano perfino rinascimentali; invece, risalgono anche loro a quell’epoca remota. Ma non potrebbe essere qualcun altro, e non Artemidoro? Settis: «Chi ha una proposta, la dica; per noi, è Artemidoro; e nemmeno una sua epitome, che sono sempre pezzi staccati; qui, ci sono dei brani, assenti nelle epitomi successive di Artemidoro». Artemidoro da Efeso, che, per la sua Geografia, inizia un giro del mondo allora conosciuto proprio dalla Spagna: le Colonne d’Ercole. «Nulla smentisce l’attribuzione a lui di questo papiro» (ancora Settis), «ed altri sono semmai i non pochi problemi che il reperto pone, non le 5 colonne di testo, conservate in frammenti, che sono autentiche; per esempio, quella carta geografica che zona ritrae?». E i 41 disegni di animali di acqua, aria e terra, eccellenti per qualità, un ”bestiario” ad uso dei mosaicisti (?), mostri marini, ”pesce lepre”, oca-volpe, pantero-coccodrilli e cani-stella, da dove mai provengono? Sarà autentico e vero, questo Papiro, ma resta ancora zeppo di mille misteri. FABIO ISMAN