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 2008  marzo 13 Giovedì calendario

GALANTINO Mauro

GALANTINO Mauro Bari 6 agosto 1953. Architetto. Nel 2008 ha vinto il concorso per ridisegnare l’accesso a Venezia dalla terraferma battendo personaggi come Arata Isozaki (quello della Loggia dei nuovi Uffizi) e Meinhard von Gerkan (quello della stazione di Berlino). «[...] partendo da un progetto per un ”garage multipiano” ha finito per ridisegnare l’intera area dell’ex-Deposito Locomotive, quarantamila metri quadrati tra Santa Marta e il Tronchetto. Puntando (tra l’altro) sulla realizzazione di due parchi che idealmente ripercorreranno la Via della Seta di Marco Polo attraverso tutta una serie di essenze, sparse tra dune sabbiose, che riporteranno il ”viaggiatore” (con la vista e con l’olfatto) a quei luoghi ormai entrati nel nostro immaginario. In mezzo a tutto questo troveranno posto un Grand Hotel (dalle tende colorate ispirate a Mondrian), uffici e un enorme parcheggio destinato in buona parte ai veneziani (che potranno acquistare i posti macchina per 50 anni) [...] laureato a Firenze poi trasferitosi a Milano, ha pensato ai due parchi come ”epicentri” del suo progetto. Quello ”alto” chiuso verso la Laguna (’Chiudere per vedere” è la parola d’ordine), quello ”basso” invece percorribile lungo tutto il suo perimetro. [...] ”Il mio intervento – ha spiegato Galantino – si caratterizza per il completo ripensamento dei volumi degli edifici ex ferroviari dove collocheremo il parcheggio, la stazione intermedia del ”People Mover’ (la monorotaia che collegherà Piazzale Roma al Tronchetto) oltre che uffici e alberghi”. Di fatto sarà ”un luogo intermedio che ci parla di ciò che ci aspetta o che abbiamo appena lasciato, perché non siamo ancora o non siamo più a Venezia, siamo insomma in una vera zona franca, per chi arriva e per chi parte”. Il Parco Alto e il Parco Basso (nati dalla collaborazione dell’architetto barese con i ”colleghi” francesi Alain Dervieux e Dominique Hernandez) riproporranno poi in qualche modo tutta una serie di elementi della ”visione urbana” di Venezia. Ma non solo. Nel primo, un hortus conclusus pensato come luogo ideale per le installazioni della Biennale e per concerti, ci saranno tre cannocchiali che inquadreranno altrettanti ”volti” della città: San Giovanni e Paolo, i Frari con San Marco e, infine, il porto. Nel secondo, a fare da pavimento, ci sarà invece un collage di tutte le pietre calcaree dure del Mediterraneo, un gioco di ”bianchi” (dall’Istria alla Grecia, dalla Turchia al Libano, dall’Egitto alla Tunisia, dal Marocco alla Spagna e alla Francia con inserti di pietre toscane, laziali, campane, siciliane, pugliesi) per celebrare Venezia e il suo mondo» (Stefano Bucci, ”Corriere della Sera” 20/2/2008).