13 marzo 2008
ZAPATERO
da roberta per giorgio
Tipo stomachevole «Come fare a sopportare questo tipo altri quattro anni? E’ stomachevole e noi non ce lo meritiamo. Ma invito tutti gli spagnoli di fede a non mollare» (Federico Jimenez Losantos, giornalista di punta di Radio Cope, l’emittente di proprietà dei vescovi spagnoli che trasmette in tutto il mondo, commentando alle cinque del mattino la vittoria di Zapatero).
Leonardo Sacchetti, l’Unità, 11/3/08
Diavolo. Prima delle elezioni i vescovi hanno martellato Zapatero con tutti i mezzi a disposizione: bombardamento radiofonico, immense manifestazioni, mobilitazione generale ecc. Zapatero è stato qualificato come il diavolo, e la sua vittoria descritta come l’inizio della fine. «La nuova crociata dei vescovi spagnoli e delle loro appendici politiche popolari e tardo-franchiste va contro tutto quello che Zapatero ha fatto in questi 4 anni: l’ampliamento delle leggi sul divorzio e dell’aborto, il matrimonio gay, le sperimentazioni sugli embrioni, gli accenni (non divenuti legge) alla morte dolce per i malati terminali, l’abolizione dell’ora di religione dalle materie obbligatorie. Perfino l’uso del preservativo, nonostante un fuggevole placet come «estremo rimedio contro l’Aids» di monsignor Martínez Camino subito costretto a rimangiarselo. Una chiesa senza preservativi e senza giovani: se l’80% degli spagnoli si definisce cattolico, il numero dei giovani fra i 15 e i 29 anni che vanno a messa è passato dal 28% del 2000 al 14% del 2004».
Maurizio Matteuzzi Il Manifesto 21 febbraio 2008
Falco. Il 3 febbraio scorso è stato eletto presidente della Conferenza Episcopale spagnola il «falco» cardinale Antonio María Rouco Varala, 72 anni, che ha preso il posto del vescovo di Bilbao, Ricardo Blázquez. «Per capire come nasca e possa evolvere il duello tra il premier e il cardinale converrà innanzitutto tener presente che anche qui la Chiesa ha molte facce. Perfino i conservatori non si assomigliano. Il ratzingeriano Rouco Varela è molto diverso dal suo antagonista Ricardo Blazquez, vescovo di Bilbao. Il primo non avrebbe mai detto quel che disse il secondo nel novembre scorso, poche settimane dopo la beatificazione di 498 religiosi uccisi dai repubblicani. Anche la Chiesa, suggerì quel giorno Blazquez, deve «chiedere perdono» per quel che fece durante la Guerra civile (si schierò dalla parte di Franco, proclamò la "crociata", di fatto incitò allo sterminio del nemico, e terminato in conflitto, assistette serenamente al massacro di almeno 50mila prigionieri). «Dimenticare le migliaia di maestri, sacerdoti, operai, dirigenti e politici che morirono vittime della repressione franchista - argomentò Blazquez - non solo è un´ingiustizia ma rende impossibile la riconciliazione e la pace». Bisogna invece riconoscere che "martiri" sono sia «coloro che muoiono per Gesù Cristo e in difesa della religione cristiana», sia coloro che «muoiono o patiscono molto in difesa di altri credi, convinzioni o cause”». Guido Rampoldi La Repubblica 5 marzo 2008
I puntini sulle i. Prima delle elezioni, Zapatero se l’è presa con i vescovi che «hanno superato il limite», minacciando: «Se vinco le elioni, metto i puntini sulle i e ogni cosa sarà più chiara». «Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e buon amico del papa, cominciò a ”superare il limite” due anni fa, quando fu tra i promotori di una grande manifestazione contro il governo socialista e la legge che istituiva i matrimoni omosessuali. Lo ricordo nell’occasione marciare impettito dentro una folla plaudente e cameratesca: un capopopolo, più che uno di quei principi della Chiesa di cui il Museo del Prado, lì vicino, ospita i volti solenni circonfusi di stoffe purpuree. L’ultima volta che si è esibito nel ruolo, in dicembre, partecipava ad una rumorosa dimostrazione contro il governo, accusato di attentare alla democrazia e ai diritti fondamentali degli spagnoli. Zapatero ha preso nota».
