Corriere della Sera 12 marzo 2008, Roberto Bagnoli, 12 marzo 2008
Bot senza il «tutto esaurito» E’ la prima volta dal 1999. Corriere della Sera 12 marzo 2008. I titoli di Stato italiani restano in tensione
Bot senza il «tutto esaurito» E’ la prima volta dal 1999. Corriere della Sera 12 marzo 2008. I titoli di Stato italiani restano in tensione. Dopo le difficoltà per i Btp, ieri è stata la volta dei Bot annuali. Per la prima volta dall’ottobre 1999, un’asta di Bot è andata parzialmente scoperta: su un totale di 7,5 miliardi di euro di titoli offerti dal Tesoro ne sono stati assegnati solo 7,15. Nonostante l’aumento del rendimento lordo dello 0,382%, il mercato ha preferito altri prodotti. Secondo i tecnici di Banca d’Italia l’ultimo precedente risale appunto a quasi dieci anni e anche allora le richieste non avevano raggiunto l’offerta sempre su un titolo a 12 mesi. Gli esperti delle tesorerie tuttavia ritengono non ci siano particolari allarmi. Nessun «caso-Italia» dunque, ma l’episodio è da collocarsi unicamente alle peculiari condizioni generali dei mercati finanziari. C’è chi osserva come la vicenda si spiega con un fattore tecnico: insieme al collocamento dei Bot a dodici mesi per 7,5 miliardi di euro è stata presentata anche un’offerta aggiuntiva di 3 miliardi in «Buoni del tesoro flessibili» della durata di 200 giorni che ha attirato una parte della clientela. Addirittura la richesta è stata di oltre 5 miliardi di euro. Un segnale che spiega come il mercato, in questa fase di grande incertezza, preferisca rimanere il più corto possibile. Altri osservatori spiegano il flop con un errore da parte di qualche banca che ha sbagliato segnando un prezzo troppo basso al momento dell’inserimento dei Bot nel circuito telematico internazionale. Un piccolo elemento di serenità arriva dallo spread (in gergo tecnico la differenza di rendimento) tra il Btp italiano e il Bund tedesco che ieri è tornato a 61 punti base dopo il record di 63 toccato lunedì. Proprio l’aumento di questo differenziale, emerso con forza alle aste dell’inizio di marzo, aveva convinto i mercati a ipotizzare un «rischio Italia». Esattamente come dieci anni fa quando l’allora presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer non gradiva la partecipazione dell’Italia al club dell’euro. Ora le attese si spostano all’asta di domani quando il Tesoro metterà sul piatto 3 miliardi di Btp a 5 anni. Sarà la prova del fuoco. Ma i giudizi degli osservatori sono divisi: c’è chi non vede alcun motivo per cui l’asta non sarà completamente coperta, e c’è chi considera un errore la decisione del Tesoro di collocare un importo così consistente in un momento così incerto e delicato. Tra i pessimisti David Keeble, responsabile «rate strategy » della Calyon secondo il quale domani «si potrebbe verificare un ulteriore allargamento degli spread sulla curva dei rendimenti» rispetto a quelli tedeschi. Lo spread è così diventato un nuovo campanello di allarme. E non sono pochi gli economisti che mettono in relazione questo improvviso aumento con i generosi programmi economici dei più importanti partiti italiani che non avrebbero adeguata copertura. Il presidente della Banca centrale europea Claude Trichet giovedì scorso aveva lanciato un chiaro monito per spiegare il crescente differenziale tra gli spread di alcuni Paesi dell’Unione: «Sono un richiamo forte a essere molto, molto cauti sulla politica di bilancio ». Roberto Bagnoli