Il Messaggero 12 marzo 2008, ALDO MENCARELLI, 12 marzo 2008
Tra i misteri della biga d’oro. Il Messaggero 12 marzo 2008. Che sia il più bel carro etrusco tra i 300 che sono stati trovati lo sanno tutti coloro che lo hanno visto; che abbia un valore inestimabile è documentato dal fatto che all’inizio del secolo un giornalista ascolano venne arrestato perché accusato di aver rubato i paramenti sacri di Ascoli: con la testa carbonizzata di un fiammifero, prima di impiccarsi, scrisse d’essere innocente e che quei paramenti li rubò una persona molto potente
Tra i misteri della biga d’oro. Il Messaggero 12 marzo 2008. Che sia il più bel carro etrusco tra i 300 che sono stati trovati lo sanno tutti coloro che lo hanno visto; che abbia un valore inestimabile è documentato dal fatto che all’inizio del secolo un giornalista ascolano venne arrestato perché accusato di aver rubato i paramenti sacri di Ascoli: con la testa carbonizzata di un fiammifero, prima di impiccarsi, scrisse d’essere innocente e che quei paramenti li rubò una persona molto potente. La stessa che procurò la Biga ad un commerciante d’arte apparentemente integerrimo ma di fatto corrotto e corruttore. Insomma, la storia dei Paramenti sacri e quella della Biga si intrecciarono e adesso è forte il sospetto che il primo fu barattato con la seconda. Sarebbe il nome di quel potente l’inconfessabile segreto che aveva scoperto. Un segreto che è finito sotto terra con lui e che ora un sindaco, due avvocati e un paese di trecento anime cercano di svelare. Il cocchio etrusco di Monteleone fa parlare di sé oramai da diversi anni grazie alla tenacia del sindaco del piccolo comune umbro ai confini con l’Alto Reatino e con Leonessa. Nando Durastanti, due legislature fa, si presentò agli elettori dicendo che avrebbe riportato a casa la Biga. Qualcuno ci rise su, qualche altro ironizzò ma quella proposta fece breccia. Adesso è sindaco da sette anni e la storia della Biga ha reso famoso il suo paese. Ma lo ha fatto irritare non poco quando, qualche mese fa, si è aperta al Quirinale la mostra delle opere d’arte recuperate dal ministro Rutelli. Ovviamente non c’era la Biga, ma non è stata detta nemmeno una parola su questa storia, che ha inizio 2.600 anni fa. Fu un contadino di Monteleone di Spoleto, Isidoro Vannozzi, nel 1902, a trovarla sepolta sotto il proprio terreno e, dopo vari passaggi, finì oltreoceano. Il contadino ne tentò inutilmente un utilizzo poi la vendette ad un antiquario di Norcia per sei soldi al chilo. Ne ricavò 950 lire: una somma spesa per rifare il tetto della casa. Nel 1903 la biga arrivò a Firenze dopo essere stata conservata nel magazzino di una farmacia del quartiere Esquilino a Roma. Nel 1904 giunse a New York. In Italia la vicenda si conobbe grazie ad un’interrogazione presentata dal deputato Bernabei all’allora capo del Governo, Giovanni Giolitti. « come se la Francia dovesse restituirvi la Gioconda», è stata la replica del direttore del Metropolitan alle richieste del piccolo sindaco. Il quale, affidatosi alla sapienza di Tito Mazzetta, un avvocato italo-americano la cui famiglia è originaria proprio di Monteleone, ha scoperto come il Metropolitan abbia sostenuto cose false sull’arrivo della Biga a New York. Documentando che a portarla in quel museo fu un poco raccomandabile mercante d’arte. Nell’aprile scorso, una delegazione di abitanti del comune umbro, capeggiata dal sindaco, ha manifestato a Roma di fronte alla sede del ministero dei Beni culturali per sollecitare, invano, l’interesse del ministro. E quando oramai tutti a Monteleone sono certi che quella Biga è stata loro rubata, il sindaco ha fatto l’ennesima mossa, tanto inattesa quanto disperata e coraggiosa: nel giorno di San Nicola, come vuole la tradizione, ha riunito il Consiglio Comunale nella chiesa del santo patrono e all’unanimità si è deciso di denunciare lo Stato italiano, nelle persone dei ministri della Cultura che si sono succeduti dalla prima richiesta a oggi: dall’attuale Francesco Rutelli ai suoi predecessori Rocco Buttiglione e Giuliano Urbani, ma anche il ministro degli esteri Massimo D’Alema. Secondo l’avvocato penalista umbro Jolanda Coponecchi sarebbero responsabili di non essersi adeguatamente attivati per far rientrare la Biga. Aldo Mencarelli