Guido Rampoldi La Repubblica 5 marzo 2008
Consigli ai cattolici «La chiesa, che in questi 4 anni è stato il vero partito d’opposizione, ha caricato a testa bassa rivedendo la possibilità di disfarsi dell’odiatissimo Zapatero e del ”furore laicista” del governo. Il 30 gennaio scorso, la Commissione permanente della Cee, l’avanguardia dei 78 vescovi della Conferenza episcopale spagnola, si è riunita e ha deciso di ”offrire” ai cattolici ma non solo «alcuni consigli per l’esercizio responsabile del voto». Più che consigli, ordini agli elettori e mazzate per il governo socialista. Attenti a non votare per quelle ”opzioni politiche” che, ”come segnala il Papa”, contraddicono ”valori fondamentali e principi antropologici radicati nella natura dell’essere umano” quali, ovviamente, ”la difesa della vita umana in tutte le sue tappe, dal concepimento fino alla morte naturale”, ovvero ”la promozione della famiglia fondata sul matrimonio evitando di introdurre nell’ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla oscurando il suo carattere peculiare e la sua insostituibile funzione sociale”, e attenti anche a non votare per chi pone delle ”difficoltà crescenti a incorporare lo studio libero della religione cattolica nei programmi della scuola pubblica”. Perché il messaggio fosse ancor più chiaro, le loro eminenze hanno anche voluto dedicare un punto specifico al nodo del ”terrorismo”, in riferimento esplicito al tentativo di Zapatero - fallito - di risolvere il nodo basco nell’unico modo possibile e ragionevole: il negoziato con l’Eta. ”Una società che voglia essere libera e giusta non può riconoscere esplicitamente o implcitamente una organizzazione terrorista né può considerarla come un interlocutore politico”».
Maurizio Matteuzzi Il Manifesto 21 febbraio 2008
Matrimoni al vapore. «Le leggi approvate dal parlamento hanno sconcertato anche cattolici non bigotti. Per esempio Rafael Navarro Vals, cattedratico di diritto all´università Complutense di Madrid. Dice: ”Il governo ha introdotto un congiunto di norme sul diritto di famiglia che non hanno eguale in alcun altro Stato europeo o americano. La legge sul matrimonio omosessuale, un’anomalia giuridica che allinea la Spagna a tre o quattro Paesi, sui 182 rappresentati all’Onu, e ora costituisce un autentico problema per il diritto internazionale privato. La legge sul cosiddetto divorzio "al vapore", che permette di rompere un´unione in tre mesi e fa del matrimonio l’unico contratto del diritto spagnolo che può essere sciolto senza causa. La legge che permette di cambiare sesso senza operazione chirurgica. O quella che permette la clonazione terapeutica. Tutto questo erode il tessuto sociale. E gli effetti si vedranno anche a breve”».
Guido Rampoldi La Repubblica 5 marzo 2008
Matrimoni gay. In Spagna in due anni sono stati celebrati 3900 matrimoni gay.
Guido Rampoldi La Repubblica 5 marzo 2008
Provocazioni. «Lo stile spavaldo di Zapatero non piace proprio ad almeno il 40% degli spagnoli molti dei quali hanno appoggiato Mariano Rajoy, che condivide le preoccupazioni per la vittoria di un socialismo tutto ideologico, interpretato in chiave apertamente anticristiana. Non vi sono paragoni al mondo di un relativismo così veloce ed esasperato. Il rovesciamento delle parole di San Paolo: ”Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi” che i giovani zapatisti hanno tradotto in: ”La libertà socialista vi farà liberi” è solo l’ultima delle tante provocazioni ».
Guglielmo Sasinini Guglielmo Sasinini, Libero 11/3/2008, pagina 21.
