Il Sole 24 ore 26 febbraio 2008, Paolo Bricco, 26 febbraio 2008
A contro A, tra Milano e Brescia. Il Sole 24 ore 26 febbraio 2008. Altro che A2A. Qui siamo all’A contro A
A contro A, tra Milano e Brescia. Il Sole 24 ore 26 febbraio 2008. Altro che A2A. Qui siamo all’A contro A. Fra Aem Milano e Asm Brescia, nella fusione ormai segnata più dai dispetti che dalla buona governance, è successo di tutto. Come sabato mattina, quando la vecchia struttura bresciana ha annunciato che si sarebbe tenuta alle 10 di domani, mercoledì, la prima riunione del Consiglio di sorveglianza. Nel farlo, non senza malizia la nota emessa all’insaputa dei milanesi ha ricordato che «la sede legale ed operativa principale di A2A è a Brescia, in via Lamarmora 230». Aggiungendo, per essere più chiari, che in via Lamarmora «si trovano gli uffici del Presidente, della Segreteria generale, del Consiglio di sorveglianza». E ieri Elio Tomasoni, ex direttore generale di Asm e attuale country manager di A2A, alla domanda su chi comandi davvero nella nuova società è stato laconico: «Non so rispondere su chi abbia la gestione». soltanto l’ultimo di una serie di episodi, iniziati a gennaio con una lettera polemica del sindaco uscente di Brescia, Paolo Corsini, che aveva invitato la collega milanese Letizia Moratti a vigilare su quanto stava capitando, anche a livello di organigramma, nella nuova azienda. Corsini ha bissato venerdì scorso accusando il presidente del Consiglio di gestione, il "milanese" Giuliano Zuccoli, di una conduzione monocratica del potere. Cose difficili da vedere in una società quotata, i cui azionisti hanno compiuto passi irreversibili. Litigano i sindaci-soci Corsini e Moratti e i capiazienda Renzo Capra e Zuccoli. E tutti li osservano stupiti, mentre si scrivono lettere, si guardano in cagnesco alle assemblee, quasi rifiutano di stare nella stessa stanza. Il problema è di personalità e di interessi municipalistici. C’è prima di tutto l’esito di una aggregazione che, anziché una fusione, assomiglia alla sommatoria fra due società indipendenti, dotate di una cultura industriale differente e segnate da un diverso radicamento rispetto alla città e al territorio d’origine. Certo la rivalità è acuita dalla velocità e dalla decisione con cui Zuccoli ha preso in mano la gestione della macchina, ha messo in minoranza gli uomini e gli interessi di Asm e ha così prodotto, nel giro di pochi mesi, un effetto choc su una città, Brescia, che, con la sua municipalizzata si è negli ultimi quindici anni identificata, grazie a una leadership tecnologica europea (nel teleriscaldamento e nella gestione dei rifiuti) e a una presenza forte, per esempio dimostrata dal sostegno delle attività culturali garantito dalla Fondazione Asm Brescia. Ma, dietro allo scontro al calor bianco fra i bresciani e i milanesi per la fissazione della governance operativa e degli equilibri strategico-manageriali all’interno di A2A, si profila anche un intero scenario in via di riconfigurazione. Si sfilacciano i rapporti concordati e le simmetrie pattuite a livello di sistema. Sul versante bresciano, oltre naturalmente al problema di un organigramma in cui le funzioni corporate e di mercato (a parte le risorse umane) sono in mano ai "milanesi", la tensione ha una duplice origine: il senso di smarrimento per una "minorità" inattesa, dopo che l’azionista-Comune e il management avevano accettato le pressioni governative, che in particolare sarebbero state trasmesse dal ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani per creare una grande utility del Nord, al di là delle condizioni emerse dai negoziati con Milano; quindi, l’intrecciarsi delle vicende personali di alcuni esponenti di quel Partito democratico che qui ha più di un riferimento. C’è la parabola di Corsini, cattolico