La Stampa 12 marzo 2008, STEFANO LEPRI, 12 marzo 2008
Il debito cala, ma niente tesoretto. La Stampa 12 marzo 2008. Il debito pubblico accumulato è tornato a scendere nel 2007, e più del previsto: al 104% del prodotto interno lordo, dal 106,5% del 2006
Il debito cala, ma niente tesoretto. La Stampa 12 marzo 2008. Il debito pubblico accumulato è tornato a scendere nel 2007, e più del previsto: al 104% del prodotto interno lordo, dal 106,5% del 2006. un risultato del quale il governo Prodi 2 si gloria, perché sotto il centro-destra il debito era tornato ad aumentare: «una conferma altamente positiva dell’azione di risanamento» dichiara Tommaso Padoa-Schioppa. Ma oggi l’attenzione si sposterà sul 2008, con la Relazione unificata di finanza pubblica: ci sarà scritto che i conti del 2008 si prospettano buoni, senza però nessun nuovo «tesoretto» da spendere. La previsione di crescita per l’economia italiana verrà ritoccata a un modesto +0,6%, contro l’1,5% in cui si sperava a settembre. A parità di condizioni, nove decimi in meno di crescita dovrebbero allargare il deficit di circa la metà, 4,5 decimi. Non sarà così: la nuova previsione di deficit pubblico nel documento che sarà reso noto stamattina dovrebbe essere (limature erano ancora in corso ieri sera) in aumento di soli 2 decimi, al 2,4% del prodotto lordo. E’ l’effetto combinato di entrate fiscali che si profilano buone, e di un calcolo prudenziale sulle spese. Un nuovo surplus di gettito tributario, dunque, c’è; ma andrà a compensare gli effetti negativi della minor crescita. Ovvero, con una crescita dello 0,6% si prospettano incassi quasi identici a quelli che erano stati messi in conto con una crescita all’1,6%. I due decimi di deficit previsto in più (tre miliardi di euro circa) sono causati quasi per intero dal ricalcolo delle spese. Di fronte alla prospettiva di un cambio di governo, la Ragioneria dello Stato ha voluto cautelarsi al massimo, per non essere accusata poi di aver nascosto la polvere sotto il tappeto. Nel governo Prodi, c’è chi questa cautela l’ha ritenuta eccessiva; secondo alcuni, la previsione di deficit al 2,2% del prodotto lordo avrebbe potuto essere confermata. Dal fronte opposto, ecco l’elenco dei rischi di spesa per il 2008 stilato dal senatore Giuseppe Vegas, l’esperto di conti pubblici del Popolo della libertà: «Oltre al rinvio dei contratti del pubblico impiego, circa 2 miliardi di finanziamenti a infrastrutture, principalmente alle Ferrovie, 1,5 miliardi dal comma 507 della legge finanziaria 2007» (tagli di spese non andati a buon fine, ndr). Di certo andavano computati in più 300 milioni di spesa per le elezioni e 600 per il problema dei rifiuti in Campania, novità non previste. Una possibilità è che, come avvenuto in passato, la Relazione del Tesoro indichi una «forchetta» minima e massima di calcolo delle spese. Di certo si resterà dentro gli obiettivi concordati con l’Europa; il debito dovrebbe continuare a calare, al 103% circa. I dati sul debito a fine 2007, comunicati dalla Banca d’Italia, vanno oltre gli obiettivi che il governo si era posto. «Romano Prodi ha fatto un lavoro eroico - ha commentato ieri Walter Veltroni - perché è riuscito a risanare i conti dello Stato dopo aver trovato il buco del centrodestra, e lo ha fatto in una condizione difficilissima». Due punti e mezzo di calo non sono pochi, fanno notare al Tesoro, specie considerando che il contributo delle privatizzazioni è stato modesto, 2 decimi. Con un debito che a 1.596 miliardi resta il terzo del mondo, dopo Usa e Giappone, questa è «la madre di tutte le battaglie» dichiara il sottosegretario alla presidenza Enrico Letta, e «può essere vinta»: «è possibile far dimagrire lo Stato». Dal centro-destra parte l’accusa che i risultati del 2007 sono stati abbelliti «con splendidi trucchi contabili» dice Vegas. Accusa risibile, ribattono tecnici del centro-sinsitra, perché al 31 dicembre il governo Prodi 2 non prevedeva di cadere, e aveva anzi l’interesse opposto, di anticipare il più possibile oneri a carico del 2007 per avere le mani più libere nel 2008: ne è prova la cancellazione dell’anticipo di versamento alle esattorie, senza la quale il deficit 2007 sarebbe stato ancora più basso. STEFANO LEPRI