L’apertura di Benedetto. La strategia dello scontro intransigente con Zapatero trova parecchi critici all’interno della Chiesa spagnola. «Pochi, naturalmente, sono disposti ad essere citati. Ma un gesuita famoso per le sue battaglie controcorrente, Pedro Lamet, non ha paura di raccontare come la pensa. Autore di una fortunatissima biografia di padre Arrupe, estimatore del nuovo capo dei gesuiti, padre Lamet, ridotto al silenzio per molti anni che si sono succeduti alla sua direzione di ”Vida nueva”, importante rivista soprattutto per l’America latina, spiega l’attuale fisionomia della gerarchia spagnola partendo da lontano: «L’appoggio della Chiesa al franchismo costituisce un’eredità che, tuttora, impedisce alla maggior parte dei vescovi di capire che cosa sia la laicità. Eppure, il cardinale della transizione verso la democrazia, Enrique y Tarancon, diceva di aver paura dei politici che si fanno la comunione ogni giorno. Ma l’apertura di quell’uomo fu messa da parte, proprio da Giovanni Paolo II. Tarancon mi confidò che, quando il Papa arrivò in Spagna, non gli rivolse neanche la parola. Eppure lui era ancora il capo dei vescovi spagnoli».
Lamet fa risalire la svolta conservatrice nella chiesa del suo paese proprio al predecessore di Benedetto XVI e a lui imputa la responsabilità di scelte di vescovi sempre più chiuse e anche culturalmente modeste. Non esclude, però, che, in futuro, i rapporti tra Zapatero e la Chiesa possano migliorare, perché giudica ”promettente” il rapporto che si è creato tra il Nunzio vaticano e la vicepresidente del governo, la cattolica Fernandez de la Vega. L’ex direttore di ”Vida nueva” conferma, poi, il suo spirito anticonformista opponendosi al luogo comune che, ricordando l’amicizia fra il Papa e il capo dei vescovi, Rouco, identifica le loro posizioni: ”Benedetto XVI è molto più aperto di come lo si dipinga, basti pensare alla magnifica scelta di Nicolas come capo dei gesuiti. Quando è venuto in Spagna, i vescovi volevano da lui una dura rampogna a Zapatero e lui, invece, ha ripetuto che la fede si offre, non si impone”».
Luigi La Spina, La Stampa 11/3/08.
Franchismo e anticlericalismo. In Spagna la contiguità tra una parte della curia e il franchismo ha generato un anticlericalismo forte. «I porporati furono contigui alla dittatura non tanto o non solo per una simpatia ideologica, quanto per convenienza: in quegli anni la Chiesa godeva di una condizione di assoluto privilegio. Era la religione di Stato, l’unica riconosciuta fino al 1967, quando proprio il Vaticano obbligò un riluttante Franco ad autorizzare il culto protestante. All’epoca i luterani erano quarantamila. Oggi sono 1,4 milioni. I musulmani 1,5. I mormoni, i buddisti, decine di migliaia. E ciascuno di questi culti chiede con ragione di accedere agli stessi diritti tuttora riservati alla Chiesa spagnola. Quest’ultima riceve dallo Stato 4310 milioni (in pagamento di servizi sanitari e sociali, salari per gli insegnanti di religione, custodia del patrimonio artistico e immobiliare) ed è l’unica fede autorizzata a ricevere dal contribuente una quota dell’Irpef, aumentata sensibilmente proprio dal governo Zapatero (adesso il 7 per mille, contro il 5,2 precedente). In altre parole lo Stato riconosce alla Chiesa una centralità che in termini freddamente statistici comincia a non aver più ragion d’essere. Infatti non solo la presenza degli immigrati, oggi un decimo della popolazione spagnola, comporta richieste di diritti paritari per ciascuna fede, ma il cattolicesimo conosce, come ovunque in Europa, un declino numerico. Dal 2001 al 2005 sono diminuiti i sacerdoti (meno settecento), i seminaristi (da 1797 a 1481), i matrimoni celebrati in chiesa (di un quinto), i contribuenti che devolvono la quota dell´Irpef alla Chiesa cattolica (dal 39,1% al 32,9%), i figli nati da coppie sposate (oggi 71%, e dal 2005 la percentuale di figli nati da madri nubili aumenta ogni anno di un decimo)».
