La Stampa 12 marzo 2008, Francesco Grignetti, 12 marzo 2008
L’esercito di carta. La Stampa 12 marzo 2008. Atteggiamenti padronali di stile paleo-industriale»
L’esercito di carta. La Stampa 12 marzo 2008. Atteggiamenti padronali di stile paleo-industriale». Era qualche mese fa quando il sindacato dei giornalisti si trovò ad occuparsi di Giuseppe Ciarrapico editore. Aveva appena licenziato Angelo Perfetti, direttore di «Ciociaria Oggi», e i vertici sindacali non trovarono altre parole per inquadrare il vecchio Ciarra. Ma l’uomo è fatto così. Un tycoon d’altri tempi. E se c’è da battagliare, certo non si tira indietro. Se c’è da randellare attraverso i giornali, è pronto. Con Marrazzo ha fatto la pace, ma dopo averlo aggredito con un fotomontaggio qualche giorno prima delle elezioni regionali per farlo apparire tra bandiere rosse e pugni chiusi. Con Fini, invece, non si è riappacificato dopo lo «scherzetto» delle foto a braccio teso che invasero Roma il 13 ottobre scorso per rovinargli una manifestazione. Ora Ciarrapico sta per schierare le truppe. Vale a dire le sue testate. Ne controlla undici tra Lazio meridionale e Molise. Con lui lavora un gruppo ristretto. La sua segretaria storica, Stefania Mastrantonio, che è finita indagata per la storia dei finanziamenti all’editoria. Il figlio Tullio, che di guai con la giustizia ne ha avuti tanti. Oppure Paolo Giallorenzo, il direttore responsabile di tutto il gruppo. Per i suoi giornalisti si preparano tempi duri. Domani li incontra «per le indicazioni per la campagna elettorale». D’altra parte, il motto che gli piace ripetere durante le riunioni, è: «Fuori potete fare come vi pare. Qua dentro pensate come dico io». Per poi ridere soddisfatto. Il tutto sotto il mascellone di uno dei tanti Mussolini sparpagliati per uffici e redazioni. Che siano proprio «sue», le testate, formalmente non è chiaro. Hanno la forma legale di cooperative tra giornalisti e in questa veste incassano cinque milioni di euro di contributi pubblici all’anno. Ma su questo c’è in corso un’inchiesta della procura di Roma che gli ha perquisito gli uffici nel dicembre scorso: lo accusano di aver percepito venti milioni di euro indebitamente negli anni del governo Berlusconi. E c’è un contenzioso con il fisco che gli avrebbe ipotecato beni per quasi un milione e mezzo di euro. Si capisce dunque perché il direttore di «Latina Oggi», Alessandro Panicutti, gli faccia da sponda, allineato alle verità ufficiali: «Il signor Ciarrapico non è più l’editore di questo giornale. Sul resto non ho intenzione di parlare». E così negli uffici di Corso della Repubblica non si entra. Ne ha lasciati di stucco in tanti, questa candidatura. Con Antonio Tajani ha una causa civile aperta da 400 mila euro. Il presidente della provincia di Latina, Armando Cusani, di Forza Italia, l’ha denunciato e ora è scorato: «Su di me non può contare. Sono arrivato a pensare che sia un cavallo di Troia mandato da Veltroni». Claudio Fazzone, senatore uscente di Forza Italia, è sbigottito: «Candidare un personaggio che ci perseguita, non solo me, ma tutto il partito, da cinque-sei anni, sicuramente disorienta l’elettorato». Un altro uscente di Latina, Riccardo Pedrizzi, di An, non ne vorrebbe proprio parlare: «E’ una questione di stile». Però tenersi tutto dentro è troppo. E allora: «Perché voi giornalisti non guardate la sua fedina penale? Ne scoprireste delle belle». Di amici ne ha pochi. Un altro che ha sbattuto la porta è stato il direttore di «Molise Oggi», Gianni Tomeo, che non se la sentiva di attaccare il governatore Michele Iorio (Forza Italia) a comando. Quella volta fioccarono le interrogazioni contro «una campagna diffamatoria - come la descrive Enrico La Loggia - con l’intento di trascinare in uno scandalo, qualunque esso sia, il governo regionale». Può vantare l’amicizia con tanti big, da Andreotti al principe Caracciolo, da Berlusconi a Gianni Letta. Odii e inimicizie del Ciarra sicuramente hanno a che fare con le convenzioni della sanità (ha diverse cliniche tra Roma e Fiuggi) oppure con l’albergo che ha costruito a Sperlonga (pure qui, una guerra con il Comune). Da Cassino ha spostato la tipografia, così adesso ha uno stabilimento nuovo a Villa Santa Lucia, lì vicino, e ottimi terreni edificabili da vendere. Con gli affari ci sa fare. Ma lo aiuterà nella discesa in politica? «Di sicuro gode di grande notorietà», si limita a dire Sandro Silenzi, ex assessore di An a Frosinone. Ora che la polemica è esplosa, gli hanno ordinato di non esporsi più. E quindi ecco l’ennesimo ordine di servizio per i suoi giornalisti: guai a chi parla. Però l’uomo è vulcanico. E c’è da attendersi quanto prima un editoriale firmato Storicus o Detector. In tanti stanno con il fiato sospeso per vedere come finirà. Francesco Grignetti