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 2008  marzo 13 Giovedì calendario

GENOVA

Ha passato i trent´anni da un po´. sempre molto bella. Dicono non abbia grandi doti artistiche, ma possiede una determinazione straordinaria. Il suo sogno è quello di continuare nella carriera televisiva, nonostante tutto. Nonostante gli alti e bassi degli ultimi tempi. E nonostante quella gravidanza che non si aspettava, che non voleva, che ha scoperto all´inizio dell´anno. «In questo momento potrebbe compromettere la mia vita professionale», aveva confessato al ginecologo. andata proprio così, giusto un mese fa. Ha bussato allo studio privato di Ermanno Rossi per una prima visita. Pochi giorni dopo, l´intervento. «Nessun dolore, nessun rimorso. Almeno, non ora. Non ho figli, ma ci penserò tra qualche anno».
Divorziata, già protagonista di un noto reality show e di alcuni calendari, ospite di numerosi salotti tv, indossatrice e modella. La prossima settimana sarà interrogata da Sabrina Monteverde, il pubblico ministero che gestisce la delicata inchiesta genovese sugli aborti clandestini. Si è affidata ad uno dei migliori penalisti del capoluogo ligure. «Non immaginavo di essere indagata, l´ho saputo dai carabinieri che mi hanno convocato», si confida con chi la può aiutare. «Mi sono sempre fidata di quel medico, lo conoscevo bene. Una persona corretta». Ha bussato al suo ambulatorio privato. E questo è un reato. «Sono andata nel suo studio unicamente perché non volevo che trapelasse la notizia. Ho fatto una scelta, e non devo renderne conto a nessuno. Ma sono un personaggio pubblico, avevo il terrore che si sapesse in giro. Semplicemente, non credevo di commettere un reato».
Il medico avrebbe dovuto avvertirla: poteva tranquillamente sottoporsi all´intervento in una struttura pubblica come il San Martino. «Sono sicuro che l´ha fatto per aiutarmi, ero stata io a chiedere la massima discrezione. Il fatto che si sia tolto la vita mi ha profondamente colpito. Non era colpevole, non aveva cattive intenzioni: ne sono sicura». Ufficialmente è indagata ai sensi dell´articolo 19 della legge 194 sull´interruzione volontaria di gravidanza al di fuori delle strutture e delle procedure previste dalla legge. Se dice la verità, e cioè che l´aborto clandestino è avvenuto nei novanta giorni dal concepimento, pagherà una multa di 51 euro. «L´ho già detto al mio avvocato. Sono disponibile a parlare subito con il magistrato. A spiegare, chiarire. Pagherò la multa. Tutto quello che voglio è chiudere la vicenda al più presto. E che il mio nome non venga mai pubblicato dai giornali. Non per questa storia, voglio dire».
Tra le altre persone indagate per essersi rivolte al medico suicida c´è anche una impiegata di 28 anni, di Chiavari. Ha già ricevuto l´invito a presentarsi in procura la prossima settimana. E racconta: «Ermanno Rossi era da tempo il mio ginecologo, mi ha sempre seguito». Anche lei non ha figli. «Avevo un fidanzato. Una storia che andava avanti da molto, ma che recentemente è andata in crisi. Ci siamo lasciati, siamo ritornati insieme. Alla fine, la rottura definitiva. Insomma, ci siamo lasciati». E lei ha scoperto di aspettare un bambino da lui. «Ero rimasta incinta. Sono stati giorni duri, tormentati. Non è stato facile, ma alla fine ho deciso che quel figlio non lo volevo. E mi sono rivolta al ginecologo».
Il dottor Rossi le ha detto che l´interruzione di gravidanza si pratica regolarmente in tanti ospedali pubblici? «Mi ha detto che potevo andarlo a trovare nel suo studio. E così ho fatto». andata all´ambulatorio privato di Rapallo? «Sì». E ha pagato cinquecento euro. «Di questo preferisco non parlare». Cosa è accaduto, nello studio? «Il medico è stato molto gentile. E premuroso. Ha usato un aspiratore. durato tutto pochi minuti. Non è stato doloroso». Lo sapeva di commettere un reato? «No, assolutamente. L´aborto è legale, in Italia. Davvero, pensavo che tra uno studio privato e un ospedale pubblico non ci fosse una grande differenza. L´unica cosa era forse il costo, ma soprattutto la discrezione. In quel modo non lo avrebbe saputo nessuno». Invece, lunedì l´hanno chiamata i carabinieri. «Sì, credo sia accaduto mentre stavano perquisendo il suo studio di Rapallo. Quello dove è successo tutto. Ma io non lo sapevo di fare qualcosa di illegale, giuro».