Guido Rampoldi La Repubblica 5 marzo 2008
La soddisfazione dei musulmani. «Il laicismo radicale di Zapatero è molto apprezzato dai musulmani della Federazione delle Entità religiose islamiche, il cui presidente Félix Herrero ha esultato dopo la vittoria socialista dichiarando: ”Abbiamo votato compatti per Zapatero, perché prima viene la cittadinanza e poi le credenze di ogni individuo, condividiamo pienamente i suoi programmi di educazione, in particolare quelli che trattano della religione islamica, non esiste un primato della religione cattolica, è giusto che nelle classi e negli uffici pubblici venga rimosso il crocifisso”. Incoraggiato Abdusalam Mansur Escudero, presidente della Giunta islamica spagnola, ha aggiunto: ”Rrivendichiamo il diritto di utilizzare la cattedrale cattolica di Cordoba come luogo di culto anche per i musulmani”».
Guglielmo Sasinini Libero 11/3/2008, pagina 21.
Sondaggi. In Spagna i praticanti cattolici sono 8-10 milioni. Nel Psoe di Luis Rodriguez Zapatero si dichiarano cattolici tra gli uno e i due milioni di sostenitori: «La Spagna, erede di un impero unitario dalla fine del Quattrocento, conta su un senso dello Stato orgogliosamente difeso da tutti i suoi cittadini. Una separazione con la Chiesa tranquillamente rivendicata dall’intera classe politica, anche quella del centrodestra». (…) Così le riforme approvate da Zapatero nel campo dei diritti civili, quelle più contundenti nei confronti della Chiesa, hanno ottenuto un consenso valutato, dai sondaggi dell’epoca, tra il 70 e l’80 per cento della popolazione.
Luigi La Spina, La Stampa 1/2/2008
Il laico Zapatero. «Una serena, ferma e dignitosa difesa dello Stato laico vince elettoralmente in una democrazia matura. Questa è la semplice lezione del successo di José Luis Zapatero.
Sappiamo che le varianti in gioco nelle elezioni spagnole erano e sono molte. Sappiamo che le differenze tra l’Italia e la Spagna sono grandi. Ce ne siamo dimenticati, anche per una certa provinciale supponenza che per decenni ci ha illuso di «essere più avanti» degli spagnoli. Adesso ci stanno dando molte lezioni: dal dinamismo economico all’impegno nelle istituzioni europee. Da qualche tempo ci offrono pure l’esempio di uno Stato che ha riscoperto il gusto della propria autonomia e dignità nel dimostrare con i fatti di essere l’unico depositario dei criteri dell’etica pubblica.
Il plusvalore della laicità ha certamente rafforzato la prospettiva «socialista» della politica zapateriana, che punta sulla valorizzazione della «cittadinanza sociale». Solo l’eutanasia del socialismo nel nostro Paese impedisce di cogliere il nesso fecondo tra socialismo della cittadinanza e diritti civili.
Nel merito si può essere d’accordo o no su questa o su quella iniziativa di legge (dalle nuove regole sul divorzio ai matrimoni gay), ma non c’è dubbio che il governo socialista sta sviluppando una strategia efficace. Consente all’opposizione cattolica ed ecclesiastica di dispiegare tutto il suo potenziale di protesta pubblica, senza farsi intimidire. Soprattutto non si lascia dettare lezioni su che cosa sia la «vera laicità dello Stato». Il risultato è che nulla fa infuriare di più i clericali spagnoli del sorriso disarmante di Zapatero quando annuncia e ribadisce le sue misure di laicità.