già iscritto al Pci e sindaco per due mandati. Corsini non è riuscito a diventare segretario del Pd lombardo e, ora, con le elezioni potrebbe finire a Roma, sotto l’ala veltroniana. E c’è la vicenda di Capra, oggi alla presidenza del Consiglio di sorveglianza di A2A. Uomo dell’Eni, a metà degli anni Cinquanta si trasferisce a Brescia, instaura rapporti organici con la sinistra di base della Dc, diventa un tecnico di alto profilo fino a prendere le redini della municipalizzata negli anni di Mino Martinazzoli sindaco, trasformandola in una impresa efficiente e nei fatti emancipandosi, in un momento di debolezza della politica, dai suoi azionisti. Una identificazione totale con la Asm che, in quest’uomo sornione, duro e vigoroso come un venticinquenne a discapito dei suoi 79 anni, ha un unico momento di "cedimento" quando nel 2003, alla scadenza del mandato di Pippo Ranci all’Authority per l’energia, la sinistra ulivista gli promette quella presidenza, poi andata invece ad Alessandro Ortis. Nella Brescia in cui le vicende della vecchia Asm si intrecciano con quelle del Partito democratico, si può notare come nel Consiglio di sorveglianza sia stato nominato Luigi Morgano: formalmente "dimissionario" dalla carica di vicesindaco di Corsini per potere entrare in A2A, secondo alcuni "dimissionato" da candidato sindaco per il centrosinistra alle elezioni del 13 e 14 aprile per fare posto a un parlamentare, Emilio Del Bono, nipote di Padre Gino Del Bono, sacerdote dei Filippini e confessore di Aldo Moro. Del Bono si confronterà con Adriano Paroli, candidato sindaco del centrodestra ed espressione della Compagnia delle Opere. E, tanto per rilevare tracce di Partito Democratico anche sotto il profilo più squisitamente tecnico nell’operazione di fusione fra Aem e Asm, il ruolo di advisor legale per la parte bresciana è stato ricoperto dallo studio Pavesi Gitti Verzoni, di cui è socio Gregorio Gitti, presidente dell’Associazione per il Partito Democratico e genero di Giovanni Bazoli. Ma non basta. Sul versante milanese, in uno scenario in movimento in cui lo scontro con Brescia è solo uno dei pezzi sullo scacchiere, non può non sfuggire il network di Zuccoli. Valtellinese legato all’ex ministro del Tesoro Giulio Tremonti, ha avuto un rapporto altalenante con la Moratti, che a un certo punto delle complesse trattative con Brescia non ne avrebbe apprezzato la spinta a muoversi con uno stile duro e qualche volto autonomo: una freddezza, che sarebbe però stata mediata dal consulente personale della Moratti, Paolo Glisenti, e dal direttore generale di Palazzo Marino, Gianpietro Borghini (peraltro originario di Brescia); alla fine è rientrata, di fronte al raggiungimento della primazia milanese nella nuova realtà. Nella vecchia Aem, negli anni Ottanta feudo socialista e oggi società non indifferente all’orbita della Forza Italia in cui sono confluiti i craxiani, si registra peraltro un movimento interessante. Vicepresidente del Consiglio di sorveglianza della nuova A2A è infatti stato nominato, su indicazione della Forza Italia formigoniana, Alberto Sciumè, che si è subito fatto notare per alcune dichiarazioni distensive nei confronti dei bresciani. Sciumè cercherà in A2A di giocare una partita di primo piano, verso il fronte bresciano ma anche all’interno del pacchetto milanese. Una strategia che sembra preludere a un movimento in forza dei cattolici di Cl sullo scenario industriale e finanziario. Più di un osservatore sottolinea infatti come lo scontro su A2A sia la prima tessera di un nuovo mosaico che si va componendo. Se i formigoniani riuscissero a imporre qui la loro voce, potrebbero guardare con più convinzione alla vera battaglia: le mire alla presidenza della Fondazione Cariplo, azionista di Intesa-Sanpaolo. Paolo Bricco