libero 13 marzo 2008, Ivan Zazzaroni, 13 marzo 2008
Inter, ecco tutto quello che Mancini non può dire. libero 13 marzo 2008. Ci sono i tormenti, manca l’estasi
Inter, ecco tutto quello che Mancini non può dire. libero 13 marzo 2008. Ci sono i tormenti, manca l’estasi. C’è stato l’incontro e c’è la tregua. Al di là del primo, necessario chiarimento fra Mancini e Moratti avvenuto nel pomeriggio di ieri e degli effetti che ha prodotto, la gente ha tuttavia il diritto di saperne di più. "Accumula accumula, va a finire che uno non ce la fa più. Càpita", confessava con la voce che gli restava il Mancio poco prima (...) di parlare col presidente. Ma accumula cosa? E a chi si è ribellato? A Moratti stesso?, al dottor Combi?, al dg Paolillo?, a Branca, a Filucchi, Figo, Maniche, Ibra, Maicon, Jimenez? Cosa si è tenuto dentro per mesi, e fors’anche anni, uno tra i più geniali e spiazzanti e discussi professionisti del nostro calcio? Mancini non ha mai nascosto che "all’Inter i calciatori fanno come gli pare, tanto nessuno dice niente". E allora tocca a lui allenarli, andare allo scontro con chi non fa il proprio dovere e, talvolta, anche coccolarlo. Un percorso scomodo, sgradevole, che Mancio non sopporta più anche perché ne mina la credibilità e l’autorità all’interno del gruppo ("se tratti male uno che si sente campione poi a chi va in culo, se non all’allenatore e di riflesso alla squadra?"). Adriano, Recoba e Figo: quante incomprensioni Tralasciati i casi solo temporaneamente risolti di Adriano e Recoba, che per anni hanno complicato la vita dell’Inter e che a giugno potrebbero ripresentarsi, parliamo ad esempio di Luis Figo: l’estate scorsa Mancini non avrebbe voluto tenerlo, fu recuperato da Moratti. Per Mancio, il portoghese - il cui ripensamento comportò peraltro il mancato rispetto di un accordo con gli arabi - è un grande ex giocatore, uno sul quale non si può fare affidamento per un’intera stagione: molto più utile Mancini della Roma. Vero è che dopo la conferma presidenziale, Figo ha giocato anche ottime partite, ma lo è altrettanto che martedì sera alla richiesta di entrare in campo sullo 0-1 e in inferiorità numerica, l’ex Pallone d’oro ha risposto con un sentito vaffa. Un simpatico invito che ha fatto seguito all’ipotesi di rinnovo del contratto per un altr’anno ventilata nelle scorse settimane. A Figo è legato in qualche modo il connazionale Maniche, acquisto di gennaio che Mancini non ha mai richiesto: puntava a Konko del Genoa o, in alternativa, a Obodo dell’Udinese. E’ arrivato l’ex dell’Atletico Madrid e le due scelte del tecnico sono state trascurate perché giudicate troppo costose: 6 milioni a operazione. Anche Ibra e Maicon figurano nell’elen co dei disturbi: il primo per la disinvoltura con cui si allena (poco) ultimamente, il brasiliano perché si è adrianizzato. Entrambi godono di tutte le tutele e i privilegi dirigenziali. La gestione degli infortuni e il "nemico" dottor Combi Il discorso su Jimenez è diverso. La società l’ha riscattato pagandolo 10 milioni ma l’allenatore aveva espresso parere negativo: non sulla qualità del giocatore, ma sulla personalità, sul temperamento non da Inter. Il dottor Combi, ora, il medico di famiglia e di società le cui diagnosi e i cui tempi di recupero Mancini ha spesso contestato. I due non legano e non si parlano: Mancini ha portato il problema prima al presidente ottenendo risposte insoddisfacenti e poi in pubblico. Niente è cambiato: del resto Combi è legato a doppio filo con tutti i Moratti possibili e immaginabili. La gestione degli infortuni dei Vieira, Stankovic e Ibrahimovic ha evidentemente accentuato la distanza. Certi vincoli, le troppe familiarità e la sensazione che qualche dirigente vicino a Moratti non remasse nella direzione dell’allenatore hanno contribuito a appesantire il clima rendendolo insopportabile. Per questo e per altri motivi Mancini è uscito allo scoperto - se opportunamente o no lo scopriremo da qui a poco - dandosi due mesi e mezzo di tempo per vincere e chiudere. Di sicuro, gli è dispiaciuto averlo dovuto fare dopo una sconfitta e non dopo il passaggio del turno in Champions: non si sarebbe sottratto nemmeno a miracolo compiuto. Mancini è così, lo è sempre stato. "Un perfezionista, un uomo di calcio che ha un’idea molto forte del lavoro e delle responsabilità" come ricorda Paolo Borea, il dirigente che lo ha voluto e cresciuto nella Sampdoria di Paolo Mantovani. "Se avesse voluto fare il furbo, si sarebbe limitato al suo subendo eventualmente un esonero milionario. Ma Roberto vive il suo mestiere con una passione che non ho mai riscontrato in altri e se dice una cosa è perché ritiene sia quella giusta. Lui tiene alla squadra e alla società". All’Inter, non al Chelsea, voce infondata che naturalmente sì è fatta subito insistente: c’è chi ha addirittura parlato di un accordo raggiunto per 9 milioni a stagione. Nel calcio tutto è possibile: di sicuro pochi mesi fa, a ottobre, Abramovich ha deciso di investire su Henk Ten Cate, olandese, 54 anni, strappato all’Ajax che per liberarlo ha ricevuto fior di milioni. I complimenti del patron a Mourinho e Capello Dal fatto al detto, sempre dal presidente. Le belle parole spese a favore di Mourinho, ad esempio, e la conferma della vecchia trattativa con Capello, il discorso sugli aspetti del carattere di Mancini che soltanto l’età può smussare". Accumula accumula, già. Resta inevasa la domanda che nella notte Moratti ha posto a Mancini dopo aver casualmente sentito le parole che pronunciava ai giocatori nello spogliatoio, e che peraltro ha ripetuto ieri ad Appiano: "Ro berto, ho fatto qualcosa?, ho detto qualcosa che ti ha urtato?". Due che hanno tutto per piacersi, e in effetti si piacciono assai, riescono a ferirsi brutalmente. La tregua ha un senso Ivan Zazzaroni