Con buona pace dei nostri clericali, non si può dire che «la sfera pubblica» spagnola sia condizionata dal laicismo di Stato. Nulla impedisce ai cattolici spagnoli, che seguono le direttive della gerarchia, di manifestare senza restrizioni i loro convincimenti con il massimo di pubblicità. Ma le loro ragioni non convincono la maggioranza degli spagnoli. quindi sbagliato affermare che le iniziative di Zapatero fanno violenza alla buona popolazione spagnola. Semplicemente la gente, credente o non credente, è laicamente più matura dei suoi rappresentanti clericali.
Non so se il risultato elettorale spagnolo cambierà qualcosa nel nostro Paese nelle strategie politiche (tali sono anche quelle della Cei) in previsione di misure di legge che rientrano sotto i criteri della laicità dello Stato. Oggi in Italia è in atto una tregua elettorale, dettata dalla convenienza politica e da un calcolo di aritmetica elettorale. il segnale di un intreccio intimo e strumentale tra i meccanismi democratici e la volontà di una parte del mondo cattolico di condizionare dall’interno (a cominciare dal Pd) i processi della decisione politica.
Non siamo dunque in una situazione spagnola, neppure per quanto riguarda «la sfera pubblica», che da noi è saldamente presidiata dalle forze cattoliche in linea con la dottrina o meglio con la strategia della Chiesa. Ma la linea intransigente dettata dalla parola d’ordine della «non negoziabilità dei valori», confondendo la dottrina della Chiesa con una strategia politica, mette in difficoltà la democrazia o quanto meno la sua funzionalità.
Non ci stancheremo di ripetere che in democrazia «non negoziabili» sono soltanto i diritti fondamentali, tra i quali al primo posto c’è la pluralità dei convincimenti, pubblicamente argomentati. Ad essa deve essere subordinato l’impulso a far valere i propri valori (per quanto soggettivamente legittimi) nei confronti degli altri cittadini. Dopo di che, evidentemente, si apre lo spazio al confronto - anche duro - delle ragioni che sono condivise o che dividono, e quindi alle regole del gioco democratico.
Non so se un futuro ipotetico governo Veltroni proporrà leggi non gradite alla gerarchia ecclesiastica, sostenendo il principio dell’autonomia dello Stato laico e il primato costituzionale del pluralismo etico. Dovrà prima fare i conti con alcune componenti interne del suo stesso partito, che non mancheranno di ricattarlo. Da questo punto di vista, anche se lo volesse, Veltroni non potrebbe agire con la fermezza di Zapatero. Si è già messo nelle condizioni politiche di non poterlo imitare, ammesso che lo voglia fare. Non aspettiamoci dunque un Veltroni-Zapatero. Non potrà e non saprà farlo. Lo apprezzerà magari a parole, ma da lontano. Nel suo stile».
Gian Enrico Rusconi, La Stampa 11/3/08
La puttana di Babilonia. «In Spagna il papa non sbuca ogni sera nel tg delle reti pubbliche e non è invitato a inaugurare anni accademici. "Laicista" non è insulto, nessuno spaccia per sopraffazioni le educatissime inquietudini laiche per certe invadenze curiali, e se un Ruini convocasse una manifestazione non accorrerebbero i quattro quinti della politica nazionale. Se però provate a cercare il pensiero cattolico in una libreria italiana è improbabile che troverete molto di più che i Socci e i Biffi, la miracolistica di Medjugorie, l’islamofobia e l’idolatria di Pietralcina. Andate invece al secondo piano della Casa del Libro, la più grande libreria madrilena, e avrete l’impressione di un cattolicesimo vivo, dinamico, interessante. Troverete anche un libro che in Italia avrebbe vita grama, ”La puttana di Babilonia”, il nomignolo poco gentile con cui gli albigesi chiamavano Santa Romana Chiesa. Ma in fondo anche questo anticlericalismo spinto evita al cattolicesimo la sorte del cattolicesimo italiano, condannato all’indifferenza e all’indistinto dall’unanimismo ipocrita della politica».
Guido Rampoldi La Repubblica 5/03/08
Congratulazioni. Neanche ventiquattr’ore dopo il trionfo socialista alle elezioni, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela si è congratula con Zapatero: "Le assicuriamo la nostra preghiera perché il Signore le conceda la sua luce e la sua forza" per agire "al servizio della pace, la giustizia, la libertà e il bene comune".
Alessandro Oppes la Repubblica 11/03/08
«Toledo. Prima di parlare, il cardinale Antonio Cañizares, primate di Spagna, arcivescovo di Toledo, ha piacere che si veda la sua cattedrale. «Qui è nata la Spagna. Nel 593, con la conversione del re visigoto Recadero. Anzi, Benedetto XVI mi ha detto che a Toledo è nata l’Europa, con l’incontro nel cattolicesimo tra tedeschi e latini, due secoli prima di Carlo Magno. Poi la chiesa fu distrutta e divenne moschea. Poi fu distrutta la moschea e fu ricostruita la chiesa…». Lo chiamano il piccolo Ratzinger, per i capelli candidi, il tratto cortese, la fermezza.
Cardinale, avete perso le elezioni? La vittoria di Zapatero è la sconfitta dei vescovi spagnoli?
«No. Mi congratulo con Zapatero. Siamo pronti a collaborare con lui, purché si muova nel solco della Costituzione e persegua, come fa la Chiesa, il bene comune. Noi non siamo contro il governo. Certo, i conflitti con il potere costituito sono per la Chiesa una condizione storica». In Italia si pensa il contrario, al punto talora da identificare la Chiesa con il potere. «Forse, in passato. Oggi la Chiesa non è il potere, anche se può subirne la tentazione; ma in fondo anche Cristo fu tentato. E noi non cesseremo di reclamare contro alcune cose che il governo ha fatto o potrà fare».
Lei ha parlato di una «rivoluzione culturale laicista» di Zapatero. Che cosa intende? Questa rivoluzione continuerà?
«Sì, è in corso una rivoluzione culturale. Non solo in Spagna; in tutto l’Occidente. La denuncia Benedetto XVI, quando paventa la dittatura del relativismo. La Spagna rappresenta la punta più avanzata di questa rivoluzione, con le sue leggi ”di genere”, che vanno ben oltre il femminismo tradizionale, questa sorta di lotta di classe tra uomo e donna. Il governo spagnolo ha varato leggi che negano l’evidenza della natura e della ragione, che affidano allo Stato la formazione morale dei giovani, che si propongono di fondare una nuova cultura su una concezione falsa della libertà».
Una rivoluzione che ora continuerà. Cosa deve fare la Chiesa?
«Quanto ha fatto finora. La sinistra parla di allargare i diritti. Ma i diritti non si creano in Parlamento. La Chiesa vuole collaborare a costruire una società di convivenza e di pace. Ma quale convivenza può esserci al di fuori del matrimonio tra un uomo e una donna? Quale convivenza può esserci se si intende eliminare Dio dalla vita sociale? Quale convivenza può esserci se si nega il diritto alla vita? Non abbiamo nulla da rimproverarci: sarebbe un tradimento se rinunciassimo a difendere la vita, dal concepimento alla morte naturale. Noi non siamo contro la democrazia, ma a favore; chi nega il diritto alla vita è contro la democrazia, e conduce la società al disastro. Noi difenderemo i valori in pericolo. E ci batteremo contro l’ampliamento della legge sull’aborto, e contro l’eutanasia».
L’aborto in Italia è tornato nell’agenda politica. In Spagna la legge è più restrittiva che in Italia. Teme che Zapatero intenda cambiarla?
«Ci sono a sinistra persone e gruppi che lo chiedono. Ma la Corte costituzionale ha riconosciuto i diritti del nascituro. Noi dobbiamo innanzitutto chiedere la piena applicazione della legge in vigore: sono convinto che molti dei centomila aborti che avvengono in Spagna ogni anno sarebbero evitati. Conosco la battaglia di Giuliano Ferrara per la moratoria, e vi aderisco. Per il futuro, mi batterò per l’abolizione dell’aborto. Che è il peggior degrado della storia dell’umanità».
Zapatero è stato polemico con i vescovi in campagna elettorale. Che effetto le ha fatto?
«Non l’ho capito. E tuttora, dopo il suo trionfo, continuo a non capirlo. Le sue aggressioni verbali si basavano su parole manipolate, come quelle del cardinale Rouco Varela, o riferite dai media in modo incompleto, come quelle del cardinale García Gasco. Comunque, non ho nulla contro la persona. Lui stesso ha detto di non voler ripetere gli errori. Prego per lui che imbocchi la strada giusta».
Questo significa che può cominciare una nuova stagione nei rapporti tra governo e Chiesa?
«Da parte nostra non esiste, non può esistere nessuna nuova stagione. In questi anni la Chiesa spagnola non ha compiuto un solo atto di ingerenza. Il cristianesimo è l’unica religione che separa fede e politica: a Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare. Di Dio sono la vita, la verità, l’uomo».
La destra non ha fatto propria la battaglia culturale della Chiesa. Ora cosa dovrebbe fare, secondo lei, l’opposizione a Zapatero, in Parlamento e nella società?
«Non mi permetto di dare indicazioni a un partito. Dico che il futuro della nostra società si gioca in una grande battaglia culturale, e che nessun cattolico, in qualunque partito militi, può disertare. Al contrario: il parlamentare, il medico, il docente universitario, ognuno deve fare la sua parte. E la Chiesa deve evangelizzare la Spagna. Noi non vogliamo essere fattore di divisione, ma del progresso autentico; non del progresso che rinchiude la ragione nel recinto della scienza».
Il confronto tra Stato e Chiesa è un tema anche della campagna elettorale italiana. Qual è la differenza tra la Chiesa spagnola e la nostra?
«La Chiesa italiana ha più spazio sui media. Quando ci fu il Family Day, tutti i giornali dedicarono più pagine alla manifestazione di piazza San Giovanni, emezza pagina a quella laicista di piazza Navona. In Spagna molti giornali avrebbero fatto il contrario. Da qui l’impressione che la Chiesa italiana sia più ascoltata. Ma guardi che anche in Spagna la gente ci sta a sentire. Quando mi incontrano in stazione o all’aeroporto, i passanti mi incoraggiano: ”Don Antonio, avanti così!”. Quando il cardinale Rouco ha invitato i madrileni in piazza, sono venuti in due milioni. Finora c’è stato un deficit dei cattolici nella vita pubblica, ma le cose stanno cambiando, e il futuro sarà diverso».
L’unità nazionale spagnola è in pericolo?
«L’unità della Spagna è un bene morale che appartiene a tutti, e che tutti dovrebbero difendere. Ad esempio evitando qualsiasi trattativa, qualsiasi riconoscimento politico al terrorismo».
Che cosa pensa della legge sulla memoria? Non è forse giusto eliminare anche dalle chiese lapidi, iscrizioni, simboli del franchismo?
« una legge non necessaria. Le sofferenze del passato si possono riparare in altri modi. E molte sono già state riparate. Fare una legge significa rievocare e rinfocolare le divisioni tra di noi. Abbiamo invece bisogno di più riconciliazione, di più unità. La vera legge per la memoria è la Costituzione del 1978; lì c’è già tutto; il di più è inutile o dannoso».
Aldo Cazzullo Corriere della Sera 11/03/08
Atto di cortesia. «La lettera che il capo dell’episcopato ha inviato a Zapatero non dev’essere interpretata come una richiesta di tregua, ma solo come un atto di cortesia istituzionale (…) Un mutamento di clima nei rapporti tra gerarchla e governo dipende solo da Zapatero: vedremo se la mano tesa che, nella notte elettorale, ha promesso a tutti non si chiuderà in un pugno» (Alfonso Nasarre, direttore di radio Cope).
Luigi La Spina, La Stampa 11/3/08.
Incidenti di frontiera. «Tra lo spirituale e il temporale c’è una frontiera delicata. E dove c’è una frontiera capitano incidenti di frontiera» (Navarro Vals).